Gli effetti della prima guerra mondiale sulle consuetudini turistiche occidentali furono molteplici. Almeno due meritano, tuttavia, un'attenzione particolare: la comparsa di un flusso di visitatori verso i nuovi campi di battaglia e la variazione dei confini nazionali con la conseguente diversione dei flussi turistici tradizionali. Dopo la conclusione dei trattati di pace, i campi di battaglia della prima guerra mondiale si trasformarono in una meta di pellegrinaggi politici, di viaggi della memoria e in alcuni casi di dark tourism vero e proprio, affiancando e sostituendo mete più antiche come Waterloo . Contribuì al fenomeno il fatto che in molti casi i corpi dei soldati morti non vennero rimpatriati. Il turismo della memoria assunse allora due forme ben distinte, quella del viaggio anche in paesi molto lontani per un saluto agli uomini e all'idea di nazione che la loro morte incarnava oppure la realizzazione di memoriali nelle diverse città del mondo, privi dei corpi dei caduti. Il fenomeno è particolarmente evidente in Australia che, ancora oggi, celebra i caduti dell'Anzac con cerimonie annuali presso i numerosi memoriali ed è origine di flussi significativi di visitatori verso i luoghi della prima guerra mondiale. Fra questi, Gallipoli, sul mare Egeo, dove si consumò una fra le battaglie più cruenti e amare per le truppe australiane , si è conquistato uno spazio privilegiato. La guerra mondiale fu, infatti, la prima grande tragedia condivisa da quel popolo variegato, proveniente da tutti i paesi del mondo e come tale è diventata un momento fondativo per la costruzione della nazione. Non sempre la costruzione di una memoria storica attorno ai campi di battaglia della prima guerra mondiale ha assunto i connotati di una memoria pubblica nazionale. Le ricerche su Ypres (Belgio), teatro di una delle più importanti battaglie sul fronte occidentale, hanno messo in evidenza come la fragile identità nazionale belga abbia finito con il far prevalere una interpretazione dapprima regionale poi transnazionale piuttosto che nazionale del patrimonio legato alla prima guerra mondiale . Il frantumarsi degli imperi riscrisse non solo i confini europei, che si moltiplicarono con l'emergere di ben 10 nuovi stati nazionali, ma cambiò anche inevitabilmente direzioni e mete del turismo. Il fenomeno divenne già visibile durante la guerra, quando all'interrompersi dei flussi verso le località vicine alle linee del fronte si contrappose il successo di quelle lontane: San Sebastian, traendo beneficio dalla neutralità spagnola, visse negli anni di guerra un periodo di particolare splendore; analogamente l'inglese Blackpool ricorda come particolarmente positive le stagioni turistiche del 1917 e del 1918, diversamente da altre destinazioni inglesi per varie ragioni coinvolte nelle operazioni belliche . Ma furono sopratutto le località situate ai confini dei vecchi imperi a risentire in modo duraturo dell'effetto della guerra. Infatti, quello che cambiò nel passaggio dall'Europa degli imperi all'Europa delle nazioni fu la mappa dei centri generatori di domanda delle diverse destinazioni turistiche. Diversi sono gli esempi che si possono citare: Karlovy Vary, che nel 1911 aveva già raggiunto i 71.000 visitatori, li perdette quasi tutti con la fine dell'impero Austro Ungarico e l'annessione al nuovo stato della Cecoslovacchia; l'itsmo careliano, dopo quasi duecento anni di appartenenza all'impero russo, diventando in gran parte finlandese, perse la ricca clientela di San Pietroburgo . Anche se è sino ad ora mancata un'analisi sistematica sulla diversione dei flussi prodotta dai trattati di pace che seguirono la prima guerra mondiale, i casi di studio disponibili suggeriscono che le variazioni furono significative soprattutto nelle terre di confine. Vi è poi un terzo tema che meriterebbe attenzione ed è il cambiamento nella rappresentazione dei luoghi indotto dalla guerra stessa. Al di là del significato storico della prima guerra mondiale e a prescindere dalla direzione dei flussi internazionali, la guerra portò al centro della scena luoghi tradizionalmente periferici nella storia europea. Così piccole realtà come Ypres in Belgio, oppure Caporetto e Vittorio Veneto in Italia conobbero una rappresentazione sui giornali nazionali di molti paesi e in un certo senso si rivelarono al mondo. Altri luoghi che già godevano di un'immagine pubblica videro contrapporre a quella turistica una nuova rappresentazione del loro territorio. Il Trentino e l'Alto Adige vissero entrambe le esperienze ricordate sopra perché la posizione geografica li collocò proprio su una delle linee del fronte , in un contesto in cui molte località erano già da alcuni decenni le destinazioni termali o montane dell'aristocrazia e alta borghesia