L'heritage viene spesso utilizzato per ridisegnare il volto delle città e per lanciare una nuova identità sociale o culturale. In diverse epoche storiche, questo tipo di operazione ha assunto anche valenze di tipo politico, soprattutto nei territori di confine o in occasione di radicali cambiamenti di regime politico. Esistono inoltre patrimoni culturali che restano nascosti e vengono marginalizzati perché storicamente hanno incarnato valori controversi, nei quali i residenti non si riconoscono più e pertanto diventati “scomodi” e “inappropriati”. L'obiettivo di questo saggio è valutare se un heritage controverso possa essere utilizzato per disegnare il volto turistico di una città tradizionalmente non turistica, senza diventare veicolo dei valori che originariamente incarnava. La città analizzata è Forlì, mentre l'heritage a cui ci si riferisce è il patrimonio architettonico di stile razionalista creato negli anni della dittatura fascista. Infatti, Forlì, situata ad una manciata di chilometri da Predappio, città natale di Mussolini, durante gli anni venti e trenta fu oggetto di significativi interventi architettonici e urbanistici (la stazione, l'ufficio postale, le scuole, l'istituto di aeronautica, l'edificio ex Gil, ecc..) che ridisegnarono in parte il volto della città. Questi edifici sopravvissuti a guerra e dopoguerra hanno poi costituito una eredità scomoda, che la città ha gestito dimenticando in un certo senso la loro provenienza e origine e creando una immagine incentrata sulle funzioni operative (stazione, università, ufficio postale) che erano chiamati a ricoprire. Dall'ultimo decennio del '900 , tuttavia, la città ha avviato un percorso di valorizzazione del suo patrimonio culturale con finalità anche turistiche, a partire da un'eredità meno controversa, quali i Musei del complesso San Domenico. L'esito positivo sia sul piano culturale sia su quello economico di questa operazione ha stimolato l'avvio di un progetto più ampio di valorizzazione che coinvolgesse anche quell' ”eredità” in un certo senso dimenticata risalente al periodo fascista. A questo scopo è stata avviata una ricerca di tipo quantitativo finalizzata a comprendere l'atteggiamento dei residenti verso il patrimonio razionalista allo scopo di valutare se la comunità locale fosse pronta per avviare un percorso di questo tipo e soprattutto per comprendere se esisteva uno spazio per fare di quel patrimonio qualcosa di diverso da un simulacro per nostalgici. La ricerca è stata condotta nell'ambito del South East Europe Project “ATRIUM - Architecture of Totalitarian Regimes of the XX° Century in Urban Management" che, guidato dal Comune di Forlì ha coinvolto 18 partner appartenenti a 11 Paesi del Sud-Est Europa. Lo scopo di tale progetto europeo è di trasformare questo heritage “scomodo” in una fonte di sviluppo locale attraverso la creazione di un itinerario transnazionale, da proporre al Consiglio d'Europa. Il saggio riporta l'esito dell'indagine svolta e le prospettive di un prodotto turistico sul razionalismo.

Un heritage controverso come prodotto turistico: l'architettura del periodo fascista a Forlì

BATTILANI, PATRIZIA;BERNINI, CRISTINA;MARIOTTI, ALESSIA
2014

Abstract

L'heritage viene spesso utilizzato per ridisegnare il volto delle città e per lanciare una nuova identità sociale o culturale. In diverse epoche storiche, questo tipo di operazione ha assunto anche valenze di tipo politico, soprattutto nei territori di confine o in occasione di radicali cambiamenti di regime politico. Esistono inoltre patrimoni culturali che restano nascosti e vengono marginalizzati perché storicamente hanno incarnato valori controversi, nei quali i residenti non si riconoscono più e pertanto diventati “scomodi” e “inappropriati”. L'obiettivo di questo saggio è valutare se un heritage controverso possa essere utilizzato per disegnare il volto turistico di una città tradizionalmente non turistica, senza diventare veicolo dei valori che originariamente incarnava. La città analizzata è Forlì, mentre l'heritage a cui ci si riferisce è il patrimonio architettonico di stile razionalista creato negli anni della dittatura fascista. Infatti, Forlì, situata ad una manciata di chilometri da Predappio, città natale di Mussolini, durante gli anni venti e trenta fu oggetto di significativi interventi architettonici e urbanistici (la stazione, l'ufficio postale, le scuole, l'istituto di aeronautica, l'edificio ex Gil, ecc..) che ridisegnarono in parte il volto della città. Questi edifici sopravvissuti a guerra e dopoguerra hanno poi costituito una eredità scomoda, che la città ha gestito dimenticando in un certo senso la loro provenienza e origine e creando una immagine incentrata sulle funzioni operative (stazione, università, ufficio postale) che erano chiamati a ricoprire. Dall'ultimo decennio del '900 , tuttavia, la città ha avviato un percorso di valorizzazione del suo patrimonio culturale con finalità anche turistiche, a partire da un'eredità meno controversa, quali i Musei del complesso San Domenico. L'esito positivo sia sul piano culturale sia su quello economico di questa operazione ha stimolato l'avvio di un progetto più ampio di valorizzazione che coinvolgesse anche quell' ”eredità” in un certo senso dimenticata risalente al periodo fascista. A questo scopo è stata avviata una ricerca di tipo quantitativo finalizzata a comprendere l'atteggiamento dei residenti verso il patrimonio razionalista allo scopo di valutare se la comunità locale fosse pronta per avviare un percorso di questo tipo e soprattutto per comprendere se esisteva uno spazio per fare di quel patrimonio qualcosa di diverso da un simulacro per nostalgici. La ricerca è stata condotta nell'ambito del South East Europe Project “ATRIUM - Architecture of Totalitarian Regimes of the XX° Century in Urban Management" che, guidato dal Comune di Forlì ha coinvolto 18 partner appartenenti a 11 Paesi del Sud-Est Europa. Lo scopo di tale progetto europeo è di trasformare questo heritage “scomodo” in una fonte di sviluppo locale attraverso la creazione di un itinerario transnazionale, da proporre al Consiglio d'Europa. Il saggio riporta l'esito dell'indagine svolta e le prospettive di un prodotto turistico sul razionalismo.
2014
Il turismo culturare europeo: le città ri-visitate
88
100
P.Battilani; C. Bernini; A. Mariotti
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