Nel XVII secolo Roma resta un mito culturale di assoluto prestigio. Il valore attribuito all’antico, l’attività frenetica degli atelier, lo sviluppo di una riflessione critica e teorica sulle arti imponevano il soggiorno romano come un elemento indispensabile per completare la formazione degli artisti e degli aristocratici dell’Europa intera. Nel cuore della corte pontificia, il principe Livio I Odescalchi (1658-1713), nipote del beato Innocenzo XI, concepisce la cultura, il "patronage" e il collezionismo come una espressione del proprio gusto, ma soprattutto come un cosciente metodo di affermazione sociale e politica ben prima dell’acquisto delle prestigiose collezioni della regina Cristina di Svezia e della sua sfortunata candidatura al trono di Polonia. Il volume, che ha potuto usufruire di un vasto insieme di fonti inedite, propone il ritratto di una collezione e di un collezionista. Vengono rintracciate le ambizioni europee e le preferenze artistiche ed estetiche del principe e del suo lignaggio, ma anche i modelli di circolazione internazionale, di uomini ed opere, secondo la diffusione di un "mos nobilium" specificatamente collegato all’apprezzamento critico e alla pratica dell’arte. Il testo si divide in tre parti e nove capitoli ed è accompagnato da una serie di apparati (Appendice, Bibliografia, Indice dei nomi). La prima parte mette in risalto l'importanza delle risorse archivistiche per lo studio del collezionismo del XVII secolo. L'Archivio Storico Odescalchi, di straordinaria ricchezza specie per il periodo legato al pontificato di Innocenzo XI, contiene molti testi in francese secondo una scelta linguistica che era anche necessità di rango. A questa categoria appartiene anche la corrispondenza tra Livio Odescalchi e Francesco Maria della Porta che testimonia molti dei luoghi comuni della cultura dell'epoca legati al rapporto tra arte ed etica aristocratica. La prima parte del volume si chiude con l'analisi della circolazione delle corrispondenze e degli oggetti ad esse collegati attraverso l'Europa. La seconda parte è dedicata al rapporto tra le esigenze del lignaggio ed il personale apprezzamento dell'arte in un panorama che vede il formarsi di strette relazioni tra Roma, la Lombardia spagnola e l'Europa ed in cui le scelte collezionistiche sono espressione di koinè non solo estetica, ma anche politica. L'esercizio della pittura è pratica sociale e l'allestimento della galleria "vizio virtuoso" in cui diversi aspetti della cultura materiale si uniscono secondo percorsi che spesso collegano arte, erudizione e "galanterie". La terza parte del volume è dedicata all'azione di Livio Odescalchi per l'arte e gli artisti sia a Milano che a Roma, fino all'organizzazione di un circuito artistico a scala europea capace di utilizzare la Curia quanto il lignaggio per l'acquisizione di opere d'arte. Tra "patronage", acquisti in blocco, ricerca della buona occasione Livio Odescalchi costruisce la sua, pur discussa, "auctoritas" fino alla straordinaria acquisizione della collezione della regina Cristina di Svezia.

Dans l'intimité d'un collectionneur. Livio Odescalchi et le faste baroque

COSTA, SANDRA
2009

Abstract

Nel XVII secolo Roma resta un mito culturale di assoluto prestigio. Il valore attribuito all’antico, l’attività frenetica degli atelier, lo sviluppo di una riflessione critica e teorica sulle arti imponevano il soggiorno romano come un elemento indispensabile per completare la formazione degli artisti e degli aristocratici dell’Europa intera. Nel cuore della corte pontificia, il principe Livio I Odescalchi (1658-1713), nipote del beato Innocenzo XI, concepisce la cultura, il "patronage" e il collezionismo come una espressione del proprio gusto, ma soprattutto come un cosciente metodo di affermazione sociale e politica ben prima dell’acquisto delle prestigiose collezioni della regina Cristina di Svezia e della sua sfortunata candidatura al trono di Polonia. Il volume, che ha potuto usufruire di un vasto insieme di fonti inedite, propone il ritratto di una collezione e di un collezionista. Vengono rintracciate le ambizioni europee e le preferenze artistiche ed estetiche del principe e del suo lignaggio, ma anche i modelli di circolazione internazionale, di uomini ed opere, secondo la diffusione di un "mos nobilium" specificatamente collegato all’apprezzamento critico e alla pratica dell’arte. Il testo si divide in tre parti e nove capitoli ed è accompagnato da una serie di apparati (Appendice, Bibliografia, Indice dei nomi). La prima parte mette in risalto l'importanza delle risorse archivistiche per lo studio del collezionismo del XVII secolo. L'Archivio Storico Odescalchi, di straordinaria ricchezza specie per il periodo legato al pontificato di Innocenzo XI, contiene molti testi in francese secondo una scelta linguistica che era anche necessità di rango. A questa categoria appartiene anche la corrispondenza tra Livio Odescalchi e Francesco Maria della Porta che testimonia molti dei luoghi comuni della cultura dell'epoca legati al rapporto tra arte ed etica aristocratica. La prima parte del volume si chiude con l'analisi della circolazione delle corrispondenze e degli oggetti ad esse collegati attraverso l'Europa. La seconda parte è dedicata al rapporto tra le esigenze del lignaggio ed il personale apprezzamento dell'arte in un panorama che vede il formarsi di strette relazioni tra Roma, la Lombardia spagnola e l'Europa ed in cui le scelte collezionistiche sono espressione di koinè non solo estetica, ma anche politica. L'esercizio della pittura è pratica sociale e l'allestimento della galleria "vizio virtuoso" in cui diversi aspetti della cultura materiale si uniscono secondo percorsi che spesso collegano arte, erudizione e "galanterie". La terza parte del volume è dedicata all'azione di Livio Odescalchi per l'arte e gli artisti sia a Milano che a Roma, fino all'organizzazione di un circuito artistico a scala europea capace di utilizzare la Curia quanto il lignaggio per l'acquisizione di opere d'arte. Tra "patronage", acquisti in blocco, ricerca della buona occasione Livio Odescalchi costruisce la sua, pur discussa, "auctoritas" fino alla straordinaria acquisizione della collezione della regina Cristina di Svezia.
2009
465
978-2-7355-0690-3
Sandra Costa
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/373695
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