Nello studio si analizzano le spinte di riforma della disciplina delle professioni, mettendo in risalto dapprima l’importanza della legge Bersani, ma ancora di più delle possibili aperture che potrebbero derivare dai numerosi disegni di legge all’esame del Parlamento sul riordino dell’intero settore. Su questi ultimi numerose sono le aspettative, soprattutto per ciò che concerne l’aspetto relativo alla riorganizzazione degli ordini e dei collegi professionali, e in particolar modo per quanto attiene alla loro natura giuridica. Si rileva, tuttavia, che le proposte non prevedono modifiche sulla loro natura di enti pubblici. In seguito, viene esaminato l’ordinamento comunitario ed i principi che da esso derivano. Si rileva che la disciplina comunitaria in tema di professioni si fonda sui principi di libera concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi, principi tali da suscitare numerose aspettative nei confronti degli ordinamenti nazionali, nel senso di una “apertura” del settore delle professioni intellettuali. In proposito si mette in evidenza come l’opera svolta a livello comunitario si è espressa, da un lato nella liberalizzazione delle professioni, cioè nelle abolizioni fondate, in modo diretto o meno, sulla nazionalità, e dall’altro lato, nell’assicurare il riconoscimento dei diplomi, dei certificati o attestati professionali conseguiti nel Paese di provenienza, e dall’altro nel tentativo di tutela del principio di libera concorrenza. L’ordinamento professionale comunitario è caratterizzato, quindi, in primo luogo, dal favore manifestato, in più modi, per le libertà di accesso dei nuovi entranti, di prestazione dei servizi da parte dei professionisti abilitati in altri paesi e, infine, di stabilimento. In secondo luogo, dalla promozione della concorrenza all’interno delle professioni, principalmente mediante l’abolizione dei divieti di pubblicità e delle tariffe minime inderogabili. La ricerca, in questo senso, analizza la compatibilità ed i conflitti che emergono nel confronto tra i principi posti dall’ordinamento comunitario con l’ordinamento italiano. Nella seconda parte lo studio è volto all’esame dell’attuale organizzazione pubblica delle professioni intellettuali, e segnatamente quella degli ordini e collegi professionali, posizionandole all’interno dell’ordinamento nazionale e comunitario evidenziato nelle sue specificità nella prima parte. Il lavoro prende, quindi, le sue mosse da un attento esame della disciplina degli ordini e collegi professionali nell’ordinamento giuridico nazionale, evidenziando – dapprima - il valore degli interessi pubblici e le differenze rilevanti tra gli stessi relativamente alle diverse professioni; in seguito, l’attenzione dell’analisi è sulle finalità istituzionali degli ordini e collegi professionali considerando la necessità di una rilettura delle stesse alla luce dell’evoluzione del mercato delle libere professioni. Infine si esaminano la natura giuridica di ordini e collegi professionali e la peculiare struttura organizzativa degli stessi, evidenziando la loro articolazione e diffusione sul territorio, la loro organizzazione interna, retta da principi di autogoverno e democraticità, in particolare sottolineando la inadeguatezza del modello di ente pubblico di tipo associativo come modello di organizzazione per le professioni intellettuali. Tutto ciò, è preso in considerazione alla luce della “esigenza” di superamento di una impostazione pubblicistica di regolamentazione del settore, che in osservanza dei principi di diritto comunitario sembra oggi del tutto superato. Da ciò discende l’esigenza di verificare quali funzioni sono poste in capo agli ordini e ai collegi professionali, e quali atti siano prodotti da esse. Come noto, si tratta, da un lato, di funzioni amministrative a tutela dell’interesse pubblico e, da altro lato, di funzioni amministrative a tutela degli interessi della categoria professionale, che quando organizzata in ordini e collegi può addirittura prendere la conformazione di gruppo organizzato di interessi nella produzione di regole pubbliche. A fronte di ciò, sembra necessaria, in primo luogo, una analisi del corretto svolgimento delle funzioni esercitate dai singoli ordini o collegi (in particolare della funzione di controllo e della funzione disciplinare) e, in secondo luogo, e di più ampio respiro, ancora più necessaria sembra una valutazione degli effetti anticoncorrenziali che risultano da siffatta regolamentazione. Da ultimo,si è analizzato il sistema di controllo dei pubblici poteri sugli ordini e i collegi professionali, articolato su più livelli, da parte di Ministeri preposti, da parte dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato e dalla Corte dei conti. In questo caso viene posta la lente sull’effettivo esercizio della funzione di controllo da parte delle suddette Autorità pubbliche. Va rilevato che nel corso dell’opera, viene dedicata sempre una particolare attenzione agli altri ordinamenti giuridici, sia di civil Law, sia di common Law, per rilevarne tratti comuni e differenze rispetto alle principali caratteristiche che la disciplina nazionale delle professioni presenta. In conclusione, dopo aver messo in rilievo il superamento del modello pubblicistico di regolamentazione del settore, in chiave prospettica, vengono formulati i lineamenti di una riforma della normativa sulle professioni, che, tenendo sempre come riferimento principale il mercato, sia a favore dell’introduzione di una forma mista “pubblico-privato”.

