Le scienze della terra, ed in particolare le teorie sull’origine delle montagne, sono argomenti che poco hanno interessato gli scrittori e gli scienziati dell’antichità, forse a causa di una sorta di sacralità e di naturale ammirazione che da sempre ha ispirato forme di rispetto tali da considerare le cime più elevate della terra come luoghi deputati per la residenza del divino, punti singolari carichi di un simbolismo energetico non inquadrabile nei termini di un semplice ragionamento, per quanto raffinato lo si possa concepire. La montagna è il luogo della conoscenza sapienziale, terra di incontri mistici, accesso a mondi ed a vite parallele. Benché Seneca avesse già delineato nelle Naturales quaestiones un'interessante tripartizione delle discipline che indagano la natura, facendo esplicito riferimento alle acque, alle terre ed a tutti i beni naturali che sono pertinenti al suolo come "Terrena", sembra che il termine “geologia” sia stato originariamente impiegato da Riccardo da Bury (Philobiblon, 1345), per indicare la giurisprudenza (scienza che studia le cose terrene, ossia le pratiche dei fenomeni di costume) in contrapposizione alla “teologia” (scienza che studia le cose divine). Geologia contro Teologia. In seguito, Ulisse Aldrovandi pose tale termine (Geologia, ovvero de fossilibus) come titolo di parte del materiale pubblicato nel Musaeum metallicum (1648), attribuendogli il significato a noi oggi più familiare. Nei secoli successivi l’uso - ancorché assai scarso - ed il significato del termine geologia segue le incertezze degli sviluppi delle osservazioni naturalistiche e paleontologiche, e si confonde intrecciandosi con lo studio della storia naturale della terra, allora nota come cosmologia. Infatti, ancora nella seconda metà del XVIII secolo il termine “geologia” è assente sia nell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert, sia nel Dictionnaire de l’Académie Françoise. Solo nella prima metà dell’ottocento, con la fondamentale opera di Charles Lyell (Principles of geology, 1830), il termine geologia inizia ad essere impiegato nel senso attuale, come «scienza che studia le cose della terra dalle origini fino al presente». In realtà, i primi dibattiti dedicati alla questione delle possibili cause ed ai motori primi di un’ipotetica geodinamica (divina o terrena) delle catene montuose hanno avuto origine solo in tempi recenti, a partire dal XVII secolo, in coincidenza con i lenti sviluppi delle scienze della terra in senso moderno, che hanno portato, tra vari sussulti e feroci polemiche, alle concezioni attuali sulla trasformazione della forma esterna del nostro pianeta e ad una nuova concezione delle dimensioni e dello scorrere del tempo geologico. Occorre aspettare la fine della seconda metà del Settecento per vedere formulati i primi concetti scientifici moderni. A questo proposito, sono interessanti le osservazioni contenute nell’opera del grande scienziato e pensatore russo Mihail Vasil’evic Lomonosov, i cui interessi hanno abbracciato quasi tutti i campi dello scibile umano del tempo. Questi concetti furono definitivamente consacrati sul piano più schiettamente geologico da James Hutton (Theory of the earth, 1788). Convenzionalmente, l’inizio della geologia in senso moderno è però fatta risalire proprio al 1788, quando Hutton espose alla Royal Society di Edimburgo la sua rivoluzionaria opera, in contrasto con l’autorità indiscussa dell’Accademia montanistica di Freiberg e del suo massimo esponente, Abraham Gottlob Werner. Pochi anni dopo William Smith, intuendo la fondamentale funzione dei fossili per riconoscere l’età dei livelli stratigrafici, pubblica una grande carta geologica a colori dell’Inghilterra, la prima nel suo genere, nell’opera A Map of the Strata of England and Wales (1815), fornendo chiavi e strumenti interpretativi che, attraverso la definizione di precise intersezioni temporali e di scale cronologiche comparative, permetteranno lo sviluppo autonomo delle scienze geologiche.
