Ancora oggi, XXI secolo, si riscontra una netta dicotomia tra il dire e il fare in ambito di interventi sul patrimonio edilizio, storico e recente; si promulgano leggi e normative che esprimono l’intenzione di salvaguardare e migliorare i contesti costruiti, di valorizzare gli aspetti connessi alla cultura della storicità dei luoghi, di perseguire la continuità funzionale dell’edificato storico inteso quale patrimonio insostituibile. Tutto questo costituisce il dire. Nello stesso ambito normativo si riscontra, invece, una diffusa carenza di conoscenza e informazione sulle procedure operative degli interventi sull’edificato consolidato, al di fuori dello specifico campo del restauro conservativo, riservato peraltro ad un settore edilizio-architettonico di elevato valore qualitativo e per altro verso normato. Definire i possibili “modi del fare” è un compito che richiede, a priori, una dettagliata conoscenza dello specifico assetto tipologico del luogo; da questa conoscenza, attraverso i filtri di norme esistenti – molto spesso contradditorie o inadeguate e insussistenti – e di prestazioni connesse ad esigenze d’uso attualizzate, è possibile sperimentare i percorsi progettuali di intervento che devono, necessariamente, far coincidere cultura e tecnica, conoscenza del passato ed evoluzione del costruire.
Tra il dire e il fare .. / V. Degli Esposti. - STAMPA. - (2006), pp. 617-626.
Tra il dire e il fare ...
DEGLI ESPOSTI, VITTORIO
2006
Abstract
Ancora oggi, XXI secolo, si riscontra una netta dicotomia tra il dire e il fare in ambito di interventi sul patrimonio edilizio, storico e recente; si promulgano leggi e normative che esprimono l’intenzione di salvaguardare e migliorare i contesti costruiti, di valorizzare gli aspetti connessi alla cultura della storicità dei luoghi, di perseguire la continuità funzionale dell’edificato storico inteso quale patrimonio insostituibile. Tutto questo costituisce il dire. Nello stesso ambito normativo si riscontra, invece, una diffusa carenza di conoscenza e informazione sulle procedure operative degli interventi sull’edificato consolidato, al di fuori dello specifico campo del restauro conservativo, riservato peraltro ad un settore edilizio-architettonico di elevato valore qualitativo e per altro verso normato. Definire i possibili “modi del fare” è un compito che richiede, a priori, una dettagliata conoscenza dello specifico assetto tipologico del luogo; da questa conoscenza, attraverso i filtri di norme esistenti – molto spesso contradditorie o inadeguate e insussistenti – e di prestazioni connesse ad esigenze d’uso attualizzate, è possibile sperimentare i percorsi progettuali di intervento che devono, necessariamente, far coincidere cultura e tecnica, conoscenza del passato ed evoluzione del costruire.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.