Il filo rosso che lega conferenze e letture è il Cinquecento, in virtù del quarto centenario della morte del musicista modenese Orazio Vecchi che ha coinciso con la mostra dedicata a Nicolò dell’Abate, pittore di grande successo nel corso del secolo XVI, attivo alla corte di Francia come peintre du Roi, e grande interprete del gusto e delle aspirazioni di aristocratici e intellettuali del suo tempo, come è reso evidente dai suoi rapporti con i committenti. Un artista raffinatissimo, che intercetta nei suoi dipinti la poesia antica e contemporanea, la musica, la cultura dell’emblema che va per la maggiore nel suo secolo: è infatti giustamente ammirato come “traduttore” in immagine di poeti come Virgilio e Ariosto; pittore di scene di Concerto che mostrano grande fedeltà alla pratica musicale contemporanea, e testimoniano una conoscenza diretta di musicisti e strumenti; inventore di emblemi e allegorie. All’incrocio di linguaggi diversi si situa anche l’opera di Orazio Vecchi. Non solo perché parole e musica sono già un intreccio di linguaggi, ma perché il suo gusto per la musica popolare, consapevolmente coltivato, dà vita a contaminazioni feconde. Date le premesse e le occasioni si è scelto di esplorare con guide autorevoli altri temi, altri campi del vasto mondo culturale cinquentesco. Due temi si impongono per il loro interesse e la loro centralità: l’editoria, che – per usare una formula contemporanea – vive in quel secolo un boom sorprendente, facendo circolare sapere, immagini (l’importanza delle edizioni illustrate è altissima), idee; e il tema di origine platonica dell’amore sacro e profano. Procedendo da un grande quadro di Tiziano il progetto ha posto l’attenzione sull’importanza di una filosofia che ha pervaso la società rinascimentale influenzandone i comportamenti e il gusto, e intendere anche l’importanza assegnata all’arte e ai grandi maestri del tempo. La considerazione che si ha per gli artisti dipende in quel secolo dagli sviluppi tecnici e stilistici davvero entusiasmanti che geni come Tiziano, appunto, Raffaello, Leonardo, Michelangelo e altri imprimono alla loro attività; ma le arti sono anche funzionali all’idea di magnificentia, ovvero a quella necessità di apparire davanti ai sudditi e agli altri potenti che è elemento integrante del potere, al centro delle mire di ogni sovrano e signore, e che per questa ragione è presa in considerazione anche dalla trattatistica politica. Nessuna arte più dell’architettura soddisfa questa esigenza; un’arte che intreccia pratica e tradizioni di cantiere, l’emergere del nuovo ruolo dell’architetto che progetta e teorizza (in Emilia Barozzi e Serlio sono due esempi importanti), scelte formali e necessità funzionali. Per questo motivo sono state previste relazioni riguardanti l’attività architettonica a Bologna e nella regione. E infine la musica, con una conversazione dedicata all’oggetto stesso di Grandezze e Meraviglie, la musica antica; e un incontro su una questione importante per la cultura di ogni tempo, e di non semplice lettura: il rapporto fra sacro e profano, in questo caso nella musica del secolo.

E. Bellei, S. Cavicchioli (2005). Grandezze e Meraviglie. VIII Festival Musicale Estense. I linguaggi delle arti: tra Cinquecento e Seicento.

Grandezze e Meraviglie. VIII Festival Musicale Estense. I linguaggi delle arti: tra Cinquecento e Seicento

CAVICCHIOLI, SONIA
2005

Abstract

Il filo rosso che lega conferenze e letture è il Cinquecento, in virtù del quarto centenario della morte del musicista modenese Orazio Vecchi che ha coinciso con la mostra dedicata a Nicolò dell’Abate, pittore di grande successo nel corso del secolo XVI, attivo alla corte di Francia come peintre du Roi, e grande interprete del gusto e delle aspirazioni di aristocratici e intellettuali del suo tempo, come è reso evidente dai suoi rapporti con i committenti. Un artista raffinatissimo, che intercetta nei suoi dipinti la poesia antica e contemporanea, la musica, la cultura dell’emblema che va per la maggiore nel suo secolo: è infatti giustamente ammirato come “traduttore” in immagine di poeti come Virgilio e Ariosto; pittore di scene di Concerto che mostrano grande fedeltà alla pratica musicale contemporanea, e testimoniano una conoscenza diretta di musicisti e strumenti; inventore di emblemi e allegorie. All’incrocio di linguaggi diversi si situa anche l’opera di Orazio Vecchi. Non solo perché parole e musica sono già un intreccio di linguaggi, ma perché il suo gusto per la musica popolare, consapevolmente coltivato, dà vita a contaminazioni feconde. Date le premesse e le occasioni si è scelto di esplorare con guide autorevoli altri temi, altri campi del vasto mondo culturale cinquentesco. Due temi si impongono per il loro interesse e la loro centralità: l’editoria, che – per usare una formula contemporanea – vive in quel secolo un boom sorprendente, facendo circolare sapere, immagini (l’importanza delle edizioni illustrate è altissima), idee; e il tema di origine platonica dell’amore sacro e profano. Procedendo da un grande quadro di Tiziano il progetto ha posto l’attenzione sull’importanza di una filosofia che ha pervaso la società rinascimentale influenzandone i comportamenti e il gusto, e intendere anche l’importanza assegnata all’arte e ai grandi maestri del tempo. La considerazione che si ha per gli artisti dipende in quel secolo dagli sviluppi tecnici e stilistici davvero entusiasmanti che geni come Tiziano, appunto, Raffaello, Leonardo, Michelangelo e altri imprimono alla loro attività; ma le arti sono anche funzionali all’idea di magnificentia, ovvero a quella necessità di apparire davanti ai sudditi e agli altri potenti che è elemento integrante del potere, al centro delle mire di ogni sovrano e signore, e che per questa ragione è presa in considerazione anche dalla trattatistica politica. Nessuna arte più dell’architettura soddisfa questa esigenza; un’arte che intreccia pratica e tradizioni di cantiere, l’emergere del nuovo ruolo dell’architetto che progetta e teorizza (in Emilia Barozzi e Serlio sono due esempi importanti), scelte formali e necessità funzionali. Per questo motivo sono state previste relazioni riguardanti l’attività architettonica a Bologna e nella regione. E infine la musica, con una conversazione dedicata all’oggetto stesso di Grandezze e Meraviglie, la musica antica; e un incontro su una questione importante per la cultura di ogni tempo, e di non semplice lettura: il rapporto fra sacro e profano, in questo caso nella musica del secolo.
2005
E. Bellei, S. Cavicchioli (2005). Grandezze e Meraviglie. VIII Festival Musicale Estense. I linguaggi delle arti: tra Cinquecento e Seicento.
E. Bellei; S. Cavicchioli
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