Il testo si propone di mettere in evidenza due aspetti strettamente connessi tra loro: da una parte, il personaggio Andrea Costa e l’importanza dell’autonomia comunale nel socialismo costiano; dall’altra, le peculiarità del “laboratorio imolese” nel contesto del municipalismo popolare tra ’800 e ’900. La conquista elettorale dei comuni è l’obiettivo che Costa pone al movimento socialista fin dal 1881, fondando a Rimini il Partito socialista rivoluzionario di Romagna e inserendosi, così, nel vivo del dibattito di quegli anni sull’allargamento del suffragio politico e amministrativo. Appena un anno dopo, in virtù della nuova legge elettorale politica, Costa entra alla Camera dei deputati nel collegio di Ravenna, mentre alla fine di quel decennio (precisamente nel 1889) l’allargamento dell’elettorato amministrativo permette ai socialisti imolesi ‒ all’interno di una più ampia coalizione ‒ di conquistare il Comune. Immediatamente, Andrea Costa si impegna in prima persona nell’amministrazione locale, ricoprendo la carica di assessore alla pubblica istruzione e assumendo la guida di una istituzione fondamentale per la vita degli strati popolari: la Congregazione di carità (di cui è vicepresidente nel 1889 e presidente dal 1891). Attraverso il “caso” della città natale di Costa e ripercorrendo le esperienze municipali maturate, nei suoi anni di attività, sia a livello italiano che europeo, viene rappresentato un pionieristico modello di governo popolare del Comune, divenuto un fattore prioritario e longevo di identità locale nonché il termine di confronto di numerose altre amministrazioni. La storia del governo locale va considerata sotto l’aspetto dei rapporti che corrono fra comuni, organi periferici di controllo e autorità governativa, per questo il catalogo ha avuto cura di inserire l’esperienza di Imola ‒ la prima amministrazione comunale d’Italia a guida democratica e socialista ‒ nel quadro della tensione tra “centro” e “periferia”: tra ruolo degli enti locali e intervento crescente del “centro” sul terreno legislativo e burocratico. Si sono voluti approfondire i rapporti di collaborazione e reciproco sostegno tra il Comune di Imola e altri municipi. Se la data del 1889 è davvero periodizzante, è vero altresì che le esperienze amministrative del socialismo riformista rimangono scollegate e su basi fortemente sperimentali almeno fino al 1900, quando il PSI pone per la prima volta all’ordine del giorno di un suo congresso nazionale il problema dell’azione del partito nelle amministrazioni locali. Lo stesso anno, a Parigi, il V congresso della Seconda Internazionale affronta ‒ su impulso della delegazione belga ‒ il tema del socialismo municipale. Nel 1901 nasce l’Associazione nazionale dei comuni d’Italia (ANCI), mentre in tutta Europa fioriscono leghe e associazioni nazionali di comuni, ponendo le basi per la creazione nel 1913 a Gand, in Belgio, dell’Union internationale des villes (UIV). Sono questi alcuni caratteri peculiari della vita pubblica italiana ed europea negli anni di Andrea Costa, che muore a Imola nel 1910. Di lì a pochi anni, la prima guerra mondiale, la rivoluzione russa e l’ascesa del fascismo italiano, poi la crisi economica del 1929-31 e la successiva depressione, avrebbero decretato la sconfitta di quel modello autonomistico e decentrato che, specialmente in Italia, Belgio e Francia, aveva caratterizzato il socialismo nei decenni a cavallo del 1900. Nell’Europa tra le due guerre mondiali si sarebbe registrata infatti ‒ con una varietà di soluzioni che andavano dal corporativismo fascista all’interventismo pubblico in campo sociale dei regimi democratici ‒ la crescita degli apparati statali.
Carlo De Maria (2010). Introduzione e approfondimenti. Reggio Emilia : Diabasis.
Introduzione e approfondimenti
DE MARIA, CARLO
2010
Abstract
Il testo si propone di mettere in evidenza due aspetti strettamente connessi tra loro: da una parte, il personaggio Andrea Costa e l’importanza dell’autonomia comunale nel socialismo costiano; dall’altra, le peculiarità del “laboratorio imolese” nel contesto del municipalismo popolare tra ’800 e ’900. La conquista elettorale dei comuni è l’obiettivo che Costa pone al movimento socialista fin dal 1881, fondando a Rimini il Partito socialista rivoluzionario di Romagna e inserendosi, così, nel vivo del dibattito di quegli anni sull’allargamento del suffragio politico e amministrativo. Appena un anno dopo, in virtù della nuova legge elettorale politica, Costa entra alla Camera dei deputati nel collegio di Ravenna, mentre alla fine di quel decennio (precisamente nel 1889) l’allargamento dell’elettorato amministrativo permette ai socialisti imolesi ‒ all’interno di una più ampia coalizione ‒ di conquistare il Comune. Immediatamente, Andrea Costa si impegna in prima persona nell’amministrazione locale, ricoprendo la carica di assessore alla pubblica istruzione e assumendo la guida di una istituzione fondamentale per la vita degli strati popolari: la Congregazione di carità (di cui è vicepresidente nel 1889 e presidente dal 1891). Attraverso il “caso” della città natale di Costa e ripercorrendo le esperienze municipali maturate, nei suoi anni di attività, sia a livello italiano che europeo, viene rappresentato un pionieristico modello di governo popolare del Comune, divenuto un fattore prioritario e longevo di identità locale nonché il termine di confronto di numerose altre amministrazioni. La storia del governo locale va considerata sotto l’aspetto dei rapporti che corrono fra comuni, organi periferici di controllo e autorità governativa, per questo il catalogo ha avuto cura di inserire l’esperienza di Imola ‒ la prima amministrazione comunale d’Italia a guida democratica e socialista ‒ nel quadro della tensione tra “centro” e “periferia”: tra ruolo degli enti locali e intervento crescente del “centro” sul terreno legislativo e burocratico. Si sono voluti approfondire i rapporti di collaborazione e reciproco sostegno tra il Comune di Imola e altri municipi. Se la data del 1889 è davvero periodizzante, è vero altresì che le esperienze amministrative del socialismo riformista rimangono scollegate e su basi fortemente sperimentali almeno fino al 1900, quando il PSI pone per la prima volta all’ordine del giorno di un suo congresso nazionale il problema dell’azione del partito nelle amministrazioni locali. Lo stesso anno, a Parigi, il V congresso della Seconda Internazionale affronta ‒ su impulso della delegazione belga ‒ il tema del socialismo municipale. Nel 1901 nasce l’Associazione nazionale dei comuni d’Italia (ANCI), mentre in tutta Europa fioriscono leghe e associazioni nazionali di comuni, ponendo le basi per la creazione nel 1913 a Gand, in Belgio, dell’Union internationale des villes (UIV). Sono questi alcuni caratteri peculiari della vita pubblica italiana ed europea negli anni di Andrea Costa, che muore a Imola nel 1910. Di lì a pochi anni, la prima guerra mondiale, la rivoluzione russa e l’ascesa del fascismo italiano, poi la crisi economica del 1929-31 e la successiva depressione, avrebbero decretato la sconfitta di quel modello autonomistico e decentrato che, specialmente in Italia, Belgio e Francia, aveva caratterizzato il socialismo nei decenni a cavallo del 1900. Nell’Europa tra le due guerre mondiali si sarebbe registrata infatti ‒ con una varietà di soluzioni che andavano dal corporativismo fascista all’interventismo pubblico in campo sociale dei regimi democratici ‒ la crescita degli apparati statali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.