Alcuni degli assunti principali di Le Bon sulla folla sono stati adottati sia nel senso comune che da chi si trova a dover gestire eventi collettivi Tuttavia ricerche recenti all’interno della psicologia della folla, hanno criticato duramente i concetti leboniani sulla folla, intesa come irrazionale e suggestionabile (Mucchi Faina, 2002). In particolare l’approccio teorico centrato sull’identità sociale è stato esteso allo studio delle dinamiche degli eventi collettivi, soprattutto in condizioni di conflitto. I comportamenti collettivi sono stati concettualizzati in funzione del loro essere normati e collegati a processi identitari, storici ed intergruppi (Drury, Stott e Farsides; 2003) in base ad un “modello elaborato dell’identità sociale” (ESIM; Elaborated Social Identity Model). L’ESIM riconosce che i membri all’interno della folla abbiano una loro specifica identità a cui si collegano specifici comportamenti normativi, ma sostiene anche che queste variabili possano cambiare nel tempo in funzione di processi intergruppi e dare luogo a conflitti. Stott e Reicher (1998) hanno trovato che operatori di polizia coinvolti nei disordini della Poll Tax avvenuti il 31 Marzo 1990 considerano il comportamento della folla come frutto di processi interni basati sull’irrazionalità e meno come l’esito di dinamiche intergruppi. Questa percezione può causare comportamenti nei confronti della folla percepiti come ingiustificati dai manifestanti i quali si sentono, a loro volta, legittimati a reagire. Ciò può contribuire all’escalation dei disordini. La presente ricerca si rifà a quella di Drury, Stott e Farsides (2003) in cui sono stati indagati la percezione della folla, dei metodi appropriati di ordine pubblico e dell’attribuzione di responsabilità nei riguardi dei disordini da parte di operatori di Polizia. Le ipotesi dello studio sono: 1) Gli operatori di Polizia riconoscono da una parte l’eterogeneità della composizione della folla, ma dall’altra ne percepiscono una dicotomia composta da una maggioranza pacifica e suscettibile ed una minoranza violenta ed istigatrice. 2) La percezione di dicotomia è un grado di predire un’idea della folla come un potenziale pericolo nel suo insieme, una maggiore preoccupazione per la propria incolumità durante gli eventi collettivi ed un maggiore sostegno a metodi coercitivi. 3) All’aumentare di queste percezioni e convinzioni sulla folla diminuisce la responsabilità attribuita al comportamento della polizia nell’escalation del conflitto 4) Una maggiore esperienza sul campo ha un peso come moderatore o mediatore nelle relazioni considerate E’ stato somministrato un questionario a 300 operatori di polizia che svolgono formazione su ordine pubblico durante eventi collettivi. E’ stato chiesto di indicare l’esperienza personale di servizio durante disordini pubblici. Due domande aperte erano volte ad indagare l’attribuzione delle cause dei disordini e le modalità di prevenzione dei disordini. In seguito, le misure riguardavano le percezioni e le reazioni personali nei confronti della folla in questi termini: rischio durante gli eventi collettivi, composizione eterogenea, composizione dicotomica ed escalation del conflitto, minaccia omogenea, uso di metodi coercitivi, ragioni tattiche per trattare la folla come un’unità, stato emotivo durante i disordini ed attribuzione di responsabilità per l’escalation dei conflitti. La ricerca è attualmente in corso. I risultati saranno pronti in tempo utile per essere presentati al convegno.

Pietrantoni L., Prati G., Luini L., Marini F. (2006). Disordini pubblici e percezione degli eventi di folla: un’applicazione del modello elaborato dell’identità sociale. s.l : s.n.

Disordini pubblici e percezione degli eventi di folla: un’applicazione del modello elaborato dell’identità sociale

PIETRANTONI, LUCA;PRATI, GABRIELE;
2006

Abstract

Alcuni degli assunti principali di Le Bon sulla folla sono stati adottati sia nel senso comune che da chi si trova a dover gestire eventi collettivi Tuttavia ricerche recenti all’interno della psicologia della folla, hanno criticato duramente i concetti leboniani sulla folla, intesa come irrazionale e suggestionabile (Mucchi Faina, 2002). In particolare l’approccio teorico centrato sull’identità sociale è stato esteso allo studio delle dinamiche degli eventi collettivi, soprattutto in condizioni di conflitto. I comportamenti collettivi sono stati concettualizzati in funzione del loro essere normati e collegati a processi identitari, storici ed intergruppi (Drury, Stott e Farsides; 2003) in base ad un “modello elaborato dell’identità sociale” (ESIM; Elaborated Social Identity Model). L’ESIM riconosce che i membri all’interno della folla abbiano una loro specifica identità a cui si collegano specifici comportamenti normativi, ma sostiene anche che queste variabili possano cambiare nel tempo in funzione di processi intergruppi e dare luogo a conflitti. Stott e Reicher (1998) hanno trovato che operatori di polizia coinvolti nei disordini della Poll Tax avvenuti il 31 Marzo 1990 considerano il comportamento della folla come frutto di processi interni basati sull’irrazionalità e meno come l’esito di dinamiche intergruppi. Questa percezione può causare comportamenti nei confronti della folla percepiti come ingiustificati dai manifestanti i quali si sentono, a loro volta, legittimati a reagire. Ciò può contribuire all’escalation dei disordini. La presente ricerca si rifà a quella di Drury, Stott e Farsides (2003) in cui sono stati indagati la percezione della folla, dei metodi appropriati di ordine pubblico e dell’attribuzione di responsabilità nei riguardi dei disordini da parte di operatori di Polizia. Le ipotesi dello studio sono: 1) Gli operatori di Polizia riconoscono da una parte l’eterogeneità della composizione della folla, ma dall’altra ne percepiscono una dicotomia composta da una maggioranza pacifica e suscettibile ed una minoranza violenta ed istigatrice. 2) La percezione di dicotomia è un grado di predire un’idea della folla come un potenziale pericolo nel suo insieme, una maggiore preoccupazione per la propria incolumità durante gli eventi collettivi ed un maggiore sostegno a metodi coercitivi. 3) All’aumentare di queste percezioni e convinzioni sulla folla diminuisce la responsabilità attribuita al comportamento della polizia nell’escalation del conflitto 4) Una maggiore esperienza sul campo ha un peso come moderatore o mediatore nelle relazioni considerate E’ stato somministrato un questionario a 300 operatori di polizia che svolgono formazione su ordine pubblico durante eventi collettivi. E’ stato chiesto di indicare l’esperienza personale di servizio durante disordini pubblici. Due domande aperte erano volte ad indagare l’attribuzione delle cause dei disordini e le modalità di prevenzione dei disordini. In seguito, le misure riguardavano le percezioni e le reazioni personali nei confronti della folla in questi termini: rischio durante gli eventi collettivi, composizione eterogenea, composizione dicotomica ed escalation del conflitto, minaccia omogenea, uso di metodi coercitivi, ragioni tattiche per trattare la folla come un’unità, stato emotivo durante i disordini ed attribuzione di responsabilità per l’escalation dei conflitti. La ricerca è attualmente in corso. I risultati saranno pronti in tempo utile per essere presentati al convegno.
2006
VII Congresso di Psicologia sociale, 18-20 Settembre 2006
294
295
Pietrantoni L., Prati G., Luini L., Marini F. (2006). Disordini pubblici e percezione degli eventi di folla: un’applicazione del modello elaborato dell’identità sociale. s.l : s.n.
Pietrantoni L.; Prati G.; Luini L.; Marini F.
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