L’indagine al centro dello studio si sviluppa lungo tre direttrici: la prima, intesa a ripercorrere l’evoluzione e a descrivere la fisionomia attuale del concetto penalistico di pubblico servizio; la seconda, votata ad esplorare l’odierna complessità del problema delle qualifiche soggettive agli effetti della legge penale attraverso il riferimento ad un esemplificativo ventaglio di casi paradigmatici; la terza, volta a prospettare, sulla scorta della presa d’atto dell’impatto delle liberalizzazioni sui servizi pubblici, una ricostruzione di un nuovo concetto di pubblico servizio, spendibile agli effetti penali. La monografia si apre con un’ampia ricostruzione delle linee evolutive della nozione giuridico-penale di pubblico servizio, volta a volta analizzate alla luce dell’assetto sottostante, a partire dalla situazione precedente al codice Rocco, fino a giungere alla crisi e profonda trasformazione del regime tradizionale dei servizi pubblici alla fine del XX secolo, foriera di “vecchi” e “nuovi” disorientamenti sul versante giurisprudenziale: disorientamenti che ancora fanno registrare, nella configurazione delle qualifiche che “innescano” lo statuto penale della p.a. (ed in specie, quella di “incaricato di pubblico servizio”: art. 358 c.p.), la resistenza di criteri teleologici o ontologici, la nullificazione del processo di privatizzazione per le società a partecipazione pubblica, la riemersione di ricostruzioni “olistiche”. Nella seconda parte, si sottolinea la problematicità della questione relativa alle qualifiche soggettive agli effetti penali al cospetto di un’amministrazione che ha visto profondamente mutare, negli ultimi anni, i propri moduli operativi ed il proprio assetto organizzativo, riconfigurandosi più come amministrazione di vigilanza e di regolazione che come amministrazione di gestione/amministrazione ed accrescendo i rapporti con l’universo delle forme e dei soggetti privati, ormai veri e propri coprotagonisti dell’azione amministrativa. Se ne offre una plastica rappresentazione a mezzo del riferimento, in chiave esemplificativa, all’attività di riscossione delle imposte ed al suo affidamento a privati e a società miste ed alle attività di interesse collettivo svolte da enti privati sulla base di convenzioni con la pubblica amministrazione. Nell’ultima parte dell’opera, si giunge a riformulare una “nozione” di pubblico servizio penalmente significativa, cercando di individuare una prospettiva capace, da un lato, di armonizzarsi con il dettato legislativo delle norme definitorie e, dall’altro, di coordinare le precipue esigenze di tutela rilevanti negli ambiti oggetto di considerazione con le profonde trasformazioni intervenute nelle public utilities. L’obiettivo perseguito si avvale di un fecondo confronto con l’elaborazione della giurisprudenza tedesca sulle qualifiche soggettive che delimitano l’ambito di applicazione dei delitti dei pubblici agenti, confronto che consente di evidenziare caratteristiche e storture del concetto penalistico italiano di pubblico servizio e, in particolare, di prendere atto dell’importanza delle ricadute dei processi di privatizzazione e di liberalizzazione nella ridefinizione del perimetro di intervento del diritto penale nell’ordinamento tedesco. Da tale confronto emerge dunque il grave ritardo della giurisprudenza penalistica italiana in tema di qualifiche soggettive nel prendere atto della progressiva apertura al mercato in molti settori (anche) delle public utilities, apertura che in molti casi dovrebbe condurre ad escludere l’applicabilità dei delitti dei publbici agenti (rendendo necessaria l’introduzione di risposte adeguate per contrastare fenomeni di corruzione privata). In questa prospettiva, la proposta relativa al concetto penalistico di pubblico servizio formulata nell’opera si segnala per l’importanza assegnata alla sussistenza di un regime economico[...]

