“In futuro, per dare conto di queste cose, ci si dovrà richiamare sempre a Lei”, così scrive Elias Canetti nel 1992 a Youssef Ishghpour, dopo avere concluso la lettura di Metamorfosi e identità. E “queste cose” sono molte: la completa circumnavigazione della sua opera, compiuta da un filosofo capace di non perdersi nei linguaggi specialistici e di presentarla a un vasto pubblico; la straordinaria resa dei rapporti dello scrittore con le sue origini ebraiche, irriducibili a qualunque tentazione di chiusura identitaria (“lo ha interpretato in modo incomparabile. Il suo capitolo sull’argomento mi è ora vicino come il libro stesso”); lo sfatare il luogo comune dei due Canetti, il giovane autore di un’opera segnata dal male (ma per questo efficace nel descriverne gli abissi) e l’autore maturo di un’opera scaturita dalla conversione al bene (e perciò sempre minata dalle buone intenzioni), e tante altre, di cui dà conto il carteggio tra i due qui ripreso in appendice. Nel centesimo anniversario della nascita del premio Nobel per la letteratura 1981, il volume propone la traduzione italiana del suo intero percorso ricostruita da parte di un interprete originale, il filosofo Youssef Ishaghpour (a sua volta presentato in introduzione all’edizione italiana attraverso le tappe principali del suo lavoro estetico-filosofico sul cinema, la letteratura e la pittura, oltre che di riflessione sui temi dell’immagine a partire da Adorno e da Benjamin). Canetti è presentato prima intorno ad alcune idee chiave (i meccanismi elementari del potere, la minaccia di morte sempre sottesa al comando, l’attimo del sopravvivere come origine della paranoia del dominio; la massa che è in noi, come terrore e come vocazione; la potenza della metamorfosi, come apertura al molteplice e capacità di immedesimazione nell’altro e nell’infimo, e di rinuncia alle tentazioni del potere e dell’oppressione) e analizzato poi, in appositi capitoli, attraverso le singole opere (la “commedia umana dei folli” di Auto da fé, il teatro della “commedia della vanità”, il Novecento “afferrato alla gola” di Massa e potere, le radici ebraiche attraverso il resoconto di viaggio Le voci di Marrakech, la nascita alla scrittura dell’autobiografica “storia di una vita”, la “coscienza delle parole” dei saggi e delle raccolte di aforismi).
A. Borsari (2005). Elias Canetti. Metamorfosi e identità. Torino : BOLLATI BORINGHIERI.
Elias Canetti. Metamorfosi e identità
BORSARI, ANDREA
2005
Abstract
“In futuro, per dare conto di queste cose, ci si dovrà richiamare sempre a Lei”, così scrive Elias Canetti nel 1992 a Youssef Ishghpour, dopo avere concluso la lettura di Metamorfosi e identità. E “queste cose” sono molte: la completa circumnavigazione della sua opera, compiuta da un filosofo capace di non perdersi nei linguaggi specialistici e di presentarla a un vasto pubblico; la straordinaria resa dei rapporti dello scrittore con le sue origini ebraiche, irriducibili a qualunque tentazione di chiusura identitaria (“lo ha interpretato in modo incomparabile. Il suo capitolo sull’argomento mi è ora vicino come il libro stesso”); lo sfatare il luogo comune dei due Canetti, il giovane autore di un’opera segnata dal male (ma per questo efficace nel descriverne gli abissi) e l’autore maturo di un’opera scaturita dalla conversione al bene (e perciò sempre minata dalle buone intenzioni), e tante altre, di cui dà conto il carteggio tra i due qui ripreso in appendice. Nel centesimo anniversario della nascita del premio Nobel per la letteratura 1981, il volume propone la traduzione italiana del suo intero percorso ricostruita da parte di un interprete originale, il filosofo Youssef Ishaghpour (a sua volta presentato in introduzione all’edizione italiana attraverso le tappe principali del suo lavoro estetico-filosofico sul cinema, la letteratura e la pittura, oltre che di riflessione sui temi dell’immagine a partire da Adorno e da Benjamin). Canetti è presentato prima intorno ad alcune idee chiave (i meccanismi elementari del potere, la minaccia di morte sempre sottesa al comando, l’attimo del sopravvivere come origine della paranoia del dominio; la massa che è in noi, come terrore e come vocazione; la potenza della metamorfosi, come apertura al molteplice e capacità di immedesimazione nell’altro e nell’infimo, e di rinuncia alle tentazioni del potere e dell’oppressione) e analizzato poi, in appositi capitoli, attraverso le singole opere (la “commedia umana dei folli” di Auto da fé, il teatro della “commedia della vanità”, il Novecento “afferrato alla gola” di Massa e potere, le radici ebraiche attraverso il resoconto di viaggio Le voci di Marrakech, la nascita alla scrittura dell’autobiografica “storia di una vita”, la “coscienza delle parole” dei saggi e delle raccolte di aforismi).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.