P. Macini, E. Mesini (2006). Sull'origine delle montagne. VERBANIA : Tararà.
Sull'origine delle montagne
MACINI, PAOLO;MESINI, EZIO
2006
Abstract
Le scienze della terra, ed in particolare le teorie sull’origine delle montagne, sono argomenti che poco hanno interessato gli scrittori e gli scienziati dell’antichità, forse a causa di una sorta di sacralità e di naturale ammirazione che da sempre ha ispirato forme di rispetto tali da considerare le cime più elevate della terra come luoghi deputati per la residenza del divino, punti singolari carichi di un simbolismo energetico non inquadrabile nei termini di un semplice ragionamento, per quanto raffinato lo si possa concepire. La montagna è il luogo della conoscenza sapienziale, terra di incontri mistici, accesso a mondi ed a vite parallele. Benché Seneca avesse già delineato nelle Naturales quaestiones un'interessante tripartizione delle discipline che indagano la natura, facendo esplicito riferimento alle acque, alle terre ed a tutti i beni naturali che sono pertinenti al suolo come "Terrena", sembra che il termine “geologia” sia stato originariamente impiegato da Riccardo da Bury (Philobiblon, 1345), per indicare la giurisprudenza (scienza che studia le cose terrene, ossia le pratiche dei fenomeni di costume) in contrapposizione alla “teologia” (scienza che studia le cose divine). Geologia contro Teologia. In seguito, Ulisse Aldrovandi pose tale termine (Geologia, ovvero de fossilibus) come titolo di parte del materiale pubblicato nel Musaeum metallicum (1648), attribuendogli il significato a noi oggi più familiare. Nei secoli successivi l’uso - ancorché assai scarso - ed il significato del termine geologia segue le incertezze degli sviluppi delle osservazioni naturalistiche e paleontologiche, e si confonde intrecciandosi con lo studio della storia naturale della terra, allora nota come cosmologia. Infatti, ancora nella seconda metà del XVIII secolo il termine “geologia” è assente sia nell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert, sia nel Dictionnaire de l’Académie Françoise. Solo nella prima metà dell’ottocento, con la fondamentale opera di Charles Lyell (Principles of geology, 1830), il termine geologia inizia ad essere impiegato nel senso attuale, come «scienza che studia le cose della terra dalle origini fino al presente». In realtà, i primi dibattiti dedicati alla questione delle possibili cause ed ai motori primi di un’ipotetica geodinamica (divina o terrena) delle catene montuose hanno avuto origine solo in tempi recenti, a partire dal XVII secolo, in coincidenza con i lenti sviluppi delle scienze della terra in senso moderno, che hanno portato, tra vari sussulti e feroci polemiche, alle concezioni attuali sulla trasformazione della forma esterna del nostro pianeta e ad una nuova concezione delle dimensioni e dello scorrere del tempo geologico. Occorre aspettare la fine della seconda metà del Settecento per vedere formulati i primi concetti scientifici moderni. A questo proposito, sono interessanti le osservazioni contenute nell’opera del grande scienziato e pensatore russo Mihail Vasil’evic Lomonosov, i cui interessi hanno abbracciato quasi tutti i campi dello scibile umano del tempo. Questi concetti furono definitivamente consacrati sul piano più schiettamente geologico da James Hutton (Theory of the earth, 1788). Convenzionalmente, l’inizio della geologia in senso moderno è però fatta risalire proprio al 1788, quando Hutton espose alla Royal Society di Edimburgo la sua rivoluzionaria opera, in contrasto con l’autorità indiscussa dell’Accademia montanistica di Freiberg e del suo massimo esponente, Abraham Gottlob Werner. Pochi anni dopo William Smith, intuendo la fondamentale funzione dei fossili per riconoscere l’età dei livelli stratigrafici, pubblica una grande carta geologica a colori dell’Inghilterra, la prima nel suo genere, nell’opera A Map of the Strata of England and Wales (1815), fornendo chiavi e strumenti interpretativi che, attraverso la definizione di precise intersezioni temporali e di scale cronologiche comparative, permetteranno lo sviluppo autonomo delle scienze geologiche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.