Il lavoro affronta il problema di come prosodia e pragmatica interagiscano nel marcare prosodicamente lo status informativo di un elemento linguistico nelle lingue germaniche e nelle lingue romanze. Specificamente il nostro interesse si centra sul modo in cui tale rela-zione viene appresa da parlanti italiani di tedesco-L2 e da parlanti tedeschi di italiano-L2, considerando come la loro interlingua si rapporti alla lingua materna e alla lingua target. Le lingue romanze e le lingue germaniche usano in modo diverso la prosodia per marca-re le proprietà informazionali del discorso: le lingue germaniche trattano come prosodica-mente non prominente (deaccentano) l’informazione data, le lingue romanze, invece resi-stono alla deaccentazione di quegli stessi elementi (Ladd, 1996; Swerts et al., 2002; Avesa-ni et al., 2005). Nelle lingue germaniche, questa proprietà è stata individuata fin dagli albori degli studi prosodici (Steele, 1775) e la sua sistematicità ha indotto alcuni studiosi a chiedersi se si tratti di un universale cognitivo (Cruttenden, 1993). Ma a ben vedere il quadro non è così sistematico come potrebbe apparire: inglese e tedesco possono assegnare delle prominenze intonative a entità linguistiche che rappresentano informazione data nel discorso (Terken and Hirschberg, 1994; Bauman, 2008), e l’italiano richiede la deaccentazione in determinate configurazioni, come nel caso della presupposizione del focus iniziale di frase, di elementi marginalizzati, di topic dislocati a destra. I casi di deaccentazione in italiano non sono governati da proprietà pragmatiche ma esclusivamente da proprietà o restrizioni fonologiche sulla struttura prosodica (Bocci, in stampa); mentre in tedesco un elemento del discorso può essere deaccentato sia in virtù del suo status informativo, sia in virtù della configurazione sintattica in cui appare (Truckenbrodt, 2011). La nostra ipotesi è che i locutori di una lingua “plastica” come il tedesco (Vallduvì, 1992), nella quale la deaccentazione prosodica è un indice sia della struttura informativa che della struttura sintattica, abbiano minori difficoltà nell’apprendere la struttura intonativa dell’italiano-L2 di quanta ne abbiano i locutori di una lingua “non-plastica” come l’italiano (nella quale la deaccentazione è governata solo da restrizioni fonologiche) nell’apprendere la struttura intionativa del tedesco-L2. Per verificare questa ipotesi, abbiamo condotto un esperimento di produzione nel quale abbiamo applicato in un contesto acquisizionale l’assetto sperimentale usato nello studio di Swerts, Krahmer & Avesani (2002). I dati sono stati ottenuti analizzando il dialogo tra due locutori mentre giocano a carte. I soggetti sono otto parlanti italiani apprendenti di tedesco-L2 e quattro parlanti tedeschi apprendenti di italiano-L2. Le coppie di giocatori sono forma-te da locutori della stessa lingua che hanno condotto il gioco prima nella loro lingua secon-da e quindi nella loro lingua madre. Il gioco, in 64 mosse, consiste in un semplice compito di allineamento di carte che rappresentano figure colorate su un tabellone posto di fronte ai giocatori. In ciascun gioco, i giocatori hanno in mano un mazzo di 8 carte identiche che rappre-sentano un frutto (una banana o un melone) in due colori (lilla o verde); quando è il suo turno, il giocatore deve nominare la carta che ha in mano (ad es. “melone verde”) e disporla sul proprio tabellone. Ad ogni mossa, o il tipo di frutto rappresentato nella carta o il suo colore può cambiare rispetto ai valori assunti dal frutto o dal suo colore nella carta giocata nella mossa precedente, sia dal giocatore che dal suo avversario. In questo modo, usando una serie di variabili situazionali, abbiamo ottenuto un insieme di sintagmi nominali com-posti in italiano da N+Agg e in tedesco da Agg+N, nei quali o il primo elemento o il secondo potevano avere il valore pragmatico di dato (G), nuovo (N) o contrastivo (C). Un elemento (denotato dalla figura o dal colore) è definito in questo contesto come nuovo se è introdotto nel discorso con la prima mossa del gioco; è dato se è stato menzionato nella mossa precedente, è contrastivo se differisce per valore (colore o tipo di frutto) rispetto all’elemento nominato nella mossa precedente. L’intero insieme delle combinazioni prag-matiche ottenute è il seguente: N-N (inizio del gioco); C-G; G-C; C-C. I risultati sull’interfaccia tra prosodia e struttura informazionale mostrano che i locutori italiani trasferiscono l’intonazione della loro L1 nel tedesco-L2, mentre i tedeschi appren-denti italiano-L2 riescono a padroneggiare meglio la distribuzione accentuale della lingua target. Questi dati confermano i risultati di un studio condotto su lingue tipologicamente simili, con apprendenti francesi di olandese-L2 e olandesi apprendenti di francese-L2 (Rasier & Hiligsman, 2007), e sono interpretabili alla luce della Differential Markedness Hy-pothesis (Eckman, 1977). Benché i tedeschi padroneggino la distribuzione delle prominenze intonative nell’italiano-L2 al pari dei parlanti nativi, da alcuni risultati preliminari risulta che i tedeschi trasferiscono nella loro interlingua parte delle proprietà che pertengono altre componenti prosodiche specifiche: l’inventario dei pitch accents e le loro proprietà fonetiche di allineamento e scaling.

All’interfaccia tra prosodia e struttura informativa. La realizzazione prosodica dell’informazione data in tedesco e in italiano L2.

