In una situazione di crisi economica che può essere ormai definita “sistemica” e non meramente “ciclica”, la protezione dei diritti sociali, più che la tutela di altri diritti, sembra essere in crisi. Si osserva una situazione politica ed economica in cui molti stati europei, al fine ottenere sostegno finanziario dall’Europa devono rispettare rigidi parametri imposti, che sacrificano o limitano il livello di protezione di molti diritti sociali secondo dinamiche che non sempre paiono conformi alle previsioni costituzionali nazionali. La situazione impone di considerare sia la natura dei diritti sociali (eventualmente ripensando le categorie dogmatiche tradizionali), sia la natura del bilanciamento fra la tutela dei diritti sociali e le esigenze di contenimento della spesa pubblica e i vincoli finanziari. Entrambe sono problematiche dal tono costituzionale evidente, ma possono dirsi omogenee e sempre bilanciabili? La questione è certamente complessa: in dottrina coesistono differenti posizioni e in giurisprudenza si accoglie una sorta di “graduazione” nella protezione dei diritti sociali, consentendo restrizioni in ragione delle necessità economico-finanziarie contingenti. In questo contesto, pertanto, appare determinate analizzare il ruolo esercitato dai giudici costituzionali, nel bilanciare le necessità economico finanziarie con la protezione del “nucleo essenziale” dei diritti sociali. Si concentrerà l’attenzione sulla giurisprudenza del Tribunale costituzionale Portoghese degli ultimi anni. Giurisprudenza che, in ragione della specificità delle misure imposte dalla Troika e delle tecniche decisionali adottate, pare un caso emblematico. Non mancheranno, comunque riferimenti di comparazione con la “giurisprudenza della crisi” della Corte costituzionale italiana. Le posizioni assunte dal Tribunale costituzionale portoghese sono degne di nota non solo per le implicazioni ordinamentali, e non solo perché portano a riflettere sulla nota problematica del rispetto del rapporto fra tutela dei diritti e rispetto delle esigenze di finanza pubblica, nonché sul rapporto fra ordinamenti interni e Unione Europea, ma anche perché mostrano l’interesse e la sensibilità dei giudici costituzionali verso la c.d. “esistenza libera e dignitosa”. La sfida di questo paper sarà anche approfondire questo aspetto, cercando di evidenziare se il rispetto del principio di dignità umana possa essere considerato un criterio interpretativo utile (se non necessario) per definire i c.d. “hard cases”, in cui il rispetto di esigenze economico-finanziarie si appalesi in contrasto con la necessità di proteggere il nucleo essenziale dei diritti sociali previsti in Costituzione.
Drigo, C. (2015). La Protezione dei diritti sociali attraverso il prisma della crisi. Riflessioni sul caso portoghese e spunti di comparazione con quello italiano. Murcia : Editum-Centro de Estudios Europeos de la Universidad de Murcia.
La Protezione dei diritti sociali attraverso il prisma della crisi. Riflessioni sul caso portoghese e spunti di comparazione con quello italiano
DRIGO, CATERINA
2015
Abstract
In una situazione di crisi economica che può essere ormai definita “sistemica” e non meramente “ciclica”, la protezione dei diritti sociali, più che la tutela di altri diritti, sembra essere in crisi. Si osserva una situazione politica ed economica in cui molti stati europei, al fine ottenere sostegno finanziario dall’Europa devono rispettare rigidi parametri imposti, che sacrificano o limitano il livello di protezione di molti diritti sociali secondo dinamiche che non sempre paiono conformi alle previsioni costituzionali nazionali. La situazione impone di considerare sia la natura dei diritti sociali (eventualmente ripensando le categorie dogmatiche tradizionali), sia la natura del bilanciamento fra la tutela dei diritti sociali e le esigenze di contenimento della spesa pubblica e i vincoli finanziari. Entrambe sono problematiche dal tono costituzionale evidente, ma possono dirsi omogenee e sempre bilanciabili? La questione è certamente complessa: in dottrina coesistono differenti posizioni e in giurisprudenza si accoglie una sorta di “graduazione” nella protezione dei diritti sociali, consentendo restrizioni in ragione delle necessità economico-finanziarie contingenti. In questo contesto, pertanto, appare determinate analizzare il ruolo esercitato dai giudici costituzionali, nel bilanciare le necessità economico finanziarie con la protezione del “nucleo essenziale” dei diritti sociali. Si concentrerà l’attenzione sulla giurisprudenza del Tribunale costituzionale Portoghese degli ultimi anni. Giurisprudenza che, in ragione della specificità delle misure imposte dalla Troika e delle tecniche decisionali adottate, pare un caso emblematico. Non mancheranno, comunque riferimenti di comparazione con la “giurisprudenza della crisi” della Corte costituzionale italiana. Le posizioni assunte dal Tribunale costituzionale portoghese sono degne di nota non solo per le implicazioni ordinamentali, e non solo perché portano a riflettere sulla nota problematica del rispetto del rapporto fra tutela dei diritti e rispetto delle esigenze di finanza pubblica, nonché sul rapporto fra ordinamenti interni e Unione Europea, ma anche perché mostrano l’interesse e la sensibilità dei giudici costituzionali verso la c.d. “esistenza libera e dignitosa”. La sfida di questo paper sarà anche approfondire questo aspetto, cercando di evidenziare se il rispetto del principio di dignità umana possa essere considerato un criterio interpretativo utile (se non necessario) per definire i c.d. “hard cases”, in cui il rispetto di esigenze economico-finanziarie si appalesi in contrasto con la necessità di proteggere il nucleo essenziale dei diritti sociali previsti in Costituzione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.