Nell’immaginario di parecchie generazioni di studenti le donne al potere sono apparse come un elemento del tutto accidentale, un’interruzione della trasmissione della regalità per via maschile. Tuttavia, nel medioevo e nella prima età moderna le successioni femminili al trono sono state parecchie. Le vite di regine e reggenti, nella maggior parte dei casi, sono state raccontate dai contemporanei come feuilletons, che hanno impresso anche nel nostro senso comune ritratti di donne deboli, inaffidabili o schiave di vizi innominabili. La pretesa anomalia della regalità femminile è stata spiegata anche come un’eccezione felice che si può verificare quando le sovrane non sono né propriamente donne né propriamente sessuate: guerriere «virili» ritratte nei panni di Pantasilea, regina delle Amazzoni, o sante donne, effigiate come emule della vergine Maria o della casta Diana. Soprattutto nel XVI secolo il monstruum, l’evento inaudito e contro natura, di una successione femminile, irrompendo platealmente sulla scena politica, venne deprecato da pamphlet feroci o trasfigurato da simbologie che distoglievano l’attenzione da scabrose realtà, come il rifiuto del matrimonio e la dubbia legittimità di Elisabetta Tudor. Per chi riusciva a far valere i propri diritti al trono rimaneva infatti l’imbarazzante alternativa tra non sposarsi o essere subordinata al marito. Solo a partire dalla regina Vittoria si creò la figura istituzionale del principe consorte, marito di una sovrana per diritto proprio e quindi gerarchicamente inferiore a lei. Ai nostri giorni, la successione femminile al trono è ormai possibile ovunque; eppure l’idea anacronistica della regalità femminile come eccezione sembra sopravvissuta: solo in Svezia si è affermata l’idea che erede al trono sia il primogenito della coppia reale, senza distinzione di sesso, mentre i tabloid hanno espresso sconcerto per la sorte della monarchia spagnola e per il principe Felipe di Borbone, finora padre di due principessine. .
Casanova C (2014). Regine per caso. Donne al governo in età moderna. Roma-Bari : Editori Laterza.
Regine per caso. Donne al governo in età moderna
CASANOVA, CESARINA
2014
Abstract
Nell’immaginario di parecchie generazioni di studenti le donne al potere sono apparse come un elemento del tutto accidentale, un’interruzione della trasmissione della regalità per via maschile. Tuttavia, nel medioevo e nella prima età moderna le successioni femminili al trono sono state parecchie. Le vite di regine e reggenti, nella maggior parte dei casi, sono state raccontate dai contemporanei come feuilletons, che hanno impresso anche nel nostro senso comune ritratti di donne deboli, inaffidabili o schiave di vizi innominabili. La pretesa anomalia della regalità femminile è stata spiegata anche come un’eccezione felice che si può verificare quando le sovrane non sono né propriamente donne né propriamente sessuate: guerriere «virili» ritratte nei panni di Pantasilea, regina delle Amazzoni, o sante donne, effigiate come emule della vergine Maria o della casta Diana. Soprattutto nel XVI secolo il monstruum, l’evento inaudito e contro natura, di una successione femminile, irrompendo platealmente sulla scena politica, venne deprecato da pamphlet feroci o trasfigurato da simbologie che distoglievano l’attenzione da scabrose realtà, come il rifiuto del matrimonio e la dubbia legittimità di Elisabetta Tudor. Per chi riusciva a far valere i propri diritti al trono rimaneva infatti l’imbarazzante alternativa tra non sposarsi o essere subordinata al marito. Solo a partire dalla regina Vittoria si creò la figura istituzionale del principe consorte, marito di una sovrana per diritto proprio e quindi gerarchicamente inferiore a lei. Ai nostri giorni, la successione femminile al trono è ormai possibile ovunque; eppure l’idea anacronistica della regalità femminile come eccezione sembra sopravvissuta: solo in Svezia si è affermata l’idea che erede al trono sia il primogenito della coppia reale, senza distinzione di sesso, mentre i tabloid hanno espresso sconcerto per la sorte della monarchia spagnola e per il principe Felipe di Borbone, finora padre di due principessine. .I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.