VAYRA, MARIO;
2013

Abstract

Il lavoro affronta il problema di come prosodia e pragmatica interagiscano nel marcare prosodicamente lo status informativo di un elemento linguistico nelle lingue germaniche e nelle lingue romanze. Specificamente il nostro interesse si centra sul modo in cui tale rela-zione viene appresa da parlanti italiani di tedesco-L2 e da parlanti tedeschi di italiano-L2, considerando come la loro interlingua si rapporti alla lingua materna e alla lingua target. Le lingue romanze e le lingue germaniche usano in modo diverso la prosodia per marca-re le proprietà informazionali del discorso: le lingue germaniche trattano come prosodica-mente non prominente (deaccentano) l’informazione data, le lingue romanze, invece resi-stono alla deaccentazione di quegli stessi elementi (Ladd, 1996; Swerts et al., 2002; Avesa-ni et al., 2005). Nelle lingue germaniche, questa proprietà è stata individuata fin dagli albori degli studi prosodici (Steele, 1775) e la sua sistematicità ha indotto alcuni studiosi a chiedersi se si tratti di un universale cognitivo (Cruttenden, 1993). Ma a ben vedere il quadro non è così sistematico come potrebbe apparire: inglese e tedesco possono assegnare delle prominenze intonative a entità linguistiche che rappresentano informazione data nel discorso (Terken and Hirschberg, 1994; Bauman, 2008), e l’italiano richiede la deaccentazione in determinate configurazioni, come nel caso della presupposizione del focus iniziale di frase, di elementi marginalizzati, di topic dislocati a destra. I casi di deaccentazione in italiano non sono governati da proprietà pragmatiche ma esclusivamente da proprietà o restrizioni fonologiche sulla struttura prosodica (Bocci, in stampa); mentre in tedesco un elemento del discorso può essere deaccentato sia in virtù del suo status informativo, sia in virtù della configurazione sintattica in cui appare (Truckenbrodt, 2011). La nostra ipotesi è che i locutori di una lingua “plastica” come il tedesco (Vallduvì, 1992), nella quale la deaccentazione prosodica è un indice sia della struttura informativa che della struttura sintattica, abbiano minori difficoltà nell’apprendere la struttura intonativa dell’italiano-L2 di quanta ne abbiano i locutori di una lingua “non-plastica” come l’italiano (nella quale la deaccentazione è governata solo da restrizioni fonologiche) nell’apprendere la struttura intionativa del tedesco-L2. Per verificare questa ipotesi, abbiamo condotto un esperimento di produzione nel quale abbiamo applicato in un contesto acquisizionale l’assetto sperimentale usato nello studio di Swerts, Krahmer & Avesani (2002). I dati sono stati ottenuti analizzando il dialogo tra due locutori mentre giocano a carte. I soggetti sono otto parlanti italiani apprendenti di tedesco-L2 e quattro parlanti tedeschi apprendenti di italiano-L2. Le coppie di giocatori sono forma-te da locutori della stessa lingua che hanno condotto il gioco prima nella loro lingua secon-da e quindi nella loro lingua madre. Il gioco, in 64 mosse, consiste in un semplice compito di allineamento di carte che rappresentano figure colorate su un tabellone posto di fronte ai giocatori. In ciascun gioco, i giocatori hanno in mano un mazzo di 8 carte identiche che rappre-sentano un frutto (una banana o un melone) in due colori (lilla o verde); quando è il suo turno, il giocatore deve nominare la carta che ha in mano (ad es. “melone verde”) e disporla sul proprio tabellone. Ad ogni mossa, o il tipo di frutto rappresentato nella carta o il suo colore può cambiare rispetto ai valori assunti dal frutto o dal suo colore nella carta giocata nella mossa precedente, sia dal giocatore che dal suo avversario. In questo modo, usando una serie di variabili situazionali, abbiamo ottenuto un insieme di sintagmi nominali com-posti in italiano da N+Agg e in tedesco da Agg+N, nei quali o il primo elemento o il secondo potevano avere il valore pragmatico di dato (G), nuovo (N) o contrastivo (C). Un elemento (denotato dalla figura o dal colore) è definito in questo contesto come nuovo se è introdotto nel discorso con la prima mossa del gioco; è dato se è stato menzionato nella mossa precedente, è contrastivo se differisce per valore (colore o tipo di frutto) rispetto all’elemento nominato nella mossa precedente. L’intero insieme delle combinazioni prag-matiche ottenute è il seguente: N-N (inizio del gioco); C-G; G-C; C-C. I risultati sull’interfaccia tra prosodia e struttura informazionale mostrano che i locutori italiani trasferiscono l’intonazione della loro L1 nel tedesco-L2, mentre i tedeschi appren-denti italiano-L2 riescono a padroneggiare meglio la distribuzione accentuale della lingua target. Questi dati confermano i risultati di un studio condotto su lingue tipologicamente simili, con apprendenti francesi di olandese-L2 e olandesi apprendenti di francese-L2 (Rasier & Hiligsman, 2007), e sono interpretabili alla luce della Differential Markedness Hy-pothesis (Eckman, 1977). Benché i tedeschi padroneggino la distribuzione delle prominenze intonative nell’italiano-L2 al pari dei parlanti nativi, da alcuni risultati preliminari risulta che i tedeschi trasferiscono nella loro interlingua parte delle proprietà che pertengono altre componenti prosodiche specifiche: l’inventario dei pitch accents e le loro proprietà fonetiche di allineamento e scaling.
2013
Multimedialità e multilingualità: la sfida più avanzata della comunicazione orale
53
71
Avesani C.; Bocci G.; Vayra M.; Zappoli A.
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