La crisi globale in atto rende sempre più cruciale una questione etica fondamentale. Diversi scienziati ed esperti in vari campi hanno sostenuto nel corso degli ultimi anni che per risanare l’economia e il tessuto sociale, si rende necessario anche un rinnovamento morale e una redistribuzione del reddito e della ricchezza. Una trasformazione radicale del rapporto tra fattori produttivi, classi sociali e quote di reddito a cui queste possono ambire mette a rischio stabilità acquisite e prefigura nuovi e diseguali assetti al termine della crisi globale. Inoltre, l'alta concentrazione delle élites economiche può essere fatta risalire all’egemonia dei mercati finanziari e alla "finanziarizzazione" dell'economia globale. A ciò si aggiunge il fatto che la segmentazione persistente dei mercati del lavoro rischia di determinare lo spreco di un’intera generazione e la distruzione del capitale umano potenziale in essa incorporata. A fronte di ciò, soprattutto in Italia e in Europa, si manifesta un’inerzia delle politiche economiche e sociali che comporterà danni tanto più gravi e di lungo periodo al potenziale produttivo di tali economie quanto più l’inerzia perdurerà, al di là dell’attivismo attento al solo breve periodo ed alla riduzione del danno. Sono convinto che, oltre che da impotenze pratiche, quest’inerzia dipenda anche dall’incapacità di rispondere alle domande veramente importanti che l’interpretazione della crisi ci pone. Questo lavoro cerca di affrontarne una.
G. ANTONELLI (2013). Dinamica economica strutturale e diseguaglianza multidimensionale. BOLOGNA : BONONIA UNIVERSITY PRESS.
Dinamica economica strutturale e diseguaglianza multidimensionale
ANTONELLI, GILBERTO
2013
Abstract
La crisi globale in atto rende sempre più cruciale una questione etica fondamentale. Diversi scienziati ed esperti in vari campi hanno sostenuto nel corso degli ultimi anni che per risanare l’economia e il tessuto sociale, si rende necessario anche un rinnovamento morale e una redistribuzione del reddito e della ricchezza. Una trasformazione radicale del rapporto tra fattori produttivi, classi sociali e quote di reddito a cui queste possono ambire mette a rischio stabilità acquisite e prefigura nuovi e diseguali assetti al termine della crisi globale. Inoltre, l'alta concentrazione delle élites economiche può essere fatta risalire all’egemonia dei mercati finanziari e alla "finanziarizzazione" dell'economia globale. A ciò si aggiunge il fatto che la segmentazione persistente dei mercati del lavoro rischia di determinare lo spreco di un’intera generazione e la distruzione del capitale umano potenziale in essa incorporata. A fronte di ciò, soprattutto in Italia e in Europa, si manifesta un’inerzia delle politiche economiche e sociali che comporterà danni tanto più gravi e di lungo periodo al potenziale produttivo di tali economie quanto più l’inerzia perdurerà, al di là dell’attivismo attento al solo breve periodo ed alla riduzione del danno. Sono convinto che, oltre che da impotenze pratiche, quest’inerzia dipenda anche dall’incapacità di rispondere alle domande veramente importanti che l’interpretazione della crisi ci pone. Questo lavoro cerca di affrontarne una.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.