Ibn ‘Atâ’Allâh al-Iskandarî (m. 1309), terzo shaykh della confraternita shadhilita o almeno della sua corrente maggioritaria, celebrato come «maestro nelle due scienze» (mistica e giuridica) per la sua costante ricerca di armonia tra dimensione spirituale e dimensione legale dell’Islam, fu uno dei più robusti teorici del dhikr («ricordo di Dio»), nozione centrale quanto problematica nell’esperienza e nella riflessione dei mistici musulmani sin dai primi secoli. Il termine dhikr è usato già nel Corano, dove costante è l’invito a «ricordarsi di Dio», e nel Hadîth. Nella sua evoluzione semantica, che segue lo sviluppo della vita religiosa islamica, il termine dhikr giunge a coprire un ampio spettro di significati, dall’accezione generica e fondamentale di «presenza di cuore» del credente nei confronti di Dio, alla vasta gamma degli atti esteriori e dei moti interiori in cui tale presenza di cuore si esplicita, con particolare riferimento alle forme e alle tecniche del dhikr come pratica devozionale supererogatoria, individuale o di gruppo. Ai molteplici aspetti del dhikr, Ibn ‘Atâ’ Allâh dedica il Miftâh al-falâh wa-misbâh al-arwâh, forse la prima grande monografia sull’argomento, in cui la nozione di dhikr è indagata nelle sue molteplici accezioni, nei suoi fondamenti dottrinali e nelle sue implicazioni tecniche (condizioni di validità, posizioni e modalità operative, scelta delle formule da recitare). Un confronto con alcuni classici del sufismo, da al-Junayd ad al-Qushayrî, da Abû Tâlib al-Makkî ad al-Ghazâlî, permette di apprezzare la profondità dell’influsso esercitato da questi autori sull’opera di Ibn ‘Atâ’ Allâh, ma anche la libertà del mistico alessandrino nel rielaborare tali influssi, combinandoli con altri, talvolta di incerta identificazione o interpretazione, in un sistema organico e sostanzialmente originale, nel quadro del più ampio sforzo di sistemazione teorica condotto dal «Maestro delle due scienze» per definire i tratti essenziali della spiritualità shadhilita ed i temi fondamentali della tradizione mistica in accordo con la giurisprudenza islamica.

Maestro nelle due scienze: Ibn 'Atâ' Allâh al-Iskandarî (m. 709/1309) e le forme della preghiera.

CECERE, GIUSEPPE
2009

Abstract

Ibn ‘Atâ’Allâh al-Iskandarî (m. 1309), terzo shaykh della confraternita shadhilita o almeno della sua corrente maggioritaria, celebrato come «maestro nelle due scienze» (mistica e giuridica) per la sua costante ricerca di armonia tra dimensione spirituale e dimensione legale dell’Islam, fu uno dei più robusti teorici del dhikr («ricordo di Dio»), nozione centrale quanto problematica nell’esperienza e nella riflessione dei mistici musulmani sin dai primi secoli. Il termine dhikr è usato già nel Corano, dove costante è l’invito a «ricordarsi di Dio», e nel Hadîth. Nella sua evoluzione semantica, che segue lo sviluppo della vita religiosa islamica, il termine dhikr giunge a coprire un ampio spettro di significati, dall’accezione generica e fondamentale di «presenza di cuore» del credente nei confronti di Dio, alla vasta gamma degli atti esteriori e dei moti interiori in cui tale presenza di cuore si esplicita, con particolare riferimento alle forme e alle tecniche del dhikr come pratica devozionale supererogatoria, individuale o di gruppo. Ai molteplici aspetti del dhikr, Ibn ‘Atâ’ Allâh dedica il Miftâh al-falâh wa-misbâh al-arwâh, forse la prima grande monografia sull’argomento, in cui la nozione di dhikr è indagata nelle sue molteplici accezioni, nei suoi fondamenti dottrinali e nelle sue implicazioni tecniche (condizioni di validità, posizioni e modalità operative, scelta delle formule da recitare). Un confronto con alcuni classici del sufismo, da al-Junayd ad al-Qushayrî, da Abû Tâlib al-Makkî ad al-Ghazâlî, permette di apprezzare la profondità dell’influsso esercitato da questi autori sull’opera di Ibn ‘Atâ’ Allâh, ma anche la libertà del mistico alessandrino nel rielaborare tali influssi, combinandoli con altri, talvolta di incerta identificazione o interpretazione, in un sistema organico e sostanzialmente originale, nel quadro del più ampio sforzo di sistemazione teorica condotto dal «Maestro delle due scienze» per definire i tratti essenziali della spiritualità shadhilita ed i temi fondamentali della tradizione mistica in accordo con la giurisprudenza islamica.
2009
La preghiera come tecnica, Una prospettiva orientale
94
117
Giuseppe Cecere
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