Il saggio intende tracciare il modo in cui una comunità romagnola, durante la Restaurazione, vide espandersi il credo liberale e l’opposizione al governo papale. Lo fa ripercorrendo il rapporto tra Domenico Antonio Farini, zio e precettore di Luigi Carlo, futuro ‘dittatore’ dell’Emilia nel 1859-’60 e il restaurato potere pontificio dopo l’esperienza napoleonica, alla quale Farini aveva partecipato come importante funzionario fin da fine Settecento. Rientrato nel proprio paese natale alla fine del ventennio ‘francese’, Farini, rifiutando di chiudersi nell'ombra, divenne sempre più un punto di riferimento tra i propri concittadini per la diffusione di idee liberali e di istanze riformiste nei confronti del potere papale, che culminarono in un vano tentativo di aprire un canale di dialogo e coinvolgimento dei laici nella gestione della cosa pubblica a fine anni Venti. Il protagonismo nella rivolta del 1831 non impedì a Farini di tentare anche negli anni seguenti di forzare il potere pontificio a una politica di riforme, inutilmente, fino alla conclusione tragica della vicenda, a fine 1834. La vasta bibliografia esistente su questo personaggio, centrale nella storia romagnola di inizio Ottocento, è stata largamente ampliata dall’analisi di vent’anni di atti del consiglio municipale di Russi, per cogliere l’emergere delle istanze riformistiche liberali coagulate attorno alla sua figura, e dei documenti disponibili nei fondi archivistici della Legazione di Ravenna.

Politica e Restaurazione. Il confronto tra Domenico Antonio Farini e il potere pontificio in una comunità romagnola (1815-1834)

MALFITANO, ALBERTO
2014

Abstract

Il saggio intende tracciare il modo in cui una comunità romagnola, durante la Restaurazione, vide espandersi il credo liberale e l’opposizione al governo papale. Lo fa ripercorrendo il rapporto tra Domenico Antonio Farini, zio e precettore di Luigi Carlo, futuro ‘dittatore’ dell’Emilia nel 1859-’60 e il restaurato potere pontificio dopo l’esperienza napoleonica, alla quale Farini aveva partecipato come importante funzionario fin da fine Settecento. Rientrato nel proprio paese natale alla fine del ventennio ‘francese’, Farini, rifiutando di chiudersi nell'ombra, divenne sempre più un punto di riferimento tra i propri concittadini per la diffusione di idee liberali e di istanze riformiste nei confronti del potere papale, che culminarono in un vano tentativo di aprire un canale di dialogo e coinvolgimento dei laici nella gestione della cosa pubblica a fine anni Venti. Il protagonismo nella rivolta del 1831 non impedì a Farini di tentare anche negli anni seguenti di forzare il potere pontificio a una politica di riforme, inutilmente, fino alla conclusione tragica della vicenda, a fine 1834. La vasta bibliografia esistente su questo personaggio, centrale nella storia romagnola di inizio Ottocento, è stata largamente ampliata dall’analisi di vent’anni di atti del consiglio municipale di Russi, per cogliere l’emergere delle istanze riformistiche liberali coagulate attorno alla sua figura, e dei documenti disponibili nei fondi archivistici della Legazione di Ravenna.
2014
Per continuare il dialogo... Gli amici ad Angelo Varni
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A. Malfitano
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