Le fratture complesse del piatto tibiale sono difficili da trattare e rappresentano un problema di difficile soluzione in chirurgia ortopedica. Questo tipo di fratture è relativamente poco frequente, rappresentando circa l'1% di tutte le fratture; l'incidenza è però significativamente più alta nei soggetti che praticano attività sportive quali, per esempio, lo sci. Sono di solito il risultato di lesioni ad alto impatto: il meccanismo di frattura tipico è dovuto a una forza in varo o in valgo combinata con un carico assiale. La mancata consolidazione di fratture prossimali di tibia è rara grazie alla ricca vascolarizzazione della zona ed all'abbondanza di osso spongioso. Nonostante ciò, le fratture del piatto tibiale sono comunque gravate da un'elevata incidenza di gravi complicazioni a breve ed a lungo termine. Le complicanze a lungo termine sono dovute alla difficoltà nel ripristinare il corretto piano articolare. Ottenere una superficie articolare continua non è sempre possibile nel caso, ad esempio di fratture comminute, e non infrequente, è la perdita della riduzione raggiunta, per inadeguato tessuto di supporto. Le conseguenze di un trattamento inadeguato possono essere serie. L'esito di queste fratture è purtroppo spesso caratterizzato da decalage del piatto tibiale, difetti cartilaginei o più spesso osteocartilaginei del plateau tibiale che possono portare allo sviluppo di un'artrosi precoce. Un numero significativo di pazienti, infatti, anche se operati, sviluppa un'artrosi del ginocchio che può rendere necessario un intervento di artroprotesi, che soprattutto nei pazienti giovani non rappresenta però una soluzione ottimale. Per ottenere buoni risultati, l'obiettivo del trattamento deve essere qundi la riduzione anatomica e la stabilizzazione della superficie articolare, il ripristino e il mantenimento dell'asse meccanico dell'arto inferiore, la conservazione dei legamenti e della capsula articolare del ginocchio e il recupero di un completo Range of Motion (ROM) dell'articolazione. Nella gestione di fratture complesse del piatto tibiale, quindi, non può esserce adottata una sola modalità di trattamento; il trattamento ottimale dovrebbe essere un approccio mirato al ripristino di tutte le caratteristiche morfologiche e funzionali al fine di prevenire la degenerazione artrosica. Nel presente capitolo si descrive il trattamento effettuato su 4 pazienti affetti da gravi lesioni osteocondrali e decalage del piatto tibiale di tipo Schatzker II e III, precedentemente trattati in gesso o con riduzione e osteosintesi con placca e viti. Per il ripristino della superficie articolare tutti e 4 i pazienti sono stati trattati con l'innesto di un innovativo scaffold biomimentico; inoltre, in un paziente, per il ripristino del corretto asse meccanico degli arti inferiori, cosa che dalla maggior parte degli autori è ritenuta un fattore critico per la funzione a lungo termine e la prevenzione di osteoartrosi del ginocchio, abbiamo eseguito una osteotomia con sollevamento dell'emipiatto tibiale a cielo aperto ed un innesto osseo omologo. Tutti i pazienti hanno raggiunto un follow-up minimo di 18 mesi e 2 di questi sono arrivati a 24 mesi. Lo scaffold composito recentemente sviluppato per rigenerare la superficie osteocartilaginea (Fin-Ceramica Faenza S.p.A., Faenza - Italia), composta da collageno di tipo I e idrossiapatite nanostrutturata è stato progettato per il trattamento dei difetti cartilaginei ed osteocartilaginei imitando le proprietà biochimiche e biofisiche dei diversi stratti dell'unità osteocondrale e ha dimostrato di favorire la formazione della cartilagine e del tessuto osseo in studi preclinici su diversi modelli animali. Inoltre, al fine di proteggere l'innesto e lo scaffold osteocondrale, in uno di questi casi abbiamo applicato un nuovo fissatore esterno articolato, che evita gli effetti pericolosi della compressione e le forze di taglio sul trapianto, ma allo stesso tempo riproduce la normale cinematica del ginocchio, permettendo la mobilizzazione post.operatoria associata a carico parziale per un più rapido recupero funzionale.

Il trattamento delle lesioni osteocondrali in esiti di fratture del piatto tibiale.

