Il progetto interviene sul manufatto con l’intenzione di preservare la sua conformazione originaria. Un attento intervento di conservazione e ripristino esprime il rispetto per la testimonianza, la memoria del luogo e la funzione che l’edificio ospitava. Il tempo assume per il manufatto un valore. L’azione di trasformazione, pur operata in termini di conservazione, altera i segni del tempo, ambisce a una sorta di sospensione temporale o di apparente inversione e tende a cancellare il valore determinato dal “tempo”. Il progetto non intende riportare ad un tempo passato. L’idea di progetto intende individuare un intervento che riveli la propria identità e autonomia rifiutando qualsiasi mimesi o ambiguità. Il vero rispetto nei confronti del passato ci spinge ad essere “autenticamente contemporanei”. Le operazioni di carattere conservativo hanno la finalità di ottenere, a livello dei materiali costituenti il manufatto, una “cristallizzazione della memoria”. Le opere sull’involucro tendono quindi a “congelare” lo status quo della fabbrica. L’edificio dovrebbe conservare la sua natura di manufatto “lavorato dal tempo” divenendo così patrimonio metabolizzato e non più ferita aperta. Il progetto ricerca un approccio che riesca a definire un chiaro rapporto di relazione qualitativa tra contenitore (l’edificio esistente) e contenuto (l’intervento). Si tratta di individuare una modalità per costruire all’interno di uno spazio dato: una casa nella casa, un’architettura nell’architettura. Si tratta di comporre, di porre/collocare insieme, di fare di più cose una sola. All’interno di questa composizione ogni oggetto, con la sua specifica identità, è legato all’altro da una relazione significativa, una sorta di “risonanza” formale. All’interno del perimetro fisico dell’edificio esistente, il limite delle pareti diventa superficie attiva avvolgente, che contiene e delimita lo spazio in cui si colloca l’oggetto/soggetto dell’intervento. I piani e le superfici che definiscono l’ambito spaziale (l’involucro) dell’edificio esistente, di per sé elementi geometrici astratti, rendono così possibile una relazione tra le parti. L’involucro, limite doppio che interagisce con l’interno e l’esterno, contiene una serie di spazi ed oggetti senza negarne le qualità ma favorendo le relazioni di introversione ed estroversione. Il manufatto è inteso come un vuoto disponibile ad accogliere una “forma” che espliciti un nuovo ruolo e una diversa funzione. La soluzione formale si pone come elemento in grado di interpretare questo mutamento, di ruolo e di funzione, simbolicamente. L’astrazione geometrica si configura così come parte attiva che provoca un processo di definizione formale, elemento generativo e di interazione dialettica tra l’esistente e il nuovo, favorendo le relazioni fra le parti grazie ad una evocazione capace di restituire significato alla forma stessa. L’interazione dialettica tra contenuto e contenitore spinge ad immaginare una relazione intesa come rapporto di “risonanza” che tiene insieme gli opposti. L’articolazione generale degli spazi è organizzata per rispondere in modo appropriato alle richieste del bando. Le funzioni sono disposte in modo da individuare aree separate e fruibili autonomamente, senza che ciò implichi allestimenti specialistici, in modo da rendere lo spazio versatile e facilmente adattabile. Uno scavo sul piano del pavimento alla quota d’ingresso permette di cogliere nel suo intero sviluppo volumetrico l’oggetto architettonico, cassa armonica la cui base poggia sul piano inferiore dell’edificio esistente. Si tratta di un solido in cemento grigio determinato dall’articolazione dei suoi piani generatori, sottoposti a rotazioni, torsioni, tagli, dislocazioni. La cassa armonica ospita all’interno del basamento una sala, un punto d’incontro in grado di accogliere 150 persone, gli spazi per l’esposizione delle soluzioni costruttive innovative proposte da Lafarge, i servizi e i locali di deposito. Al livello superiore una sala espositiva che si affaccia sul sistema delle rampe è destinata a mostre temporanee. Allo stesso livello, all’interno dei locali attigui trovano sistemazione piccole sale di dimensione flessibile destinate alla formazione interna, uffici ed aree per il trasferimento di conoscenze dotate di pareti mobili. Il piano orizzontale dell’oggetto, leggermente inclinato, in corrispondenza del punto di rotazione si raccorda con le quote dei percorsi per consentire di transitarvi al di sopra. L’inclinazione dissocia i piani distinguendoli. L’inserimento di lucernai nel solaio di copertura permette e modula l’ingresso della luce all’interno del volume dell’edificio. Due ricettori prismatici filtrano i raggi luminosi all’interno ricercando condizioni mutevoli, suggestive, percezioni inconsuete del sole o della luna.
E. Mucelli, F. Gulinello, R. Sacchetti (2013). CONCURSO DE IDEAS PARA LA REHABILITACIÓN DEL ANTIGUO ALMACÉN 5 DE LA FÁBRICA DE CEMENTO DE LAFARGE EN VILLALUENGA DE LA SAGRA (Toledo - España).
