All’inizio degli anni Novanta, nello Sri Lanka dilaniato dal conflitto civile, i guerriglieri indipendentisti decidono di modificare profondamente le pratiche funebri riservate ai propri combattenti: destinati sino a quel momento, secondo i riti induisti, al fuoco della cremazione, i corpi delle Tigri vengono da allora sepolti e affidati alla terra. Frutto di una ricerca, condotta tra il 2002 e il 2003, nelle aree sotto il controllo della guerriglia, questo libro ha il pregio di essere il primo studio che indaga le ragioni e le conseguenze di una scelta radicale che ha coinvolto i familiari dei caduti, i membri del movimento, l’intera società. Dopo avere ricostruito il quadro storico-politico che fa da sfondo all’insorgere del conflitto, l’autrice traccia il profilo dei combattenti mettendo in luce il ruolo svolto dalle donne e la rilevanza accordata alle unità delle black tigers – i commando suicidi –, per poi dedicare uno studio accurato ai Tuillam Illam (“case del sonno”), gli spazi destinati alle sepolture. Rifiutando di definire i Tuillam Illam come “cimiteri”, i tamil elaborano intorno ad essi metafore che risultano illuminanti per la comprensione del rapporto tra concezioni della morte, tradizioni religiose e strategie del ricordo. L’autrice mostra come le pratiche legate alla sepoltura diano luogo a ricche elaborazioni tese a riformulare il significato del mutamento rituale. Tale riformulazione si rende necessaria per accettare l’abbandono della prassi abituale di cremare i corpi. Nel contesto critico della guerra civile il proliferare di interpretazioni risulta funzionale anche ai guerriglieri, i quali, lungi dal rifiutare spiegazioni che giustificano il mutamento con motivazioni religiose, le accettano e spesso le promuovono nonostante la dichiarata laicità del movimento delle Tigri.
NATALI C. (2004). Sabbia sugli dèi. Pratiche commemorative tra le Tigri tamil (Sri Lanka). TORINO : Il Segnalibro.
Sabbia sugli dèi. Pratiche commemorative tra le Tigri tamil (Sri Lanka)
NATALI, CRISTIANA
2004
Abstract
All’inizio degli anni Novanta, nello Sri Lanka dilaniato dal conflitto civile, i guerriglieri indipendentisti decidono di modificare profondamente le pratiche funebri riservate ai propri combattenti: destinati sino a quel momento, secondo i riti induisti, al fuoco della cremazione, i corpi delle Tigri vengono da allora sepolti e affidati alla terra. Frutto di una ricerca, condotta tra il 2002 e il 2003, nelle aree sotto il controllo della guerriglia, questo libro ha il pregio di essere il primo studio che indaga le ragioni e le conseguenze di una scelta radicale che ha coinvolto i familiari dei caduti, i membri del movimento, l’intera società. Dopo avere ricostruito il quadro storico-politico che fa da sfondo all’insorgere del conflitto, l’autrice traccia il profilo dei combattenti mettendo in luce il ruolo svolto dalle donne e la rilevanza accordata alle unità delle black tigers – i commando suicidi –, per poi dedicare uno studio accurato ai Tuillam Illam (“case del sonno”), gli spazi destinati alle sepolture. Rifiutando di definire i Tuillam Illam come “cimiteri”, i tamil elaborano intorno ad essi metafore che risultano illuminanti per la comprensione del rapporto tra concezioni della morte, tradizioni religiose e strategie del ricordo. L’autrice mostra come le pratiche legate alla sepoltura diano luogo a ricche elaborazioni tese a riformulare il significato del mutamento rituale. Tale riformulazione si rende necessaria per accettare l’abbandono della prassi abituale di cremare i corpi. Nel contesto critico della guerra civile il proliferare di interpretazioni risulta funzionale anche ai guerriglieri, i quali, lungi dal rifiutare spiegazioni che giustificano il mutamento con motivazioni religiose, le accettano e spesso le promuovono nonostante la dichiarata laicità del movimento delle Tigri.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.