L’indagine descrittiva che offriamo in questo numero speciale lancia una sfida a tutti coloro i quali siano interessati a studiare il cambiamento politico italiano, invitandoli a non dare per scontati ruoli e relazioni. Per quanto il sistema degli interessi italiano abbia sperimentato la crescita del numero dei gruppi che insistono in ogni settore di politica pubblica, esso resta comunque caratterizzato da una significativa dose di stabilità per quanto concerne gli attori principali, e ciò a prescindere dall’avvicendarsi dei governi. Insomma, tranne che in maniera transitoria e relativamente a singole e specifiche issues, gli outsiders sembrano incontrare non pochi ostacoli. Paradossalmente, l’indebolimento del sistema partitico, se da un lato ha accentuato frammentazione, differenziazione e specializzazione nel sistema degli interessi, dall’altro ha reso ancor più forti i grandi gruppi storici in alcuni settori di policy, spingendo le burocrazie a stabilizzare i rapporti in un circuito di auto-rafforzamento reciproco. Tale circuito, tuttavia, sembra svilupparsi efficacemente fintantoché il governo, resosi più autonomo dai partiti e dal parlamento, non entra in gioco direttamente, permettendosi di escludere dal processo decisionale anche i gruppi più strutturati a seconda della necessità. È dunque il governo – in ultima istanza – che può riprendersi la delega data alla burocrazia e decidere se, quando e quanto prestare attenzione a quali interessi e a quali gruppi.
Capano G., Lizzi R., Pritoni A. (2014). I gruppi di interesse nell'Italia della transizione: organizzazione, risorse e strategie di lobbying. Bologna : Il Mulino.
I gruppi di interesse nell'Italia della transizione: organizzazione, risorse e strategie di lobbying
CAPANO, GILIBERTO;LIZZI, RENATA;PRITONI, ANDREA
2014
Abstract
L’indagine descrittiva che offriamo in questo numero speciale lancia una sfida a tutti coloro i quali siano interessati a studiare il cambiamento politico italiano, invitandoli a non dare per scontati ruoli e relazioni. Per quanto il sistema degli interessi italiano abbia sperimentato la crescita del numero dei gruppi che insistono in ogni settore di politica pubblica, esso resta comunque caratterizzato da una significativa dose di stabilità per quanto concerne gli attori principali, e ciò a prescindere dall’avvicendarsi dei governi. Insomma, tranne che in maniera transitoria e relativamente a singole e specifiche issues, gli outsiders sembrano incontrare non pochi ostacoli. Paradossalmente, l’indebolimento del sistema partitico, se da un lato ha accentuato frammentazione, differenziazione e specializzazione nel sistema degli interessi, dall’altro ha reso ancor più forti i grandi gruppi storici in alcuni settori di policy, spingendo le burocrazie a stabilizzare i rapporti in un circuito di auto-rafforzamento reciproco. Tale circuito, tuttavia, sembra svilupparsi efficacemente fintantoché il governo, resosi più autonomo dai partiti e dal parlamento, non entra in gioco direttamente, permettendosi di escludere dal processo decisionale anche i gruppi più strutturati a seconda della necessità. È dunque il governo – in ultima istanza – che può riprendersi la delega data alla burocrazia e decidere se, quando e quanto prestare attenzione a quali interessi e a quali gruppi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.