Nel periodo che va dagli anni 30 agli anni 60 del secolo scorso si affermò in Italia l’idea di un welfare a dominante presenza pubblica, come unico garante di servizi indispensabili alla crescita sociale ed economica della comunità nazionale. Il centralismo e il monopolio statale dei servizi si erano sempre più imposti, come coordinate fondamentali dello Stato-nazione, a partire dalle cesura della Prima guerra mondiale e poi con l’avvento del fascismo e con la crisi economica degli anni 30. Questo lungo retaggio politico-culturale ha fatto sì che gran parte dell’opinione pubblica italiana si sia resa conto dell’esistenza del settore non profit solamente tra la fine degli anni 80 e la metà degli anni 90, in corrispondenza della crisi fiscale dello Stato, scontando dunque un certo ritardo rispetto ad altre realtà europee. Nel nostro paese, la crescita più massiccia delle Onlus si colloca in quegli anni, quando – accanto al welfare statale – si delinea con crescente chiarezza l’alternativa di un welfare plurale, caratterizzato da una molteplicità di soggetti pubblici e privati. Di fronte all’urgenza di far fronte all’alleggerimento delle funzioni statali, il principio di sussidiarietà si presenta oggi come l’idea intorno alla quale riconsiderare il problema della garanzia dei diritti sociali. Un passaggio dal welfare state alla welfare society, che preannuncia un ruolo di crescente importanza, nell’ambito della riforma federale dello Stato, per gli spazi di governo regionali. La crisi attuale può, in definitiva, rivelare delle impreviste opportunità per la nostra società, con il superamento sia delle logiche individualiste che di quelle stataliste, verso un nuovo modello di protezione sociale che abbia tra i suoi punti nevralgici il Terzo settore.

Carlo De Maria (2011). L’evoluzione del Terzo settore dal Novecento a oggi (1915-2011). Bologna : Il Mulino.

L’evoluzione del Terzo settore dal Novecento a oggi (1915-2011)

DE MARIA, CARLO
2011

Abstract

Nel periodo che va dagli anni 30 agli anni 60 del secolo scorso si affermò in Italia l’idea di un welfare a dominante presenza pubblica, come unico garante di servizi indispensabili alla crescita sociale ed economica della comunità nazionale. Il centralismo e il monopolio statale dei servizi si erano sempre più imposti, come coordinate fondamentali dello Stato-nazione, a partire dalle cesura della Prima guerra mondiale e poi con l’avvento del fascismo e con la crisi economica degli anni 30. Questo lungo retaggio politico-culturale ha fatto sì che gran parte dell’opinione pubblica italiana si sia resa conto dell’esistenza del settore non profit solamente tra la fine degli anni 80 e la metà degli anni 90, in corrispondenza della crisi fiscale dello Stato, scontando dunque un certo ritardo rispetto ad altre realtà europee. Nel nostro paese, la crescita più massiccia delle Onlus si colloca in quegli anni, quando – accanto al welfare statale – si delinea con crescente chiarezza l’alternativa di un welfare plurale, caratterizzato da una molteplicità di soggetti pubblici e privati. Di fronte all’urgenza di far fronte all’alleggerimento delle funzioni statali, il principio di sussidiarietà si presenta oggi come l’idea intorno alla quale riconsiderare il problema della garanzia dei diritti sociali. Un passaggio dal welfare state alla welfare society, che preannuncia un ruolo di crescente importanza, nell’ambito della riforma federale dello Stato, per gli spazi di governo regionali. La crisi attuale può, in definitiva, rivelare delle impreviste opportunità per la nostra società, con il superamento sia delle logiche individualiste che di quelle stataliste, verso un nuovo modello di protezione sociale che abbia tra i suoi punti nevralgici il Terzo settore.
2011
Il Terzo settore nell’Italia unita
83
127
Carlo De Maria (2011). L’evoluzione del Terzo settore dal Novecento a oggi (1915-2011). Bologna : Il Mulino.
Carlo De Maria
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