Il contributo prende in considerazione quel fenomeno religioso verificatosi, in diversa misura, fra i titolari di tutte e quattro le sedi patriarcali dell’Oriente ortodosso dalla metà del XVI secolo al secondo decennio del XVIII, quando un certo numero di titolari di tali sedi affermarono si dichiararono, piò o meno apertamente in comunione con la sede romana, arrivando persino, in qualche caso, a sottoscrivere la professione di fede cattolica. Nonostante la tradizionale contrapposizione dottrinale tra le due Rome, l’incremento della conflittualità interecclesiale dopo il fallimento dell’unione fiorentina e l’aggressività pastorale della Chiesa cattolica nei confronti dell’Oriente ortodosso tramite le missioni latine, anche alcuni titolari della sede costantinopolitana assunsero in quel periodo tale atteggiamento. Da esso non furono immuni neppure alcuni patriarchi di Alessandria, nonostante gli ambienti ecclesiastici di questo patriarcato si rivelassero più sensibili alle influenze provenienti dal cristianesimo riformato del Nord-Europa. Soprattutto però nel patriarcato di Antiochia, già da allora espressione più completa dell’Ortodossia araba, questo atteggiamento sembra essersi affermato con maggiore continuità. Poiché nessuno di questi patriarchi intendeva interrompere la comunione con l’insieme della Chiesa ortodossa, tale fenomeno di “duplice appartenenza”, – che potremmo anche convenzionalmente definire “unionismo”, in contrapposizione all’”uniatismo” – si configura come l’esito di una tensione riformistica, che, nell’intento di elevare il livello morale e culturale della vita ecclesiastica, guardava ad Occidente per trarne stimoli, modelli e strumenti.

Ex occidente lux? Il fenomeno dell’unionismo nelle sedi patriarcali ortodosse dal XVI al XVIII secolo

MORINI, ENRICO
2013

Abstract

Il contributo prende in considerazione quel fenomeno religioso verificatosi, in diversa misura, fra i titolari di tutte e quattro le sedi patriarcali dell’Oriente ortodosso dalla metà del XVI secolo al secondo decennio del XVIII, quando un certo numero di titolari di tali sedi affermarono si dichiararono, piò o meno apertamente in comunione con la sede romana, arrivando persino, in qualche caso, a sottoscrivere la professione di fede cattolica. Nonostante la tradizionale contrapposizione dottrinale tra le due Rome, l’incremento della conflittualità interecclesiale dopo il fallimento dell’unione fiorentina e l’aggressività pastorale della Chiesa cattolica nei confronti dell’Oriente ortodosso tramite le missioni latine, anche alcuni titolari della sede costantinopolitana assunsero in quel periodo tale atteggiamento. Da esso non furono immuni neppure alcuni patriarchi di Alessandria, nonostante gli ambienti ecclesiastici di questo patriarcato si rivelassero più sensibili alle influenze provenienti dal cristianesimo riformato del Nord-Europa. Soprattutto però nel patriarcato di Antiochia, già da allora espressione più completa dell’Ortodossia araba, questo atteggiamento sembra essersi affermato con maggiore continuità. Poiché nessuno di questi patriarchi intendeva interrompere la comunione con l’insieme della Chiesa ortodossa, tale fenomeno di “duplice appartenenza”, – che potremmo anche convenzionalmente definire “unionismo”, in contrapposizione all’”uniatismo” – si configura come l’esito di una tensione riformistica, che, nell’intento di elevare il livello morale e culturale della vita ecclesiastica, guardava ad Occidente per trarne stimoli, modelli e strumenti.
2013
Γαληνοτάτη. Τιμή στη Χρύσα Μαλτέζου
529
544
E. Morini
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/308313
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