Il recupero della tradizione mitica in Finlandia risale agli ultimi decenni del Settecento, con la pubblicazione dell’opera "De poësi fennica" (1766-1778) di Henrik Gabriel Porthan (1739-1804) e del volume "Mythologia fennica" (1789) di Christfrid Ganander. Dall’epoca di Porthan si diffuse l’idea che le radici dell’Illuminismo affondassero nella tradizione popolare. Erik Cainberg (1771-1847) nei bassorilievi per l’aula magna dell’Accademia di Turku visualizzò per primo i personaggi del mito finlandese, anche se conferì loro le sembianze degli eroi dell’antico mito greco. Fu, comunque, Elias Lönnrot (1802-1884) a dare l’impulso maggiore alla riscoperta del valore della tradizione degli antenati con la sua opera di raccolta e rielaborazione dei canti popolari, editi la prima volta nel 1835, con il titolo di “Antico Kalevala” ("Vanha Kalevala"), e la seconda volta nel 1849 con il titolo di “Nuovo Kalevala” ("Uusi Kalevala"). A quest’ultima edizione, più ampia, e più volte ripubblicata e tradotta in moltissime lingue, s’ispirarono e ancora s’ispirano scultori e soprattutto pittori Tra questi ultimi, citiamo il famoso Akseli Gallén-Kallela (1865-1931), che, in seguito a concorso, fu ufficialmente chiamato a illustrare il poema. Abbracciando la tendenza culturale degli artisti e dei letterati nota come Carelianismo, nel 1891 egli si recò nella Carelia russa per conoscere da vicino la cultura e il paesaggio incontaminato delle terre kalevaliane. Sulla scia di Elias Lönnrot, Friedrich Reinhold Kreutzwald raccolse i canti popolari estoni e li utilizzò per comporre il "Kalevipoeg", il poema nazionale, pubblicato a fascicoli dal 1857 al 1861 e in un’unica edizione uscita a Kuopio nel 1862. Come il "Kalevala", anche il "Kalevipoeg" costituì una fonte d’ispirazione per gli artisti estoni, che contribuirono a mantenere vivo il ricordo del mito delle origini. Come fece Akseli Gallén-Kallela con il "Kalevala", Oskar Kallis (1892-1918), uno dei maggiori pittori del Romanticismo nazionale estone, intorno al 1915 illustrò il "Kalevipoeg" in circa quaranta dipinti. Numerosi altri artisti s’ispirarono al "Kalevipoeg" e ancor oggi continuano ad attingere dal patrimonio mitico del poema nazionale estone. L’antico scenario mitico e magico, che rivive nel "Kalevala", ha influenzato non solo le opere dei maggiori scrittori e poeti finlandesi della seconda metà dell’Ottocento, come Aleksis Kivi, Juhani Aho ed Eino Leino, ma riaffiora continuamente, seppure in forme diverse, non sempre esplicite, anche nella letteratura moderna e contemporanea. Basti pensare, a tal proposito, ai ricorrenti richiami alla tradizione e al simbolismo sciamanico che si riscontrano nella prosa di Arto Paasilinna (1942-) o nella produzione lirica di Eeva-Liisa Manner (1921-1995), di Marja-Liisa Vartio (1924-1966) e di Jukka Koskelainen (1961-).
Carla, C.M. (2014). Il mondo mitico e magico: la sua riscoperta in area baltofinnica e la sua fortuna nella letteratura finlandese. Roma : ARACNE editrice Srl.
Il mondo mitico e magico: la sua riscoperta in area baltofinnica e la sua fortuna nella letteratura finlandese
CORRADI, CARLA
2014
Abstract
Il recupero della tradizione mitica in Finlandia risale agli ultimi decenni del Settecento, con la pubblicazione dell’opera "De poësi fennica" (1766-1778) di Henrik Gabriel Porthan (1739-1804) e del volume "Mythologia fennica" (1789) di Christfrid Ganander. Dall’epoca di Porthan si diffuse l’idea che le radici dell’Illuminismo affondassero nella tradizione popolare. Erik Cainberg (1771-1847) nei bassorilievi per l’aula magna dell’Accademia di Turku visualizzò per primo i personaggi del mito finlandese, anche se conferì loro le sembianze degli eroi dell’antico mito greco. Fu, comunque, Elias Lönnrot (1802-1884) a dare l’impulso maggiore alla riscoperta del valore della tradizione degli antenati con la sua opera di raccolta e rielaborazione dei canti popolari, editi la prima volta nel 1835, con il titolo di “Antico Kalevala” ("Vanha Kalevala"), e la seconda volta nel 1849 con il titolo di “Nuovo Kalevala” ("Uusi Kalevala"). A quest’ultima edizione, più ampia, e più volte ripubblicata e tradotta in moltissime lingue, s’ispirarono e ancora s’ispirano scultori e soprattutto pittori Tra questi ultimi, citiamo il famoso Akseli Gallén-Kallela (1865-1931), che, in seguito a concorso, fu ufficialmente chiamato a illustrare il poema. Abbracciando la tendenza culturale degli artisti e dei letterati nota come Carelianismo, nel 1891 egli si recò nella Carelia russa per conoscere da vicino la cultura e il paesaggio incontaminato delle terre kalevaliane. Sulla scia di Elias Lönnrot, Friedrich Reinhold Kreutzwald raccolse i canti popolari estoni e li utilizzò per comporre il "Kalevipoeg", il poema nazionale, pubblicato a fascicoli dal 1857 al 1861 e in un’unica edizione uscita a Kuopio nel 1862. Come il "Kalevala", anche il "Kalevipoeg" costituì una fonte d’ispirazione per gli artisti estoni, che contribuirono a mantenere vivo il ricordo del mito delle origini. Come fece Akseli Gallén-Kallela con il "Kalevala", Oskar Kallis (1892-1918), uno dei maggiori pittori del Romanticismo nazionale estone, intorno al 1915 illustrò il "Kalevipoeg" in circa quaranta dipinti. Numerosi altri artisti s’ispirarono al "Kalevipoeg" e ancor oggi continuano ad attingere dal patrimonio mitico del poema nazionale estone. L’antico scenario mitico e magico, che rivive nel "Kalevala", ha influenzato non solo le opere dei maggiori scrittori e poeti finlandesi della seconda metà dell’Ottocento, come Aleksis Kivi, Juhani Aho ed Eino Leino, ma riaffiora continuamente, seppure in forme diverse, non sempre esplicite, anche nella letteratura moderna e contemporanea. Basti pensare, a tal proposito, ai ricorrenti richiami alla tradizione e al simbolismo sciamanico che si riscontrano nella prosa di Arto Paasilinna (1942-) o nella produzione lirica di Eeva-Liisa Manner (1921-1995), di Marja-Liisa Vartio (1924-1966) e di Jukka Koskelainen (1961-).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.