Il saggio tenta di spiegare la contraddizione tra retoriche e realtà dell’umanitarismo. Da dove deriva il cortocircuito tra la compassione e la paura che coinvolge il modo di pensare dei singoli individui come il legiferare delle istituzioni? Per comprendere questo alternarsi di emozioni caritatevoli e pulsione securitaria il saggio muove dal presupposto che, in quanto problema sociale, l’immigrazione è un oggetto culturale: ovvero un costrutto artificiale, prodotto di contingenze storiche, rispondente ad una interpretazione condivisa che si adegua ad un contesto di idee e di istituzioni, e che suggerisce atteggiamenti e azioni. Privilegiando il piano analitico su quello normativo, il saggio esplora il ruolo del discorso umanitario nella costruzione emotiva, cognitiva e politica dei processi di interazione tra migranti e società ospiti. Un problema che non è psicologico né esclusivamente etico, ma strettamente sociologico, in quanto ancora prima che il contenuto delle politiche adottate nei confronti dell'altro, ciò che rileva è la dimensione cognitiva, i processi di categorizzazione e di etichettamento, il frame attraverso cui viene attribuita a questi una specifica identità e dal quale conseguono stili e contenuti delle politiche. Se, infatti, l'altro è considerato una vittima, un deviante, un povero o un lavoratore-ospite, il contenuto, le finalità, le modalità di organizzazione e di realizzazione delle politiche variano di conseguenza.
P. Musarò (2014). Diversamente umani: retoriche e realtà dell'umanitarismo. milano : Edizioni Franco Angeli.
Diversamente umani: retoriche e realtà dell'umanitarismo
MUSARO', PIERLUIGI
2014
Abstract
Il saggio tenta di spiegare la contraddizione tra retoriche e realtà dell’umanitarismo. Da dove deriva il cortocircuito tra la compassione e la paura che coinvolge il modo di pensare dei singoli individui come il legiferare delle istituzioni? Per comprendere questo alternarsi di emozioni caritatevoli e pulsione securitaria il saggio muove dal presupposto che, in quanto problema sociale, l’immigrazione è un oggetto culturale: ovvero un costrutto artificiale, prodotto di contingenze storiche, rispondente ad una interpretazione condivisa che si adegua ad un contesto di idee e di istituzioni, e che suggerisce atteggiamenti e azioni. Privilegiando il piano analitico su quello normativo, il saggio esplora il ruolo del discorso umanitario nella costruzione emotiva, cognitiva e politica dei processi di interazione tra migranti e società ospiti. Un problema che non è psicologico né esclusivamente etico, ma strettamente sociologico, in quanto ancora prima che il contenuto delle politiche adottate nei confronti dell'altro, ciò che rileva è la dimensione cognitiva, i processi di categorizzazione e di etichettamento, il frame attraverso cui viene attribuita a questi una specifica identità e dal quale conseguono stili e contenuti delle politiche. Se, infatti, l'altro è considerato una vittima, un deviante, un povero o un lavoratore-ospite, il contenuto, le finalità, le modalità di organizzazione e di realizzazione delle politiche variano di conseguenza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.