Progetto inserito nel cartellone 2014 della stagio de "la Soffitta" promossa dal Dipartimento delle Arti - Università di Bologna Il progetto si è proposto di tracciare l’orizzonte dell’attuale panorama del teatro danza indiano esplorando le connessioni e le frizioni tra la dimensione tradizionale e la contemporaneità. Data la presenza di una delle principali interpreti indiane di bhārathanāṭyam, Priyadarsini Govind, un focus particolare è stata dedicato a questo specifico genere che, in modo esemplare, porta in sé inscritta la relazione tra tradizione e contemporaneità. Il progetto si è articola su tre attività principali: un convegno internazionale di studi (dedicato a Giorgio Renato Franci), un workshop pratico per studenti condotto da Priyadarsini Govind e una dimostrazione spettacolo. Il bhārathanāṭyam è la più antica forma di teatro danza sacra originaria del Sud dell’India. Le sue origini risalgono addirittura al secondo millennio a.C. e attingono al repertorio mitico hindu, in cui le gesta degli dèi vengono riproposte con un preciso linguaggio corporeo, codificato agli inizi della nostra era nel Nāţyasastra, un ampio trattato sulle arti del dramma, della musica e della danza. La tradizione conferisce al bhārathanāţyam origini divine e, non a caso, in India una delle divinità più importanti (soprattutto nel sud del subcontinente) è Ṥiva, il danzatore cosmico, ossia Ṥiva Naţāraja, il Signore della danza. Attualmente milioni di devoti non riescono a concepire la vita dell’universo senza l’energia sprigionata dalla danza del dio. La danzatrice o il danzatore, attraverso i movimenti e l’espressività del proprio corpo, racconta storie di dèi e di uomini. La vita in tutte le sue forme viene rappresentata attraverso questa meravigliosa forma di yoga in movimento che coinvolge corpo, mente e spirito. Alcune delle caratteristiche principali di questo stile sono la perfetta geometria delle linee del corpo, la velocità e la ricchezza ritmica, combinati con un elaborato linguaggio delle mani (mudrā) e una raffinata mimica del volto (abhinaya). Questa pratica assume oggi un particolare valore, non solo teatrale ed estetico, ma anche antropologico, rappresentando una tradizione codificata nei minimi dettagli e allo stesso tempo una corrente culturale transnazionale che pone continue domande ontologiche sulla danza, sulla cultura, sulla globalità.
G. Azzaroni, M. Casari, G. de Concini (2014). Danzare il Natya. Teatro-danza indiano: la tradizione oggi.
Danzare il Natya. Teatro-danza indiano: la tradizione oggi
AZZARONI, GIOVANNI;CASARI, MATTEO;DE CONCINI, GIUDITTA MARTINA GIOVANNA
2014
Abstract
Progetto inserito nel cartellone 2014 della stagio de "la Soffitta" promossa dal Dipartimento delle Arti - Università di Bologna Il progetto si è proposto di tracciare l’orizzonte dell’attuale panorama del teatro danza indiano esplorando le connessioni e le frizioni tra la dimensione tradizionale e la contemporaneità. Data la presenza di una delle principali interpreti indiane di bhārathanāṭyam, Priyadarsini Govind, un focus particolare è stata dedicato a questo specifico genere che, in modo esemplare, porta in sé inscritta la relazione tra tradizione e contemporaneità. Il progetto si è articola su tre attività principali: un convegno internazionale di studi (dedicato a Giorgio Renato Franci), un workshop pratico per studenti condotto da Priyadarsini Govind e una dimostrazione spettacolo. Il bhārathanāṭyam è la più antica forma di teatro danza sacra originaria del Sud dell’India. Le sue origini risalgono addirittura al secondo millennio a.C. e attingono al repertorio mitico hindu, in cui le gesta degli dèi vengono riproposte con un preciso linguaggio corporeo, codificato agli inizi della nostra era nel Nāţyasastra, un ampio trattato sulle arti del dramma, della musica e della danza. La tradizione conferisce al bhārathanāţyam origini divine e, non a caso, in India una delle divinità più importanti (soprattutto nel sud del subcontinente) è Ṥiva, il danzatore cosmico, ossia Ṥiva Naţāraja, il Signore della danza. Attualmente milioni di devoti non riescono a concepire la vita dell’universo senza l’energia sprigionata dalla danza del dio. La danzatrice o il danzatore, attraverso i movimenti e l’espressività del proprio corpo, racconta storie di dèi e di uomini. La vita in tutte le sue forme viene rappresentata attraverso questa meravigliosa forma di yoga in movimento che coinvolge corpo, mente e spirito. Alcune delle caratteristiche principali di questo stile sono la perfetta geometria delle linee del corpo, la velocità e la ricchezza ritmica, combinati con un elaborato linguaggio delle mani (mudrā) e una raffinata mimica del volto (abhinaya). Questa pratica assume oggi un particolare valore, non solo teatrale ed estetico, ma anche antropologico, rappresentando una tradizione codificata nei minimi dettagli e allo stesso tempo una corrente culturale transnazionale che pone continue domande ontologiche sulla danza, sulla cultura, sulla globalità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.