asburgica. Partendo da queste considerazioni nel saggio proponiamo uno studio sulla rappresentazione della montagna e del Trentino nei primi tre decenni del Novecento, da parte del giovane stato italiano. Lo strumento di comunicazione che andiamo a monitorare è il quotidiano di Torino, la Stampa, che grazie al fatto di essere interamente disponibile in formato elettronico permette una ricerca per parole chiave. In particolare gli articoli sono stati selezionati attraverso due tipologie di parole chiave, quelle relative al mondo del turismo e quelle relative alle località turistiche. Per quanto riguarda la prima tipologia sono stati utilizzati i seguenti termini: montagna, turismo, alpinismo, escursionismo, ski, terme, termalismo. Relativamente alle località sono state ricercate: Trentino, Tirolo, Alto Adige, Merano, Bressanone, Brunico, Campiglio, Vigo di Fassa, S. Martino di Castrozza, Canazei, Tonale, Peio, Levico, Dolomiti, Ortles, Trento, Bolzano, Ischl, Riva del Garda Mendola, Carezza . Per apprezzare i cambiamenti avvenuti fra il periodo che precede e quello che segue la guerra, abbiamo effettuato ricerche distinte per gli anni : 1910-1914, 15-18 e il lungo dopoguerra 1919-1929. Questo quotidiano presenta due vantaggi per una ricerca sulla rappresentazione della montagna prima e dopo la Grande guerra. In primo luogo è il giornale di riferimento di una città, Torino, all'epoca fra le più avanzate d'Italia, dove risiedeva quella media borghesia che per prima sarebbe diventata l'ossatura del turismo novecentesco. Secondariamente è il giornale di una regione montuosa che quindi conosceva la montagna e ne seguiva da vicino i cambiamenti economici e sociali. Questa sensibilità è testimoniata dalla presenza sulla Stampa di non pochi articoli dedicati a catene meno note e conosciute come quelle balcaniche oppure quelle delle colonie africane. C'è ovviamente anche uno svantaggio ed è il fatto che per i piemontesi le Alpi orientali erano senza dubbio un luogo lontano, oltreché in gran parte straniero sino al 1918. Ma proprio questa lontananza dovrebbe farci apprezzare meglio l'eventuale ingresso del Trentino e dell'Alto Adige nell'immaginario collettivo italiano della montagna.

L'impatto della guerra sull'immagine turistica dei luoghi: il caso del Trentino e dell'alto Adige

BATTILANI, PATRIZIA
2014

Abstract

Gli effetti della prima guerra mondiale sulle consuetudini turistiche occidentali furono molteplici. Almeno due meritano, tuttavia, un'attenzione particolare: la comparsa di un flusso di visitatori verso i nuovi campi di battaglia e la variazione dei confini nazionali con la conseguente diversione dei flussi turistici tradizionali. Dopo la conclusione dei trattati di pace, i campi di battaglia della prima guerra mondiale si trasformarono in una meta di pellegrinaggi politici, di viaggi della memoria e in alcuni casi di dark tourism vero e proprio, affiancando e sostituendo mete più antiche come Waterloo . Contribuì al fenomeno il fatto che in molti casi i corpi dei soldati morti non vennero rimpatriati. Il turismo della memoria assunse allora due forme ben distinte, quella del viaggio anche in paesi molto lontani per un saluto agli uomini e all'idea di nazione che la loro morte incarnava oppure la realizzazione di memoriali nelle diverse città del mondo, privi dei corpi dei caduti. Il fenomeno è particolarmente evidente in Australia che, ancora oggi, celebra i caduti dell'Anzac con cerimonie annuali presso i numerosi memoriali ed è origine di flussi significativi di visitatori verso i luoghi della prima guerra mondiale. Fra questi, Gallipoli, sul mare Egeo, dove si consumò una fra le battaglie più cruenti e amare per le truppe australiane , si è conquistato uno spazio privilegiato. La guerra mondiale fu, infatti, la prima grande tragedia condivisa da quel popolo variegato, proveniente da tutti i paesi del mondo e come tale è diventata un momento fondativo per la costruzione della nazione. Non sempre la costruzione di una memoria storica attorno ai campi di battaglia della prima guerra mondiale ha assunto i connotati di una memoria pubblica nazionale. Le ricerche su Ypres (Belgio), teatro di una delle più importanti battaglie sul fronte occidentale, hanno messo in evidenza come la fragile identità nazionale belga abbia finito con il far prevalere una interpretazione dapprima regionale poi transnazionale piuttosto che nazionale del patrimonio legato alla prima guerra mondiale . Il frantumarsi degli imperi riscrisse non solo i confini europei, che si moltiplicarono con l'emergere di ben 10 nuovi stati nazionali, ma cambiò anche inevitabilmente direzioni e mete del turismo. Il fenomeno divenne già visibile durante la guerra, quando all'interrompersi dei flussi verso le località vicine