Il volume, pubblicato sulla collana "Sociologia urbana e rurale" della Franco Angeli (collana peer reviewed), presenta la bioarchitettura come disciplina portatrice di un "nuovo umanesimo", dove crescita ed espansione edilizia cedono finalmente il passo a riqualificazione e cura del contesto. Avvalendosi delle "voci", italiane e non, di architetti, sociologi e liberi professionisti, i curatori intendono dimostrare come la bioarchitettura sia espressione di un nuovo modo di costruire, contribuendo a cambiare e salvare quel che resta del nostro territorio e, in definitiva, del nostro mondo. Un mondo profondamente ingiusto, dove gli interessi di pochi affossano la vita e la salute di miliardi di soggetti: la bioarchitettura abbandona una visione puramente tecnica e sceglie una vera e propria antropologia integrale. Costruire, progettare, conservare, con materiali buoni, puliti e giusti, non sottrarre più metri quadrati all'agricoltura, sono solo un mezzo per diffondere una visione della vita in cui vi sia spazio e diritti per tutti. È evidente l'ambizione sociale di una disciplina che assume l'eco-compatibilità come principio guida e l'alfabetizzazione ecologica come condizione imprescindibile. Con la bioarchitettura, quindi, non si costruisce solo un edificio, una piazza o un quartiere, ma anche relazioni e qualità della vita. Lo testimonia il ricorso ai masterplan, all'urbanistica partecipata e ad altri strumenti che prevedono l'ascolto dei futuri abitanti e dei fruitori.
Witterer W, Manella G (2013). Costruire sostenibilità: crisi ambientale e bioarchitettura. Milano : Edizioni Franco Angeli.
Costruire sostenibilità: crisi ambientale e bioarchitettura
MANELLA, GABRIELE
2013
Abstract
Il volume, pubblicato sulla collana "Sociologia urbana e rurale" della Franco Angeli (collana peer reviewed), presenta la bioarchitettura come disciplina portatrice di un "nuovo umanesimo", dove crescita ed espansione edilizia cedono finalmente il passo a riqualificazione e cura del contesto. Avvalendosi delle "voci", italiane e non, di architetti, sociologi e liberi professionisti, i curatori intendono dimostrare come la bioarchitettura sia espressione di un nuovo modo di costruire, contribuendo a cambiare e salvare quel che resta del nostro territorio e, in definitiva, del nostro mondo. Un mondo profondamente ingiusto, dove gli interessi di pochi affossano la vita e la salute di miliardi di soggetti: la bioarchitettura abbandona una visione puramente tecnica e sceglie una vera e propria antropologia integrale. Costruire, progettare, conservare, con materiali buoni, puliti e giusti, non sottrarre più metri quadrati all'agricoltura, sono solo un mezzo per diffondere una visione della vita in cui vi sia spazio e diritti per tutti. È evidente l'ambizione sociale di una disciplina che assume l'eco-compatibilità come principio guida e l'alfabetizzazione ecologica come condizione imprescindibile. Con la bioarchitettura, quindi, non si costruisce solo un edificio, una piazza o un quartiere, ma anche relazioni e qualità della vita. Lo testimonia il ricorso ai masterplan, all'urbanistica partecipata e ad altri strumenti che prevedono l'ascolto dei futuri abitanti e dei fruitori.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.