Il saggio esamina l'influenza esercitata sulla drammaturgia teatrale dalla poesia e dalle pratiche di resistenza culturale condotte da intellettuali e letterati sotto il regime comunista rumeno. Attraverso il "Progetto di ricerca" steso dal drammaturgo Matéi Visniec duranta la prima fase della sua permanenza in Francia, si è reso possibile individuare, da un lato, inedite matrici della drammaturgia contemporanea in Romania, dall'altro, la ricezione rumena del teatro dell'assurdo. Il saggio esamina quindi una rappresentazione della "Cantatrice calva" di Ionesco nelle carcere destinate agli oppositori intellettuali del regime. Il teatro che, in Occidente, viene definito dell'assurdo, in Romania, è stato percepito in quanto forma politica di opposizione all'estetica del realismo socialista. All'esame deii rapporti intercorsi, negli anni '60/'70/'80 fra avanguardie letterarie, resistenza culturale e dinamiche di regime, succede, quindi, un primo bilancio delle drammaturgie (di Visniec, Lars, Gyorgy, Churchill) che trattano, dopo il crollo del muro di Berlino, la realtà, la cultura e, più estesamente, la peculiare dimensione umana dei paesi del socialismo reale. In particolare si osserva come tali drammaturgie si muovano fra liturgia, fantasmagoria e forme rigenerate di resistenza culturale che trasferiscono le pratiche oppositive maturate sotto i regimi comunisti alla contemporanea dielettica fra esigenze individuali e globalizzazione dei pensieri.
"Cultural Resistence" in the Eastern European Contries through the "Projet of Recherche" and Matéi Visniec's Dramaturgy
GUCCINI, GERARDO
2013
Abstract
Il saggio esamina l'influenza esercitata sulla drammaturgia teatrale dalla poesia e dalle pratiche di resistenza culturale condotte da intellettuali e letterati sotto il regime comunista rumeno. Attraverso il "Progetto di ricerca" steso dal drammaturgo Matéi Visniec duranta la prima fase della sua permanenza in Francia, si è reso possibile individuare, da un lato, inedite matrici della drammaturgia contemporanea in Romania, dall'altro, la ricezione rumena del teatro dell'assurdo. Il saggio esamina quindi una rappresentazione della "Cantatrice calva" di Ionesco nelle carcere destinate agli oppositori intellettuali del regime. Il teatro che, in Occidente, viene definito dell'assurdo, in Romania, è stato percepito in quanto forma politica di opposizione all'estetica del realismo socialista. All'esame deii rapporti intercorsi, negli anni '60/'70/'80 fra avanguardie letterarie, resistenza culturale e dinamiche di regime, succede, quindi, un primo bilancio delle drammaturgie (di Visniec, Lars, Gyorgy, Churchill) che trattano, dopo il crollo del muro di Berlino, la realtà, la cultura e, più estesamente, la peculiare dimensione umana dei paesi del socialismo reale. In particolare si osserva come tali drammaturgie si muovano fra liturgia, fantasmagoria e forme rigenerate di resistenza culturale che trasferiscono le pratiche oppositive maturate sotto i regimi comunisti alla contemporanea dielettica fra esigenze individuali e globalizzazione dei pensieri.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.