La presenza di micosi invasive è stata segnalata più o meno occasionalmente in tutti gli animali vertebrati. Gli stessi agenti fungini che possono dare infezione nell’uomo possono colpire anche gli animali, sia pure con frequenza, incidenza, mortalità, morbilità, fattori di rischio e sintomatologia estremamente variabili a seconda della specie ospite e delle specie fungine coinvolte. In campo umano, Aspergillus spp. per quanto riguarda le muffe e Candida spp. relativamente ai lieviti, sono attualmente considerati i più frequenti agenti di micosi invasive, anche se negli ultimi anni altri miceti filamentosi sono stati sempre più spesso segnalati. Verrà qui presentata una breve disamina di alcuni aspetti clinici legati alle micosi causate da tali agenti in alcune specie animali. In campo veterinario Aspergillus spp. è in grado di provocare patologie ben definite, fra le quali l’aspergillosi aviare (prevalentemente da A. fumigatus) è una patologia invasiva molto diffusa che può coinvolgere sia specie d’allevamento sia selvatiche, anche se la con frequenza più elevata nei soggetti in cattività piuttosto che in quelli a vita libera. A. fumigatus è anche il micete più frequentemente coinvolto nell’aspergillosi rinosinusale del cane. Meno conosciuta è invece l’aspergillosi disseminata del cane che interessa, nella maggior parte dei casi, cani di razza pastore tedesco e riconosce quale agente eziologico prevalentemente A. terreus. Per quanto riguarda le candidosi, nonostante Candida spp. sia descritta come colonizzatore delle mucose animali in senso lato, la presenza di infezioni invasive è più frequente nelle specie aviari rispetto ai mammiferi. Peraltro forme localizzate o generalizzate di candidosi sono state segnalate in particolare in cane, gatto e puledri, come complicanza di patologie debilitanti o in conseguenza di terapie farmacologiche o chirurgiche. Indipendentemente dall’agente fungino, negli ultimi anni l’approccio clinico terapeutico applicato agli animali da affezione ha assunto connotazioni che lo avvicinano sempre più all’ambito umano (lunga sopravvivenza di soggetti diabetici, ricoveri in centri di terapia intensiva veterinaria per patologie gravi e debilitanti, somministrazione di terapie chemioterapiche, antibiotiche, cortisoniche o ciclosporine) prospettando un possibile incremento dell’incidenza di infezioni invasive.

QUADRI CLINICI DELLE INFEZIONI FUNGINE INVASIVE IN VETERINARIA

GALUPPI, ROBERTA
2014

Abstract

La presenza di micosi invasive è stata segnalata più o meno occasionalmente in tutti gli animali vertebrati. Gli stessi agenti fungini che possono dare infezione nell’uomo possono colpire anche gli animali, sia pure con frequenza, incidenza, mortalità, morbilità, fattori di rischio e sintomatologia estremamente variabili a seconda della specie ospite e delle specie fungine coinvolte. In campo umano, Aspergillus spp. per quanto riguarda le muffe e Candida spp. relativamente ai lieviti, sono attualmente considerati i più frequenti agenti di micosi invasive, anche se negli ultimi anni altri miceti filamentosi sono stati sempre più spesso segnalati. Verrà qui presentata una breve disamina di alcuni aspetti clinici legati alle micosi causate da tali agenti in alcune specie animali. In campo veterinario Aspergillus spp. è in grado di provocare patologie ben definite, fra le quali l’aspergillosi aviare (prevalentemente da A. fumigatus) è una patologia invasiva molto diffusa che può coinvolgere sia specie d’allevamento sia selvatiche, anche se la con frequenza più elevata nei soggetti in cattività piuttosto che in quelli a vita libera. A. fumigatus è anche il micete più frequentemente coinvolto nell’aspergillosi rinosinusale del cane. Meno conosciuta è invece l’aspergillosi disseminata del cane che interessa, nella maggior parte dei casi, cani di razza pastore tedesco e riconosce quale agente eziologico prevalentemente A. terreus. Per quanto riguarda le candidosi, nonostante Candida spp. sia descritta come colonizzatore delle mucose animali in senso lato, la presenza di infezioni invasive è più frequente nelle specie aviari rispetto ai mammiferi. Peraltro forme localizzate o generalizzate di candidosi sono state segnalate in particolare in cane, gatto e puledri, come complicanza di patologie debilitanti o in conseguenza di terapie farmacologiche o chirurgiche. Indipendentemente dall’agente fungino, negli ultimi anni l’approccio clinico terapeutico applicato agli animali da affezione ha assunto connotazioni che lo avvicinano sempre più all’ambito umano (lunga sopravvivenza di soggetti diabetici, ricoveri in centri di terapia intensiva veterinaria per patologie gravi e debilitanti, somministrazione di terapie chemioterapiche, antibiotiche, cortisoniche o ciclosporine) prospettando un possibile incremento dell’incidenza di infezioni invasive.
2014
Abstract book XII Congresso nazionale FIMUA
7
7
Galuppi R
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