Il simposio è il gioco della condivisione: i calici, il cratere colmo di vino – e di gioia, uno dei suoi nomi – le emozioni, i saperi, le regole, i sentimenti, le tradizioni. Un gioco rotondo e circolare: le coppe scorrono, da sinistra verso destra, e così le parole e il canto. Impossibile dire quando gli uomini hanno inventato per la prima volta questa modalità di condivisione, forse attorno a un fuoco, passandosi acqua di fonte e carni arrostite. Forse quando un raccolto abbondante li ha spinti a mettere nel mezzo, in comune, i doni della terra e spartirli con i vicini. Il dono di Dioniso, il vino, ha infiammato questo spazio e questa esperienza: l’ha resa un codice, un modello di comportamento, una struttura comunicativa complessa in cui la lingua delle Muse si alterna alle parole degli uomini. Ma dai primi fuochi ai precetti di Plutarco, il simposio è soprattutto luogo e occasione della ricerca del piacere, di un piacere assoluto e senza condizioni. Socrate – racconta Platone - raccomanda una sobrietà che forse i Greci non hanno mai conosciuto o praticato (o desiderato): raccomandazione possibile, solo apparentemente per paradosso, perché è in grado di bere vino quanto gli altri, più degli altri: meglio degli altri. Non è una logica contemporanea di stordimento, ma l’esplicita (e ‘classica’) affermazione che solo nel piacere è possibile condividere e comunicare la bellezza. Un piacere assoluto che solo il simposio, interruzione e separazione da tempo e spazio quotidiano, può consentire.
Il piacere assoluto del simposio
IANNUCCI, ALESSANDRO
2014
Abstract
Il simposio è il gioco della condivisione: i calici, il cratere colmo di vino – e di gioia, uno dei suoi nomi – le emozioni, i saperi, le regole, i sentimenti, le tradizioni. Un gioco rotondo e circolare: le coppe scorrono, da sinistra verso destra, e così le parole e il canto. Impossibile dire quando gli uomini hanno inventato per la prima volta questa modalità di condivisione, forse attorno a un fuoco, passandosi acqua di fonte e carni arrostite. Forse quando un raccolto abbondante li ha spinti a mettere nel mezzo, in comune, i doni della terra e spartirli con i vicini. Il dono di Dioniso, il vino, ha infiammato questo spazio e questa esperienza: l’ha resa un codice, un modello di comportamento, una struttura comunicativa complessa in cui la lingua delle Muse si alterna alle parole degli uomini. Ma dai primi fuochi ai precetti di Plutarco, il simposio è soprattutto luogo e occasione della ricerca del piacere, di un piacere assoluto e senza condizioni. Socrate – racconta Platone - raccomanda una sobrietà che forse i Greci non hanno mai conosciuto o praticato (o desiderato): raccomandazione possibile, solo apparentemente per paradosso, perché è in grado di bere vino quanto gli altri, più degli altri: meglio degli altri. Non è una logica contemporanea di stordimento, ma l’esplicita (e ‘classica’) affermazione che solo nel piacere è possibile condividere e comunicare la bellezza. Un piacere assoluto che solo il simposio, interruzione e separazione da tempo e spazio quotidiano, può consentire.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.