La trasmissione dei modelli socio-culturali da una generazione all’altra è l’oggetto di studio di questo saggio, il quale osserva quali sono le tesi e le ricerche empiriche prevalenti, descrivendone i punti di forza e i limiti e proponendo poi un modo diverso di studiare la trasmissione intergenerazionale cioè attraverso il paradigma relazionale. La trasmissione intergenerazionale spesso viene definita come un processo che rende possibile una certa continuità culturale. La trasmissione però è selettiva cioè non tutti i contenuti culturalmente rilevanti vengono trasmessi. La trasmissione potrebbe anche essere migliorata dalle cosiddette «transmission belts» (Schönpflug 2001) ovvero quelle condizioni favorevoli per la trasmissione all’interno di un particolare contesto socioeconomico e culturale, come le caratteristiche personali del “trasmittente” e del “ricevente” (livello di educazione ed età) e le variabili di interazione familiare (il modo di essere genitori e la relazione coniugale fra i genitori). La trasmissione culturale, poi, diversamente dalla trasmissione genetica richiede una qualche forma di apprendimento sociale. Quindi si può parlare di trasmissione intergenerazionale quando gli adulti insegnano intenzionalmente alle generazioni più giovani o quando le generazioni più giovani imitano gli adulti. La persistenza culturale è essenzialmente una questione di trasmissione sociale: se nuovi membri di una cultura entrano e lasciano il sistema lentamente la trasmissione può essere lenta e diffusa; se nuovi membri invece entrano ed escono rapidamente, la cultura può essere trasmessa rapidamente e intensivamente. La trasmissione verticale, come afferma Schönpflug, dalla generazione dei genitori a quella dei figli sembra essere meno sensibile alla variabilità ambientale. In ogni caso il processo di trasmissione culturale non porta a una replicazione costante della cultura nelle successive generazioni, ma si colloca tra una esatta trasmissione (con appena qualche differenza tra genitori e figli) e un completo fallimento della trasmissione (con appena qualche somiglianza tra le generazioni). Tutte e due questi estremi potrebbero essere problematici per una società: la trasmissione esatta non lascia spazio alla novità e al cambiamento e quindi alla capacità di rispondere a nuove situazioni; il fallimento della trasmissione non permette un’azione coordinata tra le generazioni.
F. Bertocchi (2006). Il paradigma relazionale e la trasmissione socio-culturale fra le generazioni. BOLOGNA : il mulino.
Il paradigma relazionale e la trasmissione socio-culturale fra le generazioni
BERTOCCHI, FEDERICA
2006
Abstract
La trasmissione dei modelli socio-culturali da una generazione all’altra è l’oggetto di studio di questo saggio, il quale osserva quali sono le tesi e le ricerche empiriche prevalenti, descrivendone i punti di forza e i limiti e proponendo poi un modo diverso di studiare la trasmissione intergenerazionale cioè attraverso il paradigma relazionale. La trasmissione intergenerazionale spesso viene definita come un processo che rende possibile una certa continuità culturale. La trasmissione però è selettiva cioè non tutti i contenuti culturalmente rilevanti vengono trasmessi. La trasmissione potrebbe anche essere migliorata dalle cosiddette «transmission belts» (Schönpflug 2001) ovvero quelle condizioni favorevoli per la trasmissione all’interno di un particolare contesto socioeconomico e culturale, come le caratteristiche personali del “trasmittente” e del “ricevente” (livello di educazione ed età) e le variabili di interazione familiare (il modo di essere genitori e la relazione coniugale fra i genitori). La trasmissione culturale, poi, diversamente dalla trasmissione genetica richiede una qualche forma di apprendimento sociale. Quindi si può parlare di trasmissione intergenerazionale quando gli adulti insegnano intenzionalmente alle generazioni più giovani o quando le generazioni più giovani imitano gli adulti. La persistenza culturale è essenzialmente una questione di trasmissione sociale: se nuovi membri di una cultura entrano e lasciano il sistema lentamente la trasmissione può essere lenta e diffusa; se nuovi membri invece entrano ed escono rapidamente, la cultura può essere trasmessa rapidamente e intensivamente. La trasmissione verticale, come afferma Schönpflug, dalla generazione dei genitori a quella dei figli sembra essere meno sensibile alla variabilità ambientale. In ogni caso il processo di trasmissione culturale non porta a una replicazione costante della cultura nelle successive generazioni, ma si colloca tra una esatta trasmissione (con appena qualche differenza tra genitori e figli) e un completo fallimento della trasmissione (con appena qualche somiglianza tra le generazioni). Tutte e due questi estremi potrebbero essere problematici per una società: la trasmissione esatta non lascia spazio alla novità e al cambiamento e quindi alla capacità di rispondere a nuove situazioni; il fallimento della trasmissione non permette un’azione coordinata tra le generazioni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.