L’«Enciclopedia dell’uomo» è uno strumento che fa il punto sulle conoscenze intorno all’uomo nella prospettiva dell’antropologia storica. Il suo titolo andrà così letto nel senso del latino De homine, ovvero come sull’uomo, sapendo che non è più possibile parlare dell’uomo come quando si era posto tacitamente a norma l’uomo europeo, maschio, al singolare. Il discorso che ha caratterizzato la teoria dell’antropologia filosofica di Max Scheler, Helmuth Plessner e Arnold Gehlen nella prima metà del XX secolo ha condotto alla riduzione inammissibile di parlare dell’uomo in generale. Di questo ci ha poi resi edotti l’antropologia culturale, nel quadro della quale l’accento è stato posto sulla molteplicità culturale, sociale e di società, dell’esistenza umana. Al centro dell’interesse si sono trovate ricerche su società di scarse dimensioni, omogenee per lingua e cultura, caratterizzate da relazioni di parentela, assenza di scrittura ed economia di sussistenza. In base allo stimolo della scuola delle Annales si è poi fatto avanti anche nelle scienze dello spirito un interesse crescente per questioni e temi antropologici: la storia della mentalità. L’antropologia storica, che da questi sviluppi prende spunto, non si occupa pertanto della natura dell’uomo, ma della molteplicità storico-culturale della vita umana. L’antropologia storica non vuole costituirsi come una disciplina scientifica a parte, quanto piuttosto come un modo di considerare i fenomeni umani, di mettere in relazione l’una con l’altra, in termini tematici e di metodo, le diverse ricerche antropologiche in un’epoca nella quale le antropologie normative hanno perduto il loro carattere vincolante e la fiducia nella possibilità di dare forma alla storia nel segno della ragione è diventata altamente problematica. Nell’antropologia storica vengono messe in discussione le «ovvietà» della vita sociale, che sono poste a distanza e rese oggetti e temi della ricerca, allo stesso modo delle culture umane in tempi e spazi determinati e delle trasformazioni che in essi si compiono. Sotto forma di enciclopedia, il volume raggruppa intorno a sette grandi gruppi tematici (Cosmologia, Mondo e cose, Genealogia e sesso, Corpo, Media e formazione, Caso e destino, Cultura) circa cento voci stese da oltre sessanta autori sotto la direzione del filosofo berlinese Christoph Wulf. Con esse l’Enciclopedia dell’uomo presenta per la prima volta al pubblico italiano i risultati che sono confluiti nell’antropologia storica tedesca dallo scambio fecondo con alcune delle principali correnti della ricerca contemporanea (accanto all’antropologia filosofica, l’antropologia sociale e culturale, la storia della mentalità, i risultati delle scienze sociali e delle indagini letterarie sulla cultura).
A. Borsari (2007). Le idee dell’antropologia. Milano : BRUNO MONDADORI.
Le idee dell’antropologia
BORSARI, ANDREA
2007
Abstract
L’«Enciclopedia dell’uomo» è uno strumento che fa il punto sulle conoscenze intorno all’uomo nella prospettiva dell’antropologia storica. Il suo titolo andrà così letto nel senso del latino De homine, ovvero come sull’uomo, sapendo che non è più possibile parlare dell’uomo come quando si era posto tacitamente a norma l’uomo europeo, maschio, al singolare. Il discorso che ha caratterizzato la teoria dell’antropologia filosofica di Max Scheler, Helmuth Plessner e Arnold Gehlen nella prima metà del XX secolo ha condotto alla riduzione inammissibile di parlare dell’uomo in generale. Di questo ci ha poi resi edotti l’antropologia culturale, nel quadro della quale l’accento è stato posto sulla molteplicità culturale, sociale e di società, dell’esistenza umana. Al centro dell’interesse si sono trovate ricerche su società di scarse dimensioni, omogenee per lingua e cultura, caratterizzate da relazioni di parentela, assenza di scrittura ed economia di sussistenza. In base allo stimolo della scuola delle Annales si è poi fatto avanti anche nelle scienze dello spirito un interesse crescente per questioni e temi antropologici: la storia della mentalità. L’antropologia storica, che da questi sviluppi prende spunto, non si occupa pertanto della natura dell’uomo, ma della molteplicità storico-culturale della vita umana. L’antropologia storica non vuole costituirsi come una disciplina scientifica a parte, quanto piuttosto come un modo di considerare i fenomeni umani, di mettere in relazione l’una con l’altra, in termini tematici e di metodo, le diverse ricerche antropologiche in un’epoca nella quale le antropologie normative hanno perduto il loro carattere vincolante e la fiducia nella possibilità di dare forma alla storia nel segno della ragione è diventata altamente problematica. Nell’antropologia storica vengono messe in discussione le «ovvietà» della vita sociale, che sono poste a distanza e rese oggetti e temi della ricerca, allo stesso modo delle culture umane in tempi e spazi determinati e delle trasformazioni che in essi si compiono. Sotto forma di enciclopedia, il volume raggruppa intorno a sette grandi gruppi tematici (Cosmologia, Mondo e cose, Genealogia e sesso, Corpo, Media e formazione, Caso e destino, Cultura) circa cento voci stese da oltre sessanta autori sotto la direzione del filosofo berlinese Christoph Wulf. Con esse l’Enciclopedia dell’uomo presenta per la prima volta al pubblico italiano i risultati che sono confluiti nell’antropologia storica tedesca dallo scambio fecondo con alcune delle principali correnti della ricerca contemporanea (accanto all’antropologia filosofica, l’antropologia sociale e culturale, la storia della mentalità, i risultati delle scienze sociali e delle indagini letterarie sulla cultura).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.