All’inizio degli anni Cinquanta la riviera romagnola incrementa con successo i vantaggi turistici derivanti dalla sua rendita di posizione. La sua relativa vicinanza con Milano, con le capitali del nord e soprattutto con Bologna, rappresenta una grande opportunità, resa ancor più cospicua dal momento che la maggioranza dei centri balneari sono facilmente e comodamente raggiungibili . Di aerei infatti, in quegli anni, ne volano pochi e le autostrade collegano solo le città principali. Ma al di là della distanza o del mezzo di trasporto, la riviera ha una grande attrattiva perché è un luogo piacevole, lontano dai ritmi della città, dove poter godere di un sereno periodo di cura e riposo. Non solo: la borghesia agraria prima e quella industriale poi hanno creato un cenacolo, una comunità che si incontra sulla riviera per le vacanze. Avere una villetta liberty a Rimini o soggiornare al Grand Hotel o al Savoia è un modo di partecipare ad uno stile di vita1. E non è soltanto la media borghesia del nord del paese a riversarsi sulla riviera, le spiagge e il clima della costa adriatica attraggono anche turisti provenienti dell’Europa settentrionale fino all’Inghilterra. Nel 1957 la città di Rimini ha il primato nazionale delle pensioni e degli alberghi, al secondo posto Roma, al terzo Riccione. La città può contare su 443 esercizi, escluse le locande, e vanta di essere la più moderna d’Italia per le attrezzature ricettive. A partire dalla metà degli anni Cinquanta la forte domanda di alloggio induce diverse cittadine della riviera a realizzare, a ridosso del mare, edifici adibiti a casa-albergo a spiccato sviluppo verticale, veri e propri grattacieli. Questi organismi edilizi erano stati fino a qualche tempo prima un’esclusiva della società americana, della quale esprimevano da una parte l’opulenza e la smania di progresso dall’altra la necessità di sfruttare al massimo le superfici edificabili rispetto al tipico impianto urbano a griglia ortogonale delle metropoli. In Italia i grattacieli avevano preso piede già all’inizio degli anni Cinquanta nelle maggiori e più industrializzate città italiane, in particolare a Milano. Ma sulla riviera romagnola il sogno della casetta individuale è ancora assai radicato, permesso dal non eccessivo costo delle aree in periferia e da una tradizione edilizia estensiva, sulla falsariga delle città-giardino.
Luisa Bravo (2005). Grattacieli sulla costa. Bologna : CLUEB - Cooperativa Libraria Universitaria Bologna.
Grattacieli sulla costa
BRAVO, LUISA
2005
Abstract
All’inizio degli anni Cinquanta la riviera romagnola incrementa con successo i vantaggi turistici derivanti dalla sua rendita di posizione. La sua relativa vicinanza con Milano, con le capitali del nord e soprattutto con Bologna, rappresenta una grande opportunità, resa ancor più cospicua dal momento che la maggioranza dei centri balneari sono facilmente e comodamente raggiungibili . Di aerei infatti, in quegli anni, ne volano pochi e le autostrade collegano solo le città principali. Ma al di là della distanza o del mezzo di trasporto, la riviera ha una grande attrattiva perché è un luogo piacevole, lontano dai ritmi della città, dove poter godere di un sereno periodo di cura e riposo. Non solo: la borghesia agraria prima e quella industriale poi hanno creato un cenacolo, una comunità che si incontra sulla riviera per le vacanze. Avere una villetta liberty a Rimini o soggiornare al Grand Hotel o al Savoia è un modo di partecipare ad uno stile di vita1. E non è soltanto la media borghesia del nord del paese a riversarsi sulla riviera, le spiagge e il clima della costa adriatica attraggono anche turisti provenienti dell’Europa settentrionale fino all’Inghilterra. Nel 1957 la città di Rimini ha il primato nazionale delle pensioni e degli alberghi, al secondo posto Roma, al terzo Riccione. La città può contare su 443 esercizi, escluse le locande, e vanta di essere la più moderna d’Italia per le attrezzature ricettive. A partire dalla metà degli anni Cinquanta la forte domanda di alloggio induce diverse cittadine della riviera a realizzare, a ridosso del mare, edifici adibiti a casa-albergo a spiccato sviluppo verticale, veri e propri grattacieli. Questi organismi edilizi erano stati fino a qualche tempo prima un’esclusiva della società americana, della quale esprimevano da una parte l’opulenza e la smania di progresso dall’altra la necessità di sfruttare al massimo le superfici edificabili rispetto al tipico impianto urbano a griglia ortogonale delle metropoli. In Italia i grattacieli avevano preso piede già all’inizio degli anni Cinquanta nelle maggiori e più industrializzate città italiane, in particolare a Milano. Ma sulla riviera romagnola il sogno della casetta individuale è ancora assai radicato, permesso dal non eccessivo costo delle aree in periferia e da una tradizione edilizia estensiva, sulla falsariga delle città-giardino.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.