alle linee del fronte si contrappose il successo di quelle lontane: San Sebastian, traendo beneficio dalla neutralità spagnola, visse negli anni di guerra un periodo di particolare splendore; analogamente l'inglese Blackpool ricorda come particolarmente positive le stagioni turistiche del 1917 e del 1918, diversamente da altre destinazioni inglesi per varie ragioni coinvolte nelle operazioni belliche . Ma furono sopratutto le località situate ai confini dei vecchi imperi a risentire in modo duraturo dell'effetto della guerra. Infatti, quello che cambiò nel passaggio dall'Europa degli imperi all'Europa delle nazioni fu la mappa dei centri generatori di domanda delle diverse destinazioni turistiche. Diversi sono gli esempi che si possono citare: Karlovy Vary, che nel 1911 aveva già raggiunto i 71.000 visitatori, li perdette quasi tutti con la fine dell'impero Austro Ungarico e l'annessione al nuovo stato della Cecoslovacchia; l'itsmo careliano, dopo quasi duecento anni di appartenenza all'impero russo, diventando in gran parte finlandese, perse la ricca clientela di San Pietroburgo . Anche se è sino ad ora mancata un'analisi sistematica sulla diversione dei flussi prodotta dai trattati di pace che seguirono la prima guerra mondiale, i casi di studio disponibili suggeriscono che le variazioni furono significative soprattutto nelle terre di confine. Vi è poi un terzo tema che meriterebbe attenzione ed è il cambiamento nella rappresentazione dei luoghi indotto dalla guerra stessa. Al di là del significato storico della prima guerra mondiale e a prescindere dalla direzione dei flussi internazionali, la guerra portò al centro della scena luoghi tradizionalmente periferici nella storia europea. Così piccole realtà come Ypres in Belgio, oppure Caporetto e Vittorio Veneto in Italia conobbero una rappresentazione sui giornali nazionali di molti paesi e in un certo senso si rivelarono al mondo. Altri luoghi che già godevano di un'immagine pubblica videro contrapporre a quella turistica una nuova rappresentazione del loro territorio. Il Trentino e l'Alto Adige vissero entrambe le esperienze ricordate sopra perché la posizione geografica li collocò proprio su una delle linee del fronte , in un contesto in cui molte località erano già da alcuni decenni le destinazioni termali o montane dell'aristocrazia e alta borghesia asburgica. Partendo da queste considerazioni nel saggio proponiamo uno studio sulla rappresentazione della montagna e del Trentino nei primi tre decenni del Novecento, da parte del giovane stato italiano. Lo strumento di comunicazione che andiamo a monitorare è il quotidiano di Torino, la Stampa, che grazie al fatto di essere interamente disponibile in formato elettronico permette una ricerca per parole chiave. In particolare gli articoli sono stati selezionati attraverso due tipologie di parole chiave, quelle relative al mondo del turismo e quelle relative alle località turistiche. Per quanto riguarda la prima tipologia sono stati utilizzati i seguenti termini: montagna, turismo, alpinismo, escursionismo, ski, terme, termalismo. Relativamente alle località sono state ricercate: Trentino, Tirolo, Alto Adige, Merano, Bressanone, Brunico, Campiglio, Vigo di Fassa, S. Martino di Castrozza, Canazei, Tonale, Peio, Levico, Dolomiti, Ortles, Trento, Bolzano, Ischl, Riva del Garda Mendola, Carezza . Per apprezzare i cambiamenti avvenuti fra il periodo che precede e quello che segue la guerra, abbiamo effettuato ricerche distinte per gli anni : 1910-1914, 15-18 e il lungo dopoguerra 1919-1929. Questo quotidiano presenta due vantaggi per una ricerca sulla rappresentazione della montagna prima e dopo la Grande guerra. In primo luogo è il giornale di riferimento di una città, Torino, all'epoca fra le più avanzate d'Italia, dove risiedeva quella media borghesia che per prima sarebbe diventata l'ossatura del turismo novecentesco. Secondariamente è il giornale di una regione montuosa che quindi conosceva la montagna e ne seguiva da vicino i cambiamenti economici e sociali. Questa sensibilità è testimoniata dalla presenza sulla Stampa di non pochi articoli dedicati a catene meno note e conosciute come quelle balcaniche oppure quelle delle colonie africane. C'è ovviamente anche uno svantaggio ed è il fatto che per i piemontesi le Alpi orientali erano senza dubbio un luogo lontano, oltreché in gran parte straniero sino al 1918. Ma proprio questa lontananza dovrebbe farci apprezzare meglio l'eventuale ingresso del Trentino e dell'Alto Adige nell'immaginario collettivo italiano della montagna.
2014
Guerra e turismo nell'area di tensione della prima guerra mondiale
249
270
P.Battilani
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/332116
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact