Le tecniche e le attrezzature per la perforazione di pozzi a mare (o perforazione offshore) sono molto simili a quelle usate nei pozzi a terra. Le principali differenze risiedono nella disposizione dell’impianto, delle apparecchiature ed in alcuni particolari metodi di conduzione delle operazioni di perforazione, che devono essere adattate alle esigenze imposte da condizioni ambientali molto più difficili, spesso estreme. Ciò comporta ovviamente un notevole aumento dei costi di perforazione, cui vanno aggiunti, in caso di scoperta, anche gli ingenti investimenti per la realizzazione delle infrastrutture e degli impianti per la successiva produzione degli idrocarburi in mare. Le prime embrionali perforazioni a mare risalgono ai primi anni del 1900, quando lungo le coste della California meridionale furono scoperti numerosi giacimenti di olio, coltivati con pozzi perforati fin sulla battigia. Nel tentativo di seguire i giacimenti verso il mare aperto, si pensò di estendere le operazioni fuori costa, posizionando gli impianti di perforazione su robusti pontili che si protendevano al largo per un centinaio di metri. Il grande sviluppo della perforazione a mare iniziò però solo nella seconda metà del 1900. In Europa, il primo pozzo a mare fu perforato nel 1959 in un giacimento di olio al largo di Gela, in Sicilia. Nel 1960 iniziò lo sviluppo dei giacimenti a gas dell’offshore ravennate, dove fu perforato il primo pozzo offshore europeo per la produzione di gas. Nei primi anni ’70, la scoperta dei grandi giacimenti del Mare del Nord e del Golfo del Messico diede lo stimolo definitivo per lo sviluppo di tecnologie sempre più raffinate per la ricerca e la produzione di idrocarburi in mare. Negli ultimi decenni, nonostante l’ostilità, la difficoltà, i maggiori investimenti e la pericolosità nel condurre le operazioni di perforazione e di produzione in ambiente marino, la ricerca degli idrocarburi in mare aperto ha visto uno sviluppo senza precedenti. Infatti, rispetto alla terraferma, ormai esplorata con un dettaglio tale da ritenere difficile la scoperta di nuovi giacimenti giganti, gli oceani, e soprattutto la zona delle acque profonde (oltre i 1000 m di profondità), offrono ancora zone poco esplorate, dove la possibilità di scoprire grandi giacimenti di idrocarburi sembra essere ancora molto alta. I costi connessi alla ricerca e produzione degli idrocarburi in mare crescono rapidamente, in ragione della profondità dei fondali marini e dell’ostilità delle condizioni ambientali e meteorologiche. Per questo motivo, il volume delle riserve di idrocarburi producibili che giustificano investimenti in progetti di sviluppo offshore è, di solito, molto alta, e dipende sia dalle capacità di investimento delle Compagnie petrolifere, sia dalle quotazioni del barile sul mercato internazionale.

Perforazione in mare / Macini P.. - STAMPA. - (2005), pp. 373-384.

Perforazione in mare

MACINI, PAOLO
2005

Abstract

Le tecniche e le attrezzature per la perforazione di pozzi a mare (o perforazione offshore) sono molto simili a quelle usate nei pozzi a terra. Le principali differenze risiedono nella disposizione dell’impianto, delle apparecchiature ed in alcuni particolari metodi di conduzione delle operazioni di perforazione, che devono essere adattate alle esigenze imposte da condizioni ambientali molto più difficili, spesso estreme. Ciò comporta ovviamente un notevole aumento dei costi di perforazione, cui vanno aggiunti, in caso di scoperta, anche gli ingenti investimenti per la realizzazione delle infrastrutture e degli impianti per la successiva produzione degli idrocarburi in mare. Le prime embrionali perforazioni a mare risalgono ai primi anni del 1900, quando lungo le coste della California meridionale furono scoperti numerosi giacimenti di olio, coltivati con pozzi perforati fin sulla battigia. Nel tentativo di seguire i giacimenti verso il mare aperto, si pensò di estendere le operazioni fuori costa, posizionando gli impianti di perforazione su robusti pontili che si protendevano al largo per un centinaio di metri. Il grande sviluppo della perforazione a mare iniziò però solo nella seconda metà del 1900. In Europa, il primo pozzo a mare fu perforato nel 1959 in un giacimento di olio al largo di Gela, in Sicilia. Nel 1960 iniziò lo sviluppo dei giacimenti a gas dell’offshore ravennate, dove fu perforato il primo pozzo offshore europeo per la produzione di gas. Nei primi anni ’70, la scoperta dei grandi giacimenti del Mare del Nord e del Golfo del Messico diede lo stimolo definitivo per lo sviluppo di tecnologie sempre più raffinate per la ricerca e la produzione di idrocarburi in mare. Negli ultimi decenni, nonostante l’ostilità, la difficoltà, i maggiori investimenti e la pericolosità nel condurre le operazioni di perforazione e di produzione in ambiente marino, la ricerca degli idrocarburi in mare aperto ha visto uno sviluppo senza precedenti. Infatti, rispetto alla terraferma, ormai esplorata con un dettaglio tale da ritenere difficile la scoperta di nuovi giacimenti giganti, gli oceani, e soprattutto la zona delle acque profonde (oltre i 1000 m di profondità), offrono ancora zone poco esplorate, dove la possibilità di scoprire grandi giacimenti di idrocarburi sembra essere ancora molto alta. I costi connessi alla ricerca e produzione degli idrocarburi in mare crescono rapidamente, in ragione della profondità dei fondali marini e dell’ostilità delle condizioni ambientali e meteorologiche. Per questo motivo, il volume delle riserve di idrocarburi producibili che giustificano investimenti in progetti di sviluppo offshore è, di solito, molto alta, e dipende sia dalle capacità di investimento delle Compagnie petrolifere, sia dalle quotazioni del barile sul mercato internazionale.
2005
Enciclopedia degli Idrocarburi. Vol. I - Esplorazione, Produzione e Trasporto
373
384
Perforazione in mare / Macini P.. - STAMPA. - (2005), pp. 373-384.
Macini P.
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