Il progetto TEATRO E COMUNITÀ, ideato e curato da Cristina Valenti con la collaborazione di Giada Russo è stato realizzato nell’ambito delle attività del CENTRO DI PROMOZIONE TEATRALE LA SOFFITTA - Dipartimento delle Arti - Università di Bologna. Obiettivo del progetto è stato indagare i confini della relazione fra teatro e comunità attraverso la presentazione di esperienze particolarmente significative, ciascuna portatrice di una peculiare idea di comunità. Il percorso si è sviluppato dal 22 al 24 aprile e dal 3 al 14 maggio 2013, negli spazi dei Laboratori delle Art (teatro e auditorium), attraverso quattro spettacoli (fra i quali un’azione di strada realizzata nel centro della città di Bologna) e una giornata di studio con rassegna video su due esperienze argentine e cinque italiane. Il teatro comunitario in senso proprio nasce in Argentina, a partire dagli anni Ottanta, alla fine della dittatura militare. Si tratta di comunità teatrali civili, aperte e inclusive, formate da “cittadini-attori” non professionisti, che attraverso gli spettacoli raccontano la storia del quartiere, i suoi miti, le sue leggende. Un teatro che nasce dalla e per la comunità, autrice e destinataria essa stessa di un prodotto artistico di forte significato sociale e politico. Ma di teatro comunitario si può parlare anche a proposito di esperienze artistiche che si rivolgono a comunità specifiche con le quali interagiscono dando vita a risultati di grande rilievo. È il caso della compagnia Gli Amici di Luca, composta da ragazzi con esiti di coma, che ha come obiettivo la creazione di una comunità teatrale d’eccezione. Il recente incontro con Babilonia Teatri ha dato vita a Pinocchio, un lavoro che costruisce “un matrimonio di necessità” per “mettere in gioco il proprio vissuto” e “rivendicare un ruolo”. Seconda compagnia ospitata, il Teatro Due Mondi di Faenza che ha avviato recentemente due progetti teatrali con le operaie licenziate della Omsa e con i rifugiati politici. Dal progetto Omsa nascono la performance di strada Brigate teatrali, presentata lungo via d’Azeglio nell’ora del “passeggio”, e lo spettacolo Lavoravo all’Omsa, che rilegge la vertenza delle operaie attraverso Santa Giovanna dei Macelli di Brecht e vede in scena un’ex operaia inserita nel gruppo degli attori. Terza compagnia, il Tam Teatromusica, con Tutto quello che rimane, che racconta in forma performativa e multimediale vent’anni di lavoro teatrale in carcere. Filo conduttore del progetto: il processo di costruzione di identità a partire dalla creazione di comunità di individui che si uniscono per fare teatro (l’esperienza argentina e le sue filiazioni) oppure, in situazioni di convivenza forzata (il carcere) o di condizioni affini (l’esilio, la malattia, il licenziamento), trovano nel teatro una pratica e una finalità condivise.

Cristina Valenti (2013). Teatro e Comunità.

Teatro e Comunità

VALENTI, CRISTINA
2013

Abstract

Il progetto TEATRO E COMUNITÀ, ideato e curato da Cristina Valenti con la collaborazione di Giada Russo è stato realizzato nell’ambito delle attività del CENTRO DI PROMOZIONE TEATRALE LA SOFFITTA - Dipartimento delle Arti - Università di Bologna. Obiettivo del progetto è stato indagare i confini della relazione fra teatro e comunità attraverso la presentazione di esperienze particolarmente significative, ciascuna portatrice di una peculiare idea di comunità. Il percorso si è sviluppato dal 22 al 24 aprile e dal 3 al 14 maggio 2013, negli spazi dei Laboratori delle Art (teatro e auditorium), attraverso quattro spettacoli (fra i quali un’azione di strada realizzata nel centro della città di Bologna) e una giornata di studio con rassegna video su due esperienze argentine e cinque italiane. Il teatro comunitario in senso proprio nasce in Argentina, a partire dagli anni Ottanta, alla fine della dittatura militare. Si tratta di comunità teatrali civili, aperte e inclusive, formate da “cittadini-attori” non professionisti, che attraverso gli spettacoli raccontano la storia del quartiere, i suoi miti, le sue leggende. Un teatro che nasce dalla e per la comunità, autrice e destinataria essa stessa di un prodotto artistico di forte significato sociale e politico. Ma di teatro comunitario si può parlare anche a proposito di esperienze artistiche che si rivolgono a comunità specifiche con le quali interagiscono dando vita a risultati di grande rilievo. È il caso della compagnia Gli Amici di Luca, composta da ragazzi con esiti di coma, che ha come obiettivo la creazione di una comunità teatrale d’eccezione. Il recente incontro con Babilonia Teatri ha dato vita a Pinocchio, un lavoro che costruisce “un matrimonio di necessità” per “mettere in gioco il proprio vissuto” e “rivendicare un ruolo”. Seconda compagnia ospitata, il Teatro Due Mondi di Faenza che ha avviato recentemente due progetti teatrali con le operaie licenziate della Omsa e con i rifugiati politici. Dal progetto Omsa nascono la performance di strada Brigate teatrali, presentata lungo via d’Azeglio nell’ora del “passeggio”, e lo spettacolo Lavoravo all’Omsa, che rilegge la vertenza delle operaie attraverso Santa Giovanna dei Macelli di Brecht e vede in scena un’ex operaia inserita nel gruppo degli attori. Terza compagnia, il Tam Teatromusica, con Tutto quello che rimane, che racconta in forma performativa e multimediale vent’anni di lavoro teatrale in carcere. Filo conduttore del progetto: il processo di costruzione di identità a partire dalla creazione di comunità di individui che si uniscono per fare teatro (l’esperienza argentina e le sue filiazioni) oppure, in situazioni di convivenza forzata (il carcere) o di condizioni affini (l’esilio, la malattia, il licenziamento), trovano nel teatro una pratica e una finalità condivise.
2013
Cristina Valenti (2013). Teatro e Comunità.
Cristina Valenti
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/305516
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