L'associazione dei termini fisioterapista e diagnosi è apparsa parecchi anni fa, quando la letteratura scientifica internazionale ha iniziato a presentare un nuovo scenario dal quale emergeva la necessità di dati più specifici per orientare le scelte terapeutico-riabilitative. Shirley Sahrmann, pioniera della definizione di diagnosi funzionale, sosteneva già allora che la diagnosi medica "non contiene sufficienti informazioni per guidare l'intervento del fisioterapista". Oggi il quadro normativo nazionale è molto cambiato e ancor più radicalmente lo sono i percorsi formativi universitari di base e specialistici: il fisioterapista è attualmente il professionista titolare degli interventi riabilitativi. Per i fisioterapisti questo si configura come un momento propizio per sviluppare e acquisire nuovi strumenti e modelli diagnostici. Il fisioterapista non diagnostica la patologia, che resta di competenza esclusiva del medico, ma è sicuramente titolato e competente a formulare una diagnosi relativa alla pato-chinesiologia del movimento e, per quanto riguarda l'ambito di competenze esclusive del fisioterapista italiano, anche in merito alle funzioni corticali superiori e alle disfunzioni viscerali. La diagnosi del medico non è sempre sufficiente a far acquisire al fisioterapista i dati specifici che lo orientino nelle scelte terapeutico-riabilitative. La stessa Sahrmann, in un recente articolo, riferisce che «... treatment should be based on the diagnosis derived by the physical therapist because the medical diagnosis does not provide sufficient direction...» (Sahrmann, 2001). È dunque incontestabile che il fisioterapista non diagnostichi la patologia di competenza esclusiva del medico, ma è altresì necessario che sia il fisioterapista a diagnosticare la presenza di alcuni segni o sintomi per confermare o escludere eventuali problemi strettamente collegati. E quindi un dovere per ogni fisioterapista essere pronto ad affrontare la sfida culturale imposta dal bisogno emergente di una riabilitazione di elevata qualità e specializzazione.

PILLASTRINI P. (2005). "Presentazione dell’Edizione Italiana". TORINO : Casa Editrice UTET.

"Presentazione dell’Edizione Italiana"

PILLASTRINI, PAOLO
2005

Abstract

L'associazione dei termini fisioterapista e diagnosi è apparsa parecchi anni fa, quando la letteratura scientifica internazionale ha iniziato a presentare un nuovo scenario dal quale emergeva la necessità di dati più specifici per orientare le scelte terapeutico-riabilitative. Shirley Sahrmann, pioniera della definizione di diagnosi funzionale, sosteneva già allora che la diagnosi medica "non contiene sufficienti informazioni per guidare l'intervento del fisioterapista". Oggi il quadro normativo nazionale è molto cambiato e ancor più radicalmente lo sono i percorsi formativi universitari di base e specialistici: il fisioterapista è attualmente il professionista titolare degli interventi riabilitativi. Per i fisioterapisti questo si configura come un momento propizio per sviluppare e acquisire nuovi strumenti e modelli diagnostici. Il fisioterapista non diagnostica la patologia, che resta di competenza esclusiva del medico, ma è sicuramente titolato e competente a formulare una diagnosi relativa alla pato-chinesiologia del movimento e, per quanto riguarda l'ambito di competenze esclusive del fisioterapista italiano, anche in merito alle funzioni corticali superiori e alle disfunzioni viscerali. La diagnosi del medico non è sempre sufficiente a far acquisire al fisioterapista i dati specifici che lo orientino nelle scelte terapeutico-riabilitative. La stessa Sahrmann, in un recente articolo, riferisce che «... treatment should be based on the diagnosis derived by the physical therapist because the medical diagnosis does not provide sufficient direction...» (Sahrmann, 2001). È dunque incontestabile che il fisioterapista non diagnostichi la patologia di competenza esclusiva del medico, ma è altresì necessario che sia il fisioterapista a diagnosticare la presenza di alcuni segni o sintomi per confermare o escludere eventuali problemi strettamente collegati. E quindi un dovere per ogni fisioterapista essere pronto ad affrontare la sfida culturale imposta dal bisogno emergente di una riabilitazione di elevata qualità e specializzazione.
2005
“Differential Diagnosis in Physical Therapy”
3
4
PILLASTRINI P. (2005). "Presentazione dell’Edizione Italiana". TORINO : Casa Editrice UTET.
PILLASTRINI P.
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