Gli ordini e i collegi professionali nel mercato. Riflessioni sul modello di ente pubblico professionale

GOLINO, CLAUDIA
2011

Abstract

Nello studio si analizzano le spinte di riforma della disciplina delle professioni, mettendo in risalto dapprima l’importanza della legge Bersani, ma ancora di più delle possibili aperture che potrebbero derivare dai numerosi disegni di legge all’esame del Parlamento sul riordino dell’intero settore. Su questi ultimi numerose sono le aspettative, soprattutto per ciò che concerne l’aspetto relativo alla riorganizzazione degli ordini e dei collegi professionali, e in particolar modo per quanto attiene alla loro natura giuridica. Si rileva, tuttavia, che le proposte non prevedono modifiche sulla loro natura di enti pubblici. In seguito, viene esaminato l’ordinamento comunitario ed i principi che da esso derivano. Si rileva che la disciplina comunitaria in tema di professioni si fonda sui principi di libera concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi, principi tali da suscitare numerose aspettative nei confronti degli ordinamenti nazionali, nel senso di una “apertura” del settore delle professioni intellettuali. In proposito si mette in evidenza come l’opera svolta a livello comunitario si è espressa, da un lato nella liberalizzazione delle professioni, cioè nelle abolizioni fondate, in modo diretto o meno, sulla nazionalità, e dall’altro lato, nell’assicurare il riconoscimento dei diplomi, dei certificati o attestati professionali conseguiti nel Paese di provenienza, e dall’altro nel tentativo di tutela del principio di libera concorrenza. L’ordinamento professionale comunitario è caratterizzato, quindi, in primo luogo, dal favore manifestato, in più modi, per le libertà di accesso dei nuovi entranti, di prestazione dei servizi da parte dei professionisti abilitati in altri paesi e, infine, di stabilimento. In secondo luogo, dalla promozione della concorrenza all’interno delle professioni, principalmente mediante l’abolizione dei divieti di pubblicità e delle tariffe minime inderogabili. La ricerca, in questo senso, analizza la compatibilità ed i conflitti che emergono nel confronto tra i principi posti dall’ordinamento comunitario con l’ordinamento italiano. Nella seconda parte lo studio è volto all’esame dell’attuale organizzazione pubblica delle professioni intellettuali, e segnatamente quella degli ordini e collegi professionali, posizionandole all’interno dell’ordinamento nazionale e comunitario evidenziato nelle sue specificità nella prima parte. Il lavoro prende, quindi, le sue mosse da un attento esame della disciplina degli ordini e collegi professionali nell’ordinamento giuridico nazionale, evidenziando – dapprima - il valore degli interessi pubblici e le differenze rilevanti tra gli stessi relativamente alle diverse professioni; in seguito, l’attenzione dell’analisi è sulle finalità istituzionali degli ordini e collegi professionali considerando la necessità di una rilettura delle stesse alla luce dell’evoluzione del mercato delle libere professioni. Infine si esaminano la natura giuridica di ordini e collegi professionali e la peculiare struttura organizzativa degli stessi, evidenziando la loro articolazione e diffusione sul territorio, la loro organizzazione interna, retta da principi di autogoverno e democraticità, in particolare sottolineando la inadeguatezza del modello di ente pubblico di tipo associativo come modello di organizzazione per le professioni intellettuali. Tutto ciò, è preso in considerazione alla luce della “esigenza” di superamento di una impostazione pubblicistica di regolamentazione del settore, che in osservanza dei principi di diritto comunitario sembra oggi del tutto superato. Da ciò discende l’esigenza di verificare quali funzioni sono poste in capo agli ordini e ai collegi professionali, e quali atti siano prodotti da esse. Come noto, si tratta, da un lato, di funzioni amministrative a tutela dell’interesse pubblico e, da altro lato, di funzioni amministrative a tutela degli interessi della categoria professionale, che quando organizzata in ordini e collegi può addirittura prendere la conformazione di gruppo organizzato di interessi nella produzione di regole pubbliche. A fronte di ciò, sembra necessaria, in primo luogo, una analisi del corretto svolgimento delle funzioni esercitate dai singoli ordini o collegi (in particolare della funzione di controllo e della funzione disciplinare) e, in secondo luogo, e di più ampio respiro, ancora più necessaria sembra una valutazione degli effetti anticoncorrenziali che risultano da siffatta regolamentazione. Da ultimo,si è analizzato il sistema di controllo dei pubblici poteri sugli ordini e i collegi professionali, articolato su più livelli, da parte di Ministeri preposti, da parte dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato e dalla Corte dei conti. In questo caso viene posta la lente sull’effettivo esercizio della funzione di controllo da parte delle suddette Autorità pubbliche. Va rilevato che nel corso dell’opera, viene dedicata sempre una particolare attenzione agli altri ordinamenti giuridici, sia di civil Law, sia di common Law, per rilevarne tratti comuni e differenze rispetto alle principali caratteristiche che la disciplina nazionale delle professioni presenta. In conclusione, dopo aver messo in rilievo il superamento del modello pubblicistico di regolamentazione del settore, in chiave prospettica, vengono formulati i lineamenti di una riforma della normativa sulle professioni, che, tenendo sempre come riferimento principale il mercato, sia a favore dell’introduzione di una forma mista “pubblico-privato”.
2011
344
9788813307714
Claudia Golino
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