KON, ELIZAVETA;FILARDO, GIUSEPPE;Di Matteo B;MARCACCI, MAURILIO
2011

Abstract

Le fratture complesse del piatto tibiale sono difficili da trattare e rappresentano un problema di difficile soluzione in chirurgia ortopedica. Questo tipo di fratture è relativamente poco frequente, rappresentando circa l'1% di tutte le fratture; l'incidenza è però significativamente più alta nei soggetti che praticano attività sportive quali, per esempio, lo sci. Sono di solito il risultato di lesioni ad alto impatto: il meccanismo di frattura tipico è dovuto a una forza in varo o in valgo combinata con un carico assiale. La mancata consolidazione di fratture prossimali di tibia è rara grazie alla ricca vascolarizzazione della zona ed all'abbondanza di osso spongioso. Nonostante ciò, le fratture del piatto tibiale sono comunque gravate da un'elevata incidenza di gravi complicazioni a breve ed a lungo termine. Le complicanze a lungo termine sono dovute alla difficoltà nel ripristinare il corretto piano articolare. Ottenere una superficie articolare continua non è sempre possibile nel caso, ad esempio di fratture comminute, e non infrequente, è la perdita della riduzione raggiunta, per inadeguato tessuto di supporto. Le conseguenze di un trattamento inadeguato possono essere serie. L'esito di queste fratture è purtroppo spesso caratterizzato da decalage del piatto tibiale, difetti cartilaginei o più spesso osteocartilaginei del plateau tibiale che possono portare allo sviluppo di un'artrosi precoce. Un numero significativo di pazienti, infatti, anche se operati, sviluppa un'artrosi del ginocchio che può rendere necessario un intervento di artroprotesi, che soprattutto nei pazienti giovani non rappresenta però una soluzione ottimale. Per ottenere buoni risultati, l'obiettivo del trattamento deve essere qundi la riduzione anatomica e la stabilizzazione della superficie articolare, il ripristino e il mantenimento dell'asse meccanico dell'arto inferiore, la conservazione dei legamenti e della capsula articolare del ginocchio e il recupero di un completo Range of Motion (ROM) dell'articolazione. Nella gestione di fratture complesse del piatto tibiale, quindi, non può esserce adottata una sola modalità di trattamento; il trattamento ottimale dovrebbe essere un approccio mirato al ripristino di tutte le caratteristiche morfologiche e funzionali al fine di prevenire la degenerazione artrosica. Nel presente capitolo si descrive il trattamento effettuato su 4 pazienti affetti da gravi lesioni osteocondrali e decalage del piatto tibiale di tipo Schatzker II e III, precedentemente trattati in gesso o con riduzione e osteosintesi con placca e viti. Per il ripristino della superficie articolare tutti e 4 i pazienti sono stati trattati con l'innesto di un innovativo scaffold biomimentico; inoltre, in un paziente, per il ripristino del corretto asse meccanico degli arti inferiori, cosa che dalla maggior parte degli autori è ritenuta un fattore critico per la funzione a lungo termine e la prevenzione di osteoartrosi del ginocchio, abbiamo eseguito una osteotomia con sollevamento dell'emipiatto tibiale a cielo aperto ed un innesto osseo omologo. Tutti i pazienti hanno raggiunto un follow-up minimo di 18 mesi e 2 di questi sono arrivati a 24 mesi. Lo scaffold composito recentemente sviluppato per rigenerare la superficie osteocartilaginea (Fin-Ceramica Faenza S.p.A., Faenza - Italia), composta da collageno di tipo I e idrossiapatite nanostrutturata è stato progettato per il trattamento dei difetti cartilaginei ed osteocartilaginei imitando le proprietà biochimiche e biofisiche dei diversi stratti dell'unità osteocondrale e ha dimostrato di favorire la formazione della cartilagine e del tessuto osseo in studi preclinici su diversi modelli animali. Inoltre, al fine di proteggere l'innesto e lo scaffold osteocondrale, in uno di questi casi abbiamo applicato un nuovo fissatore esterno articolato, che evita gli effetti pericolosi della compressione e le forze di taglio sul trapianto, ma allo stesso tempo riproduce la normale cinematica del ginocchio, permettendo la mobilizzazione post.operatoria associata a carico parziale per un più rapido recupero funzionale.
2011
Le fratture dei piatti tibiali
201
208
Kon E; Delcogliano M; Filardo G; Di Martino A; Di Matteo B; D'Orazio L; Marcacci M
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/398132
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