I tassi di abortività delle immigrate in Italia arrivano ad essere fino a 13 volte più elevati di quelli delle autoctone. Provenire dalla Nigeria, dalla Romania, dall’Albania, dall’Ucraina, dal Perù o dalla Cina aumenta largamente anche il rischio di aborti multipli. Ciononostante, sono emerse numerose differenze tra i gruppi etnici. Sono le donne provenienti da paesi appartenenti all'ex Unione Sovietica, le romene e le nigeriane a presentare i tassi di abortività più elevati. Se guardiamo alle donne ucraine e romene che ricorrono all’aborto in Italia, rileviamo che sono prevalentemente adulte, coniugate e hanno già figli. Le loro abitudini confermano quelle del paese di origine: un limitato uso di contraccettivi moderni. Anche nel caso delle donne nigeriane la limitata diffusione di metodi contraccettivi moderni e l’inefficacia di quelli usati le porta ad essere notevolmente sovra-rappresentate nella popolazione che pratica aborti, ma in questo caso si tratta prevalentemente di giovani donne single. Molti fattori di rischio sono stati evidenziati: bassi titoli di studio, la condizione di madre sola e disoccupata, come non può essere sottovalutato il peso per le immigrate dell’assenza di una rete amicale e parentale di sostegno. Qualche preoccupazione può senz’altro destare il frequente ricorso all’aborto delle donne immigrate. Tuttavia, una volta constatato quanto questa pratica dipenda, da un lato, dai comportamenti riproduttivi appresi nel paese di origine, dall’altro dalla diffusione capillare di corrette informazioni sulle alternative contraccettive e sul loro corretto impiego, un intervento probabilmente adeguato consiste nell’attivazione di campagne mirate e più efficaci.
Santangelo, F. (2007). Le interruzioni volontarie di gravidanza. Roma : Ministero dell'interno.
Le interruzioni volontarie di gravidanza
SANTANGELO, FEDERICA
2007
Abstract
I tassi di abortività delle immigrate in Italia arrivano ad essere fino a 13 volte più elevati di quelli delle autoctone. Provenire dalla Nigeria, dalla Romania, dall’Albania, dall’Ucraina, dal Perù o dalla Cina aumenta largamente anche il rischio di aborti multipli. Ciononostante, sono emerse numerose differenze tra i gruppi etnici. Sono le donne provenienti da paesi appartenenti all'ex Unione Sovietica, le romene e le nigeriane a presentare i tassi di abortività più elevati. Se guardiamo alle donne ucraine e romene che ricorrono all’aborto in Italia, rileviamo che sono prevalentemente adulte, coniugate e hanno già figli. Le loro abitudini confermano quelle del paese di origine: un limitato uso di contraccettivi moderni. Anche nel caso delle donne nigeriane la limitata diffusione di metodi contraccettivi moderni e l’inefficacia di quelli usati le porta ad essere notevolmente sovra-rappresentate nella popolazione che pratica aborti, ma in questo caso si tratta prevalentemente di giovani donne single. Molti fattori di rischio sono stati evidenziati: bassi titoli di studio, la condizione di madre sola e disoccupata, come non può essere sottovalutato il peso per le immigrate dell’assenza di una rete amicale e parentale di sostegno. Qualche preoccupazione può senz’altro destare il frequente ricorso all’aborto delle donne immigrate. Tuttavia, una volta constatato quanto questa pratica dipenda, da un lato, dai comportamenti riproduttivi appresi nel paese di origine, dall’altro dalla diffusione capillare di corrette informazioni sulle alternative contraccettive e sul loro corretto impiego, un intervento probabilmente adeguato consiste nell’attivazione di campagne mirate e più efficaci.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.