In Medicina Veterinaria le micosi vengono considerate rare o per il tipo di agente eziologico responsabile, o per la localizzazione atipica della patologia che ne deriva, oppure per la specie animale colpita. La veterinaria infatti prende in considerazione soggetti appartenenti a più raggruppamenti zoologici (mammiferi, uccelli, pesci, crostacei e, visto l’aumentato interesse per le specie non convenzionali, anfibi e rettili), ciascuno dei quali diversamente suscettibile ai vari miceti patogeni o potenzialmente tali. Ad esempio infezioni da Candida spp., così frequenti nell’uomo e nelle specie aviarie, si riscontrano solo sporadicamente nei mammiferi domestici. Alcune micosi possono essere considerate rare perché diagnosticate solo occasionalmente in seguito a coincidenze favorevoli che non sempre si verificano in medicina veterinaria. Soprattutto in passato, infatti, la scarsa conoscenza delle patologie da miceti e, in particolare, la non disponibilità del proprietario, non sempre disponibile a far eseguire indagini collaterali o, in casi estremi, un’autopsia, possono aver portato a una sottostima della diffusione di alcune micosi, comunque poco frequenti. Un esempio può essere lo pseudomicetoma, segnalato per la prima volta negli animali nel 1975 da Bourdin e coll. in un gatto. Proprio in questa specie animale, primariamente in soggetti di razza persiana, sono stati segnalati seppure sporadicamente la maggior parte dei casi clinici descritti in letteratura. Dopo la prima segnalazione in Italia (Sanguinetti e coll., 1991) in un gatto europeo, probabilmente a causa della maggiore sensibilizzazione dei colleghi e il diverso atteggiamento dei proprietari, questa patologia viene diagnosticata, più frequentemente di quanto si potesse pensare e risulta inoltre non limitata solo alla specie felina (Abramo e coll., 2001). Da tenere inoltre presente che spesso casi di micosi vengono diagnosticati solo istologicamente su materiale fissato in formalina, per cui l’agente eziologico non viene identificato a livello di specie, facendo mancare così informazioni epidemiologiche. Fra le micosi “rare” segnalate in Italia possiamo illustrare alcuni casi di Phaeoifomicosi in carnivori domestici (Abramo e coll., 2002; 2006; Bomben e col., 2006) e animali acquatici (Galuppi e coll., 2001); una forma di micosi disseminata da Penicillium purpurogenum in un cane (Zanatta e coll., 2006) e, sempre in un cane, un caso di broncopolmonite da Fusarium oxysporum (Gallo e coll., comunicazione personale). I miceti appartenenti a quest’ultimo genere causano sporadicamente infezioni nei mammiferi, viceversa sono segnalati come frequenti agente di patologie anche a carattere enzootico nei crostacei. Ancora Scedosporium apiospermum, forma anamorfa di Pseudoallescheria boydii, che può determinare metrite, aborto e possibile mastite in vacche e cavalli, è stato descritto anche in Italia come agente di micetoma cavitario nel cane (Guglielmini e coll., 1994). Possiamo infine citare casi di localizzazione di Trichosporon ashaii nelle cavità nasali di due cani (Sanguinetti e coll., 1994). Ci sentiamo di concludere che, se le si cercano, varie micosi, anche se rare, possono essere trovate negli animali; non bisogna quindi scartare a priori questa possibilità in ambito di diagnosi differenziale.
Galuppi R. (2006). Micosi rare in medicina veterinaria. FIRENZE : O.I.C. srl.
Micosi rare in medicina veterinaria
GALUPPI, ROBERTA
2006
Abstract
In Medicina Veterinaria le micosi vengono considerate rare o per il tipo di agente eziologico responsabile, o per la localizzazione atipica della patologia che ne deriva, oppure per la specie animale colpita. La veterinaria infatti prende in considerazione soggetti appartenenti a più raggruppamenti zoologici (mammiferi, uccelli, pesci, crostacei e, visto l’aumentato interesse per le specie non convenzionali, anfibi e rettili), ciascuno dei quali diversamente suscettibile ai vari miceti patogeni o potenzialmente tali. Ad esempio infezioni da Candida spp., così frequenti nell’uomo e nelle specie aviarie, si riscontrano solo sporadicamente nei mammiferi domestici. Alcune micosi possono essere considerate rare perché diagnosticate solo occasionalmente in seguito a coincidenze favorevoli che non sempre si verificano in medicina veterinaria. Soprattutto in passato, infatti, la scarsa conoscenza delle patologie da miceti e, in particolare, la non disponibilità del proprietario, non sempre disponibile a far eseguire indagini collaterali o, in casi estremi, un’autopsia, possono aver portato a una sottostima della diffusione di alcune micosi, comunque poco frequenti. Un esempio può essere lo pseudomicetoma, segnalato per la prima volta negli animali nel 1975 da Bourdin e coll. in un gatto. Proprio in questa specie animale, primariamente in soggetti di razza persiana, sono stati segnalati seppure sporadicamente la maggior parte dei casi clinici descritti in letteratura. Dopo la prima segnalazione in Italia (Sanguinetti e coll., 1991) in un gatto europeo, probabilmente a causa della maggiore sensibilizzazione dei colleghi e il diverso atteggiamento dei proprietari, questa patologia viene diagnosticata, più frequentemente di quanto si potesse pensare e risulta inoltre non limitata solo alla specie felina (Abramo e coll., 2001). Da tenere inoltre presente che spesso casi di micosi vengono diagnosticati solo istologicamente su materiale fissato in formalina, per cui l’agente eziologico non viene identificato a livello di specie, facendo mancare così informazioni epidemiologiche. Fra le micosi “rare” segnalate in Italia possiamo illustrare alcuni casi di Phaeoifomicosi in carnivori domestici (Abramo e coll., 2002; 2006; Bomben e col., 2006) e animali acquatici (Galuppi e coll., 2001); una forma di micosi disseminata da Penicillium purpurogenum in un cane (Zanatta e coll., 2006) e, sempre in un cane, un caso di broncopolmonite da Fusarium oxysporum (Gallo e coll., comunicazione personale). I miceti appartenenti a quest’ultimo genere causano sporadicamente infezioni nei mammiferi, viceversa sono segnalati come frequenti agente di patologie anche a carattere enzootico nei crostacei. Ancora Scedosporium apiospermum, forma anamorfa di Pseudoallescheria boydii, che può determinare metrite, aborto e possibile mastite in vacche e cavalli, è stato descritto anche in Italia come agente di micetoma cavitario nel cane (Guglielmini e coll., 1994). Possiamo infine citare casi di localizzazione di Trichosporon ashaii nelle cavità nasali di due cani (Sanguinetti e coll., 1994). Ci sentiamo di concludere che, se le si cercano, varie micosi, anche se rare, possono essere trovate negli animali; non bisogna quindi scartare a priori questa possibilità in ambito di diagnosi differenziale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.