Studio ed edizione critica del lungo testamento di messer Niccolò del fu Iacopo degli Alberti (1376 settembre 24, S. Maria degli Angeli, Firenze), ricchissimo mercante e banchiere appartenente alla nota casata degli Alberti di Firenze. Il documento, stilato su un rotolo di pergamena di oltre 5 metri di lunghezza e attualmente mutilo di una parte, ci è giunto attraverso una copia autentica redatta dal notaio e giudice Mattia Cenni Aiuti il 6 agosto 1462. Il testo del documento era noto, finora, solo attraverso una edizione parziale e largamente inaffidabile dovuta all'erudito fiorentino Luigi Passerini (1869). Nel testamento, messer Niccolò degli Alberti stabilisce anzitutto, secondo l'uso del tempo, il luogo della sua sepoltura e compie numerose disposizioni e legati a luoghi pii e in favore delle figlie femmine e della sorella Paola; ordina inoltre che sia ultimata la costruzione di 34 case in località Cafaggiolo da destinarsi ai poveri e miserabili - il cosiddetto ospitale di Orbatello a Firenze -, assegnando fondi e beni a tale scopo e regolando minuziosamente il sistema di amministrazione e governo di detta opera pia, in modo che resti un luogo profano e che il controllo rimanga saldamente in capo ai suoi eredi e discendenti- ciò che rende il testamento una fonte di assoluto rilievo e originalità nel panorama della carità privata e degli atti di ultima volontà del tempo. Si tratta, d'altra parte, di un documento di estremo interesse e importanza anche dal punto di vista paleografico e diplomatistico, come si chiarisce nella parte introduttiva all'edizione del testo. Allo stato attuale, infatti, il testamento è il frutto di una complessa tradizione, che ha visto succedersi varie fasi di scrittura: dall'originaria imbreviatura di mano del notaio Goro di Ser Grifo (1376 settembre 24), al "mundum" redatto, a quasi sessant'anni di distanza, dal notaio Francesco del fu Francesco Guardi (settembre 1435), fino alla copia stilata e autenticata il 6 agosto 1462 dal notaio Mattia Cenni secondo una articolata e complessa procedura di autenticazione. Tali fasi risultano puntualmente documentate e ripercorse nel testo del documento, formato pertanto da vari strati testuali. D'altra parte, di notevole interesse appare la forma stessa del documento: sia per quanto riguarda il tipo di supporto (rotolo pergamenaceo), sia per quanto riguarda la scrittura del testo e i vari accorgimenti adottati dal notaio Mattia per autenticare il documento e al tempo stesso renderne il lunghissimo contenuto chiaro e inequivocabile, sia per quanto riguarda infine le sottoscrizioni autografe dei 4 notai pubblici autenticatori.
Modesti, M. (2015). Il testamento del "nobilis miles dominus" Niccolò del fu Iacopo degli Alberti. Edizione critica. Firenze : Polistampa.
Il testamento del "nobilis miles dominus" Niccolò del fu Iacopo degli Alberti. Edizione critica
MODESTI, MADDALENA
2015
Abstract
Studio ed edizione critica del lungo testamento di messer Niccolò del fu Iacopo degli Alberti (1376 settembre 24, S. Maria degli Angeli, Firenze), ricchissimo mercante e banchiere appartenente alla nota casata degli Alberti di Firenze. Il documento, stilato su un rotolo di pergamena di oltre 5 metri di lunghezza e attualmente mutilo di una parte, ci è giunto attraverso una copia autentica redatta dal notaio e giudice Mattia Cenni Aiuti il 6 agosto 1462. Il testo del documento era noto, finora, solo attraverso una edizione parziale e largamente inaffidabile dovuta all'erudito fiorentino Luigi Passerini (1869). Nel testamento, messer Niccolò degli Alberti stabilisce anzitutto, secondo l'uso del tempo, il luogo della sua sepoltura e compie numerose disposizioni e legati a luoghi pii e in favore delle figlie femmine e della sorella Paola; ordina inoltre che sia ultimata la costruzione di 34 case in località Cafaggiolo da destinarsi ai poveri e miserabili - il cosiddetto ospitale di Orbatello a Firenze -, assegnando fondi e beni a tale scopo e regolando minuziosamente il sistema di amministrazione e governo di detta opera pia, in modo che resti un luogo profano e che il controllo rimanga saldamente in capo ai suoi eredi e discendenti- ciò che rende il testamento una fonte di assoluto rilievo e originalità nel panorama della carità privata e degli atti di ultima volontà del tempo. Si tratta, d'altra parte, di un documento di estremo interesse e importanza anche dal punto di vista paleografico e diplomatistico, come si chiarisce nella parte introduttiva all'edizione del testo. Allo stato attuale, infatti, il testamento è il frutto di una complessa tradizione, che ha visto succedersi varie fasi di scrittura: dall'originaria imbreviatura di mano del notaio Goro di Ser Grifo (1376 settembre 24), al "mundum" redatto, a quasi sessant'anni di distanza, dal notaio Francesco del fu Francesco Guardi (settembre 1435), fino alla copia stilata e autenticata il 6 agosto 1462 dal notaio Mattia Cenni secondo una articolata e complessa procedura di autenticazione. Tali fasi risultano puntualmente documentate e ripercorse nel testo del documento, formato pertanto da vari strati testuali. D'altra parte, di notevole interesse appare la forma stessa del documento: sia per quanto riguarda il tipo di supporto (rotolo pergamenaceo), sia per quanto riguarda la scrittura del testo e i vari accorgimenti adottati dal notaio Mattia per autenticare il documento e al tempo stesso renderne il lunghissimo contenuto chiaro e inequivocabile, sia per quanto riguarda infine le sottoscrizioni autografe dei 4 notai pubblici autenticatori.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.