Lo studio ha valutato la diffusione sul territorio italiano dei gruppi di auto-aiuto come tecnica di intervento per i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA). Metodo: è stata condotta un’indagine telefonica su 90 Centri Ospedalieri, Cliniche Private e Associazioni per il trattamento dei DCA dalla quale è emerso che solo 9 strutture utilizzavano dei gruppi di self-help. I 19 facilitatori contattati hanno compilato un questionario appositamente approntato focalizzato su: a) origine dei gruppi; b) caratteristiche dei conduttori; c) tipologie dei disturbi; d) modello teorico; e) organizzazione; f) argomenti trattati e difficoltà; g) collaborazione con enti pubblici o privati; h) dimissioni o abbandono; i) follow-up. Sono state raccolte informazioni sulle seguenti tematiche: a) caratteristiche e formazione dell’helper; b) finalità e scopi; c) stili di comunicazione; d) leadership e dinamiche. Risultati: i gruppi sono costituiti da 5 a 14 persone, prevalentemente di sesso femminile e di età dai 14 ai 70 anni. Ogni incontro dura mediamente 90 minuti con frequenza settimanale. La comunicazione è descritta come libera ed empatica con una leadership democratica. Lo scopo è la riduzione della sintomatologia attraverso l’informazione e la condivisione delle esperienze. Gli elementi caratterizzanti sono: la presenza di un helper, lo sviluppo di un senso di appartenenza, la fiducia e il gruppo come sostegno emotivo. Quasi l’80% dei gruppi collabora con il sistema sanitario pubblico. Conclusioni: in Italia, i gruppi di auto-aiuto sono utilizzati raramente nel trattamento dei DCA, ma possono risultare una metodologia utile all’interno di protocolli terapeutici più complessi.
Baldoni F., Facondini E. (2006). I gruppi di autoaiuto come tecnica di intervento nei disturbi del comportamento alimentare..
I gruppi di autoaiuto come tecnica di intervento nei disturbi del comportamento alimentare.
BALDONI, FRANCO;
2006
Abstract
Lo studio ha valutato la diffusione sul territorio italiano dei gruppi di auto-aiuto come tecnica di intervento per i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA). Metodo: è stata condotta un’indagine telefonica su 90 Centri Ospedalieri, Cliniche Private e Associazioni per il trattamento dei DCA dalla quale è emerso che solo 9 strutture utilizzavano dei gruppi di self-help. I 19 facilitatori contattati hanno compilato un questionario appositamente approntato focalizzato su: a) origine dei gruppi; b) caratteristiche dei conduttori; c) tipologie dei disturbi; d) modello teorico; e) organizzazione; f) argomenti trattati e difficoltà; g) collaborazione con enti pubblici o privati; h) dimissioni o abbandono; i) follow-up. Sono state raccolte informazioni sulle seguenti tematiche: a) caratteristiche e formazione dell’helper; b) finalità e scopi; c) stili di comunicazione; d) leadership e dinamiche. Risultati: i gruppi sono costituiti da 5 a 14 persone, prevalentemente di sesso femminile e di età dai 14 ai 70 anni. Ogni incontro dura mediamente 90 minuti con frequenza settimanale. La comunicazione è descritta come libera ed empatica con una leadership democratica. Lo scopo è la riduzione della sintomatologia attraverso l’informazione e la condivisione delle esperienze. Gli elementi caratterizzanti sono: la presenza di un helper, lo sviluppo di un senso di appartenenza, la fiducia e il gruppo come sostegno emotivo. Quasi l’80% dei gruppi collabora con il sistema sanitario pubblico. Conclusioni: in Italia, i gruppi di auto-aiuto sono utilizzati raramente nel trattamento dei DCA, ma possono risultare una metodologia utile all’interno di protocolli terapeutici più complessi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.