Servizi pubblici e diritto penale. L'impatto delle liberalizzazioni sullo statuto penale della pubblica amministrazione

MANES, VITTORIO
2010

Abstract

L’indagine al centro dello studio si sviluppa lungo tre direttrici: la prima, intesa a ripercorrere l’evoluzione e a descrivere la fisionomia attuale del concetto penalistico di pubblico servizio; la seconda, votata ad esplorare l’odierna complessità del problema delle qualifiche soggettive agli effetti della legge penale attraverso il riferimento ad un esemplificativo ventaglio di casi paradigmatici; la terza, volta a prospettare, sulla scorta della presa d’atto dell’impatto delle liberalizzazioni sui servizi pubblici, una ricostruzione di un nuovo concetto di pubblico servizio, spendibile agli effetti penali. La monografia si apre con un’ampia ricostruzione delle linee evolutive della nozione giuridico-penale di pubblico servizio, volta a volta analizzate alla luce dell’assetto sottostante, a partire dalla situazione precedente al codice Rocco, fino a giungere alla crisi e profonda trasformazione del regime tradizionale dei servizi pubblici alla fine del XX secolo, foriera di “vecchi” e “nuovi” disorientamenti sul versante giurisprudenziale: disorientamenti che ancora fanno registrare, nella configurazione delle qualifiche che “innescano” lo statuto penale della p.a. (ed in specie, quella di “incaricato di pubblico servizio”: art. 358 c.p.), la resistenza di criteri teleologici o ontologici, la nullificazione del processo di privatizzazione per le società a partecipazione pubblica, la riemersione di ricostruzioni “olistiche”. Nella seconda parte, si sottolinea la problematicità della questione relativa alle qualifiche soggettive agli effetti penali al cospetto di un’amministrazione che ha visto profondamente mutare, negli ultimi anni, i propri moduli operativi ed il proprio assetto organizzativo, riconfigurandosi più come amministrazione di vigilanza e di regolazione che come amministrazione di gestione/amministrazione ed accrescendo i rapporti con l’universo delle forme e dei soggetti privati, ormai veri e propri coprotagonisti dell’azione amministrativa. Se ne offre una plastica rappresentazione a mezzo del riferimento, in chiave esemplificativa, all’attività di riscossione delle imposte ed al suo affidamento a privati e a società miste ed alle attività di interesse collettivo svolte da enti privati sulla base di convenzioni con la pubblica amministrazione. Nell’ultima parte dell’opera, si giunge a riformulare una “nozione” di pubblico servizio penalmente significativa, cercando di individuare una prospettiva capace, da un lato, di armonizzarsi con il dettato legislativo delle norme definitorie e, dall’altro, di coordinare le precipue esigenze di tutela rilevanti negli ambiti oggetto di considerazione con le profonde trasformazioni intervenute nelle public utilities. L’obiettivo perseguito si avvale di un fecondo confronto con l’elaborazione della giurisprudenza tedesca sulle qualifiche soggettive che delimitano l’ambito di applicazione dei delitti dei pubblici agenti, confronto che consente di evidenziare caratteristiche e storture del concetto penalistico italiano di pubblico servizio e, in particolare, di prendere atto dell’importanza delle ricadute dei processi di privatizzazione e di liberalizzazione nella ridefinizione del perimetro di intervento del diritto penale nell’ordinamento tedesco. Da tale confronto emerge dunque il grave ritardo della giurisprudenza penalistica italiana in tema di qualifiche soggettive nel prendere atto della progressiva apertura al mercato in molti settori (anche) delle public utilities, apertura che in molti casi dovrebbe condurre ad escludere l’applicabilità dei delitti dei publbici agenti (rendendo necessaria l’introduzione di risposte adeguate per contrastare fenomeni di corruzione privata). In questa prospettiva, la proposta relativa al concetto penalistico di pubblico servizio formulata nell’opera si segnala per l’importanza assegnata alla sussistenza di un regime economico[...]
2010
259
9788834801079
Vittorio Manes
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/271359
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