Nel 1960, Willard van Orman Quine, il più illustre filosofo americano, formulò la tesi dell’indeterminatezza della traduzione, tesi controversa e nello stesso tempo molto fortunata. Secondo Quine, c’è un numero infinito di traduzioni altrettanto buone, perché gli scostamenti con cui si rendono singole espressioni si compensano con scostamenti nel volgere altre espressioni. Inoltre, e questo ovviamente mi interessa qui, per Quine non c’è nessuna differenza fra traduzione di altri e autotraduzione – sono indeterminate entrambe nella stessa misura. Illustrerò la tesi “addomesticandola”, cioè offrendone una versione che non sembri, e spero non sia, controversa. Cercherò anche di mostrare, con un esempio di autotraduzione vero e con uno di traduzione (che mi piacerebbe fingere essere ancora un’autotraduzione), che non ci sono infinite traduzioni tutte altrettanto buone, che le traduzioni se producono scostamenti non li compensano perché le traduzioni sono lavori locali e non si curano degli effetti che potrebbero avere sul resto della lingua. Proprio per gli scostamenti non compensati nella traduzione traspaiono le soggettività di lingue e culture.
P. Leonardi (2013). Ridirlo in un’altra lingua. Bologna : BONONIA UNIVERSITY PRESS.
Ridirlo in un’altra lingua
LEONARDI, PAOLO
2013
Abstract
Nel 1960, Willard van Orman Quine, il più illustre filosofo americano, formulò la tesi dell’indeterminatezza della traduzione, tesi controversa e nello stesso tempo molto fortunata. Secondo Quine, c’è un numero infinito di traduzioni altrettanto buone, perché gli scostamenti con cui si rendono singole espressioni si compensano con scostamenti nel volgere altre espressioni. Inoltre, e questo ovviamente mi interessa qui, per Quine non c’è nessuna differenza fra traduzione di altri e autotraduzione – sono indeterminate entrambe nella stessa misura. Illustrerò la tesi “addomesticandola”, cioè offrendone una versione che non sembri, e spero non sia, controversa. Cercherò anche di mostrare, con un esempio di autotraduzione vero e con uno di traduzione (che mi piacerebbe fingere essere ancora un’autotraduzione), che non ci sono infinite traduzioni tutte altrettanto buone, che le traduzioni se producono scostamenti non li compensano perché le traduzioni sono lavori locali e non si curano degli effetti che potrebbero avere sul resto della lingua. Proprio per gli scostamenti non compensati nella traduzione traspaiono le soggettività di lingue e culture.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.