CONCURSO DE IDEAS PARA LA REHABILITACIÓN DEL ANTIGUO ALMACÉN 5 DE LA FÁBRICA DE CEMENTO DE LAFARGE EN VILLALUENGA DE LA SAGRA (Toledo - España)
MUCELLI, ELENA;GULINELLO, FRANCESCO;SACCHETTI, RAFFAELLA
2013
Abstract
Il progetto interviene sul manufatto con l’intenzione di preservare la sua conformazione originaria. Un attento intervento di conservazione e ripristino esprime il rispetto per la testimonianza, la memoria del luogo e la funzione che l’edificio ospitava. Il tempo assume per il manufatto un valore. L’azione di trasformazione, pur operata in termini di conservazione, altera i segni del tempo, ambisce a una sorta di sospensione temporale o di apparente inversione e tende a cancellare il valore determinato dal “tempo”. Il progetto non intende riportare ad un tempo passato. L’idea di progetto intende individuare un intervento che riveli la propria identità e autonomia rifiutando qualsiasi mimesi o ambiguità. Il vero rispetto nei confronti del passato ci spinge ad essere “autenticamente contemporanei”. Le operazioni di carattere conservativo hanno la finalità di ottenere, a livello dei materiali costituenti il manufatto, una “cristallizzazione della memoria”. Le opere sull’involucro tendono quindi a “congelare” lo status quo della fabbrica. L’edificio dovrebbe conservare la sua natura di manufatto “lavorato dal tempo” divenendo così patrimonio metabolizzato e non più ferita aperta. Il progetto ricerca un approccio che riesca a definire un chiaro rapporto di relazione qualitativa tra contenitore (l’edificio esistente) e contenuto (l’intervento). Si tratta di individuare una modalità per costruire all’interno di uno spazio dato: una casa nella casa, un’architettura nell’architettura. Si tratta di comporre, di porre/collocare insieme, di fare di più cose una sola. All’interno di questa composizione ogni oggetto, con la sua specifica identità, è legato all’altro da una relazione significativa, una sorta di “risonanza” formale. All’interno del perimetro fisico dell’edificio esistente, il limite delle pareti diventa superficie attiva avvolgente, che contiene e delimita lo spazio in cui si colloca l’oggetto/soggetto dell’intervento. I piani e le superfici che definiscono l’ambito spaziale (l’involucro) dell’edificio esistente, di per sé elementi geometrici astratti, rendono così possibile una relazione tra le parti. L’involucro, limite doppio che interagisce con l’interno e l’esterno, contiene una serie di spazi ed oggetti senza negarne le qualità ma favorendo le relazioni di introversione ed estroversione. Il manufatto è inteso come un vuoto disponibile ad accogliere una “forma” che espliciti un nuovo ruolo e una diversa funzione. La soluzione formale si pone come elemento in grado di interpretare questo mutamento, di ruolo e di funzione, simbolicamente. L’astrazione geometrica si configura così come parte attiva che provoca un processo di definizione formale, elemento generativo e di interazione dialettica tra l’esistente e il nuovo, favorendo le relazioni fra le parti grazie ad una evocazione capace di restituire significato alla forma stessa. L’interazione dialettica tra contenuto e contenitore spinge ad immaginare una relazione intesa come rapporto di “risonanza” che tiene insieme gli opposti. L’articolazione generale degli spazi è organizzata per rispondere in modo appropriato alle richieste del bando. Le funzioni sono disposte in modo da individuare aree separate e fruibili autonomamente, senza che ciò implichi allestimenti specialistici, in modo da rendere lo spazio versatile e facilmente adattabile. Uno scavo sul piano del pavimento alla quota d’ingresso permette di cogliere nel suo intero sviluppo volumetrico l’oggetto architettonico, cassa armonica la cui base poggia sul piano inferiore dell’edificio esistente. Si tratta di un solido in cemento grigio determinato dall’articolazione dei suoi piani generatori, sottoposti a rotazioni, torsioni, tagli, dislocazioni. La cassa armonica ospita all’interno del basamento una sala, un punto d’incontro in grado di accogliere 150 persone, gli spazi per l’esposizione delle soluzioni costruttive innovative proposte da Lafarge, i servizi e i locali di deposito. Al livello superiore una sala espositiva che si affaccia sul sistema delle rampe è destinata a mostre temporanee. Allo stesso livello, all’interno dei locali attigui trovano sistemazione piccole sale di dimensione flessibile destinate alla formazione interna, uffici ed aree per il trasferimento di conoscenze dotate di pareti mobili. Il piano orizzontale dell’oggetto, leggermente inclinato, in corrispondenza del punto di rotazione si raccorda con le quote dei percorsi per consentire di transitarvi al di sopra. L’inclinazione dissocia i piani distinguendoli. L’inserimento di lucernai nel solaio di copertura permette e modula l’ingresso della luce all’interno del volume dell’edificio. Due ricettori prismatici filtrano i raggi luminosi all’interno ricercando condizioni mutevoli, suggestive, percezioni inconsuete del sole o della luna.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.