Il presente contributo effettua un’analisi in chiave comparata della normativa comunitaria relativa agli “organismi per la promozione della parità di trattamento” . Dopo aver individuato il quadro normativo di riferimento, sono indicati gli antecedenti storici e/o i modelli ispiratori degli attuali equality bodies, sottolineando, in particolare, quale sia stata la loro influenza sul legislatore comunitario e sugli Stati membri. Sono ricordati, poi, alcuni tentativi effettuati dalla dottrina di individuare “tipologie” di organismi per la parità; viene quindi analizzata la tendenza, sempre più marcata in Europa, a prevedere, invece di diversi organismi, un’unica istituzione competente per più forme di discriminazione. Successivamente sono prese in esame le funzioni attribuite a tali istituzioni dalle direttive comunitarie, evidenziando come ciascun ordinamento abbia adottato soluzioni specifiche, dando vita ad un ampio spettro di attività. Viene analizzato poi il modo in cui gli Stati hanno cercato di adempiere all’obbligo di istituire organi per la parità in grado di svolgere le loro funzioni in maniera indipendente. Nell’ultima parte, infine, sono analizzati gli organismi contro la discriminazione in due ordinamenti, quello britannico e quello francese: nel primo, tali istituzioni erano presenti già da lungo tempo, mentre nel secondo è stato creato un organo ex novo. Dall’esame dei loro organismi, si tenta di mostrare come ciascun paese si sia dotato di un’istituzione per la parità “su misura”, in funzione, cioè, delle specificità e delle problematiche del proprio ordinamento.
Francesco Biagi (2011). Gli organismi nazionali per la parità: una prospettiva comparata. Roma : Armando Editore.
Gli organismi nazionali per la parità: una prospettiva comparata
BIAGI, FRANCESCO
2011
Abstract
Il presente contributo effettua un’analisi in chiave comparata della normativa comunitaria relativa agli “organismi per la promozione della parità di trattamento” . Dopo aver individuato il quadro normativo di riferimento, sono indicati gli antecedenti storici e/o i modelli ispiratori degli attuali equality bodies, sottolineando, in particolare, quale sia stata la loro influenza sul legislatore comunitario e sugli Stati membri. Sono ricordati, poi, alcuni tentativi effettuati dalla dottrina di individuare “tipologie” di organismi per la parità; viene quindi analizzata la tendenza, sempre più marcata in Europa, a prevedere, invece di diversi organismi, un’unica istituzione competente per più forme di discriminazione. Successivamente sono prese in esame le funzioni attribuite a tali istituzioni dalle direttive comunitarie, evidenziando come ciascun ordinamento abbia adottato soluzioni specifiche, dando vita ad un ampio spettro di attività. Viene analizzato poi il modo in cui gli Stati hanno cercato di adempiere all’obbligo di istituire organi per la parità in grado di svolgere le loro funzioni in maniera indipendente. Nell’ultima parte, infine, sono analizzati gli organismi contro la discriminazione in due ordinamenti, quello britannico e quello francese: nel primo, tali istituzioni erano presenti già da lungo tempo, mentre nel secondo è stato creato un organo ex novo. Dall’esame dei loro organismi, si tenta di mostrare come ciascun paese si sia dotato di un’istituzione per la parità “su misura”, in funzione, cioè, delle specificità e delle problematiche del proprio ordinamento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.