Uno dei fattori di fondo che spiegano la crescita di lungo periodo dei sistemi economici è l’accumulazione di conoscenze. Tuttavia, a fronte della molteplicità dei contenuti e delle modalità di acquisizione degli stessi risulta difficile misurare in forma soddisfacente lo stock di conoscenze – il capitale umano di una popolazione. Le misure correntemente usate per definire il capitale umano non tengono conto del processo di apprendimento continuo e della qualità del processo di formazione delle conoscenze. Una misura basata sugli indici di lettura può contribuire a una migliore identificazione dello stock di conoscenze accumulate. Un’applicazione empirica al caso delle regioni italiane conferma il ruolo della lettura come fattore di sviluppo e offre indicazioni quantitative sulla sua importanza. Le misure più comuni di accumulazione della conoscenza sono infatti la quota di lavoratori che hanno conseguito un dato titolo di studio e il numero medio di anni di studio. Tali misure privilegiano la dimensione quantitativa dello stock di capitale umano. La dimensione qualitativa (la performance scolastica) rappresenta un’importante proxy della futura produttività di un lavoratore può essere spiegate dalla situazione socio-economica della famiglia, dalle caratteristiche della scuola e dal tipo di regole e istituzioni di una nazione. La stima di una funzione di produzione della conoscenza riferita ai test di lettura italiani (PISA 2000) evidenzia l’importanza del livello d’istruzione materno e del numero di libri posseduto dalla famiglia, mentre l’effetto esercitato dai PC è debole. Negli ultimi anni, l’idea che consumare cultura costituisca uno dei prerequisiti per uno sviluppo socio-economico sostenibile a livello nazionale e internazionale è stato fatta propria e promossa a livello internazionale. Il dispiegarsi degli effetti positivi esercitati sulla crescita economica dai consumi culturali viene generalmente associato alla presenza di esternalità positive. Da un punto di vista concettuale, il consumo dei servizi forniti dallo stock di beni culturali presente in un dato momento in un paese interagisce con la formazione di capitale umano e di capitale sociale, fattori importanti per la produzione di beni e servizi. Ne segue che la spesa privata in beni culturali può essere correttamente interpretata alla stregua di un vero e proprio investimento, in grado di garantire una migliore performance macroeconomica. Questa interpretazione è stata testata con dati relativi alle economie regionali italiane su un orizzonte temporale di oltre un ventennio. Le stime panel confermano l’importanza del ruolo positivo svolto dai consumi culturali nella determinazione dell’output aggregato di lungo periodo. È noto che la lettura ha tra le sue determinanti, il livello del reddito, a sua volta il portato del processo di crescita economica. Tuttavia emerge, ed è empiricamente rilevante anche il nesso causale opposto, che individua nell’accumulazione di conoscenza (anche tramite lettura) il principale motore della crescita economica e del livello del reddito raggiunto dalla società.
Scorcu A. E., Gaffeo E. (2006). Il ritorno economico della lettura. MILANO : Associazione Italiana Editori [10.1390/SG2006_indagine_econometrica].
Il ritorno economico della lettura
SCORCU, ANTONELLO EUGENIO;
2006
Abstract
Uno dei fattori di fondo che spiegano la crescita di lungo periodo dei sistemi economici è l’accumulazione di conoscenze. Tuttavia, a fronte della molteplicità dei contenuti e delle modalità di acquisizione degli stessi risulta difficile misurare in forma soddisfacente lo stock di conoscenze – il capitale umano di una popolazione. Le misure correntemente usate per definire il capitale umano non tengono conto del processo di apprendimento continuo e della qualità del processo di formazione delle conoscenze. Una misura basata sugli indici di lettura può contribuire a una migliore identificazione dello stock di conoscenze accumulate. Un’applicazione empirica al caso delle regioni italiane conferma il ruolo della lettura come fattore di sviluppo e offre indicazioni quantitative sulla sua importanza. Le misure più comuni di accumulazione della conoscenza sono infatti la quota di lavoratori che hanno conseguito un dato titolo di studio e il numero medio di anni di studio. Tali misure privilegiano la dimensione quantitativa dello stock di capitale umano. La dimensione qualitativa (la performance scolastica) rappresenta un’importante proxy della futura produttività di un lavoratore può essere spiegate dalla situazione socio-economica della famiglia, dalle caratteristiche della scuola e dal tipo di regole e istituzioni di una nazione. La stima di una funzione di produzione della conoscenza riferita ai test di lettura italiani (PISA 2000) evidenzia l’importanza del livello d’istruzione materno e del numero di libri posseduto dalla famiglia, mentre l’effetto esercitato dai PC è debole. Negli ultimi anni, l’idea che consumare cultura costituisca uno dei prerequisiti per uno sviluppo socio-economico sostenibile a livello nazionale e internazionale è stato fatta propria e promossa a livello internazionale. Il dispiegarsi degli effetti positivi esercitati sulla crescita economica dai consumi culturali viene generalmente associato alla presenza di esternalità positive. Da un punto di vista concettuale, il consumo dei servizi forniti dallo stock di beni culturali presente in un dato momento in un paese interagisce con la formazione di capitale umano e di capitale sociale, fattori importanti per la produzione di beni e servizi. Ne segue che la spesa privata in beni culturali può essere correttamente interpretata alla stregua di un vero e proprio investimento, in grado di garantire una migliore performance macroeconomica. Questa interpretazione è stata testata con dati relativi alle economie regionali italiane su un orizzonte temporale di oltre un ventennio. Le stime panel confermano l’importanza del ruolo positivo svolto dai consumi culturali nella determinazione dell’output aggregato di lungo periodo. È noto che la lettura ha tra le sue determinanti, il livello del reddito, a sua volta il portato del processo di crescita economica. Tuttavia emerge, ed è empiricamente rilevante anche il nesso causale opposto, che individua nell’accumulazione di conoscenza (anche tramite lettura) il principale motore della crescita economica e del livello del reddito raggiunto dalla società.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.