Da circa mezzo secolo all’attenzione degli studiosi, il codice 123 della Biblioteca Angelica di Roma (graduale della cattedrale di Bologna compilato intorno alla metà del secolo XI) si è rivelato un prezioso e singolare documento della vita politica e culturale di una città che si apprestava a divenire polo di riferimento per la civiltà europea. Nelle sue peculiarità liturgiche e rituali sono rispecchiate le istanze di rinnovamento dell’ordine istituzionale e spirituale della società cristiana messe in atto dagli imperatori della case di Franconia e Sassonia e sostenute dai vescovi bolognesi Adalfredo (1030-1061) e Lamberto (1062-1074), paladini – insieme ai vescovi di Ravenna – della politica imperiale in Italia. Dopo la sconfitta del partito filoimperiale, a conclusione delle campagne militari connesse con la lotta per le investiture, e l’imposizione sulla cattedra episcopale bolognese del vescovo Bernardo (1096-1104), fedele alla politica pontificia, del codice Angelica 123 venne redatta una copia aggiornata secondo le forme liturgiche più castigate e severe prescritte dalla Riforma gregoriana (è l’attuale graduale dell’Archivio capitolare di Modena, O.I.13). Gli effetti dei mutamenti politici e delle conseguenti politiche culturali sono riscontrabili, oltre che nelle modifiche liturgiche e rituali, anche nell’adozione di diversi stili di scrittura musicale. A tale proposito, si intende illustrare come la grafia musicale adottata nel redigere la copia il celebre graduale sia quella su rigo guidoniano di derivazione umbro-toscana, una notazione collegata all’espansione e al consolidamento in area emiliano-romagnola dell’opera di rinvigorimento della disciplina ecclesiastica propugnata dal papa Gregorio VII e dai suoi successori. I neumi adiastematici dell’antigrafo, al contrario, erano debitori di modelli di tipo germanico mediati da Ravenna (è un’ipotesi in parte da verificare, ma in linea con la provenienza comprovata per altri aspetti della cultura artistica confluita nel celebre graduale). Come in altri casi, nella lunga storia della formazione del repertorio gregoriano, il successo e la diffusione di particolari innovazioni non risiede unicamente in ragioni di ordine tecnico.

Mutamenti politici e trasformazioni della scrittura musicale: esperienze e proposte tra paleografia e storia

RUINI, CESARINO
2013

Abstract

Da circa mezzo secolo all’attenzione degli studiosi, il codice 123 della Biblioteca Angelica di Roma (graduale della cattedrale di Bologna compilato intorno alla metà del secolo XI) si è rivelato un prezioso e singolare documento della vita politica e culturale di una città che si apprestava a divenire polo di riferimento per la civiltà europea. Nelle sue peculiarità liturgiche e rituali sono rispecchiate le istanze di rinnovamento dell’ordine istituzionale e spirituale della società cristiana messe in atto dagli imperatori della case di Franconia e Sassonia e sostenute dai vescovi bolognesi Adalfredo (1030-1061) e Lamberto (1062-1074), paladini – insieme ai vescovi di Ravenna – della politica imperiale in Italia. Dopo la sconfitta del partito filoimperiale, a conclusione delle campagne militari connesse con la lotta per le investiture, e l’imposizione sulla cattedra episcopale bolognese del vescovo Bernardo (1096-1104), fedele alla politica pontificia, del codice Angelica 123 venne redatta una copia aggiornata secondo le forme liturgiche più castigate e severe prescritte dalla Riforma gregoriana (è l’attuale graduale dell’Archivio capitolare di Modena, O.I.13). Gli effetti dei mutamenti politici e delle conseguenti politiche culturali sono riscontrabili, oltre che nelle modifiche liturgiche e rituali, anche nell’adozione di diversi stili di scrittura musicale. A tale proposito, si intende illustrare come la grafia musicale adottata nel redigere la copia il celebre graduale sia quella su rigo guidoniano di derivazione umbro-toscana, una notazione collegata all’espansione e al consolidamento in area emiliano-romagnola dell’opera di rinvigorimento della disciplina ecclesiastica propugnata dal papa Gregorio VII e dai suoi successori. I neumi adiastematici dell’antigrafo, al contrario, erano debitori di modelli di tipo germanico mediati da Ravenna (è un’ipotesi in parte da verificare, ma in linea con la provenienza comprovata per altri aspetti della cultura artistica confluita nel celebre graduale). Come in altri casi, nella lunga storia della formazione del repertorio gregoriano, il successo e la diffusione di particolari innovazioni non risiede unicamente in ragioni di ordine tecnico.
2013
Atti del Congresso Internazionale di Musica Sacra,
259
268
C. RUINI
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