Lo studio non vuole tanto descrivere una storia ampiamente tratteggiata, ma leggere e indicare come si è formato ed evoluto un importante tratto di città cercando di illustrare sistemi che ancora oggi presentano una qualità complessiva incredibile, essendo stati capaci di supportare l’evoluzione nel tempo di interi settori urbani, senza perdere una precisa identità e permettendo, nel contempo, tutte le soluzioni necessarie alle tematiche che il tempo proponeva. Il testo si propone allora di fornire una risposta alla questione fondamentale della natura della città, ‘come’ essa si sia formata e trasformata: si propone dunque non tanto come strumento di semplice analisi ma come materiale per un riuso attivo che cerca di connettere lettura e progetto, analisi ed operatività sulla città esistente. Lo studio espone questo carattere di sistema urbano singolare, ma facilmente tipizzabile, dandone una descrizione originale: un lungo disegno di circa di oltre venti metri che si propone di mostrare la città ben oltre un insieme di misure o un gruppo di tipologie che decidiamo ‘per astrazione’ ne formino il tessuto di base; un disegno in grado di illustrare poi la dimensione sedimentaria di questo brano di città. Il rilievo si trasforma così in progetto, prima ancora di poter essere fissato, replicato e stampato; e il disegno rende edotti di questo mutare dal rilievo al progetto descrivendo non solo il costruito nelle sue emergenze, ma soprattutto nel suo continuo evolversi nel tempo. In questo tipo di lavoro che privilegia il dinamico allo statico, l’evolutivo all’istantaneo, la capacità di rivelazione immediata al criptico metabolismo della figurazione tradizionale, la lettura quantitativa a quella qualitativa, l’interattività e dunque la scelta all’assimilazione passiva, il lavoro fornisce un importante apporto in una direzione già tracciata da altri autori, quella del ridisegno di interi comparti urbani con un’unica grafia e un unico riferimento, un sistema che, a partire dalle oltre mille assonometrie di cui è costellato il libro ottocentesco di Auguste Choisy , se da un lato consente di rendere confrontabili oggetti differenti tra loro e all’origine difficilmente commensurabili, dall’altro permette di delimitare il campo dell’azione al contenuto. E con ciò si rende evidente il vero argomento della ricerca: spiegare come fogli di misure, fotografie, fotocopie, originali o figure estratte dalla dimenticanza, tutto un mondo statico e innumerabile, possano diventare un mondo dinamico e numerabile e dunque spiegabile, tramite la selezione, la riproduzione e la scelta.

L. Cipriani (2005). Il disegno del portico di San Luca a Bologna. BOLOGNA : CLUEB.

Il disegno del portico di San Luca a Bologna

CIPRIANI, LUCA
2005

Abstract

Lo studio non vuole tanto descrivere una storia ampiamente tratteggiata, ma leggere e indicare come si è formato ed evoluto un importante tratto di città cercando di illustrare sistemi che ancora oggi presentano una qualità complessiva incredibile, essendo stati capaci di supportare l’evoluzione nel tempo di interi settori urbani, senza perdere una precisa identità e permettendo, nel contempo, tutte le soluzioni necessarie alle tematiche che il tempo proponeva. Il testo si propone allora di fornire una risposta alla questione fondamentale della natura della città, ‘come’ essa si sia formata e trasformata: si propone dunque non tanto come strumento di semplice analisi ma come materiale per un riuso attivo che cerca di connettere lettura e progetto, analisi ed operatività sulla città esistente. Lo studio espone questo carattere di sistema urbano singolare, ma facilmente tipizzabile, dandone una descrizione originale: un lungo disegno di circa di oltre venti metri che si propone di mostrare la città ben oltre un insieme di misure o un gruppo di tipologie che decidiamo ‘per astrazione’ ne formino il tessuto di base; un disegno in grado di illustrare poi la dimensione sedimentaria di questo brano di città. Il rilievo si trasforma così in progetto, prima ancora di poter essere fissato, replicato e stampato; e il disegno rende edotti di questo mutare dal rilievo al progetto descrivendo non solo il costruito nelle sue emergenze, ma soprattutto nel suo continuo evolversi nel tempo. In questo tipo di lavoro che privilegia il dinamico allo statico, l’evolutivo all’istantaneo, la capacità di rivelazione immediata al criptico metabolismo della figurazione tradizionale, la lettura quantitativa a quella qualitativa, l’interattività e dunque la scelta all’assimilazione passiva, il lavoro fornisce un importante apporto in una direzione già tracciata da altri autori, quella del ridisegno di interi comparti urbani con un’unica grafia e un unico riferimento, un sistema che, a partire dalle oltre mille assonometrie di cui è costellato il libro ottocentesco di Auguste Choisy , se da un lato consente di rendere confrontabili oggetti differenti tra loro e all’origine difficilmente commensurabili, dall’altro permette di delimitare il campo dell’azione al contenuto. E con ciò si rende evidente il vero argomento della ricerca: spiegare come fogli di misure, fotografie, fotocopie, originali o figure estratte dalla dimenticanza, tutto un mondo statico e innumerabile, possano diventare un mondo dinamico e numerabile e dunque spiegabile, tramite la selezione, la riproduzione e la scelta.
2005
130
8849124740
L. Cipriani (2005). Il disegno del portico di San Luca a Bologna. BOLOGNA : CLUEB.
L. Cipriani
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