Giovanna Caleffi (1897-1962), giornalista militante ed elemento di spicco del movimento anarchico, è una protagonista “minore” e tuttavia esemplare del Novecento. Nata a Gualtieri, studia da maestra elementare nella Reggio Emilia di Prampolini, dove negli anni della Grande Guerra si innamora di un giovane anarchico, Camillo Berneri. A partire dal 1926 vive in esilio, a Parigi, insieme al marito e alle due figlie, Maria Luisa e Giliana. In quegli anni Berneri si afferma come uno dei maggiori intellettuali anarchici della sua generazione, ma a soli quarant’anni muore in Spagna nel 1937, schiacciato ‒ come tutto il movimento libertario ‒ tra gli opposti totalitarismi. Giovanna ne raccoglie l’eredità politica, lo sostituisce nelle corrispondenze e nelle reti epistolari (che si estendono tra Europa, Stati Uniti e Sudamerica), mentre anima sul territorio francese forme di solidarietà e di mutuo appoggio per soccorrere esuli e rifugiati politici. Viene arrestata nella Francia occupata dai nazisti e deportata in Germania, poi in Italia, dove è condannata al confino. Vive il dopoguerra a Napoli e vi fonda insieme a Cesare Zaccaria la rivista “Volontà”, che si afferma lungo gli anni Cinquanta come uno dei principali punti di riferimento per le correnti anticonformiste del nostro paese, agitando i temi del federalismo, della critica degli apparati, dell’emancipazione femminile e del controllo delle nascite, della pedagogia d’avanguardia e dei metodi educativi. Scrive sul “Mondo” di Pannunzio, sul “Lavoro nuovo” di Fancello e si confronta ‒ attraverso articoli e lettere ‒ con Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi, Ignazio Silone, Anna Garofalo, Piero Caleffi, Lamberto Borghi e molti altri (da Capitini a Olivetti, da Tasca a Camus).

Saggio introduttivo

DE MARIA, CARLO
2010

Abstract

Giovanna Caleffi (1897-1962), giornalista militante ed elemento di spicco del movimento anarchico, è una protagonista “minore” e tuttavia esemplare del Novecento. Nata a Gualtieri, studia da maestra elementare nella Reggio Emilia di Prampolini, dove negli anni della Grande Guerra si innamora di un giovane anarchico, Camillo Berneri. A partire dal 1926 vive in esilio, a Parigi, insieme al marito e alle due figlie, Maria Luisa e Giliana. In quegli anni Berneri si afferma come uno dei maggiori intellettuali anarchici della sua generazione, ma a soli quarant’anni muore in Spagna nel 1937, schiacciato ‒ come tutto il movimento libertario ‒ tra gli opposti totalitarismi. Giovanna ne raccoglie l’eredità politica, lo sostituisce nelle corrispondenze e nelle reti epistolari (che si estendono tra Europa, Stati Uniti e Sudamerica), mentre anima sul territorio francese forme di solidarietà e di mutuo appoggio per soccorrere esuli e rifugiati politici. Viene arrestata nella Francia occupata dai nazisti e deportata in Germania, poi in Italia, dove è condannata al confino. Vive il dopoguerra a Napoli e vi fonda insieme a Cesare Zaccaria la rivista “Volontà”, che si afferma lungo gli anni Cinquanta come uno dei principali punti di riferimento per le correnti anticonformiste del nostro paese, agitando i temi del federalismo, della critica degli apparati, dell’emancipazione femminile e del controllo delle nascite, della pedagogia d’avanguardia e dei metodi educativi. Scrive sul “Mondo” di Pannunzio, sul “Lavoro nuovo” di Fancello e si confronta ‒ attraverso articoli e lettere ‒ con Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi, Ignazio Silone, Anna Garofalo, Piero Caleffi, Lamberto Borghi e molti altri (da Capitini a Olivetti, da Tasca a Camus).
2010
Un seme sotto la neve. Carteggi e scritti: dall’antifascismo in esilio alla sinistra eretica del dopoguerra (1937-1962)
XIII
LXIV
Carlo De Maria
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/399515
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