Situati nel luogo più nobile ed elevato dell’uomo, la testa, e ricolmi di spirito, gli occhi sono stati lo strumento concreto dell’elevazione verso il cielo ed insieme il simbolo dell’idea uranoscopica: guardando verso il cielo hanno esplorato e guardato da lontano fin dalle più antiche età e, in relazione con la mente, hanno cercato di distinguere tra il vero e il falso, il bene e il male in nome di una razionalità intesa secondo differenti e molteplici accezioni filosofiche e semantiche. Uomini e animali legati a questo pensiero alle sue immagini e ai suoi simboli hanno condiviso, con l’onomastica un fecondo rapporto letterario con il divino: sono gli ‘uranoscopi’ di cui si narra qui la storia, fino alla morte. Dopo aver attinto ad idealità platoniche e neoplatoniche e a tassonomie aristoteliche ed aver proseguito la sua vita letteraria all’intero della tradizione cristiana, questo insieme di forme ha rivestito gli esseri viventi animati ed inanimati di una curiosa figurazione. Diventato un emblema integrato nelle ‘Centuriae’ del medico e botanico Gioacchino Camerario (il giovane, 1534-1598), l’uranoscopo «a galla sovra del mare» ha contribuito ad arricchire quell’universo di simboli con cui l’uomo moderno continua confrontarsi ansiosamente.
A. Maranini (2005). Così morì l'uranoscopo. Tradizioni, allegorie e simboli di un'idea da Platone a Camerario. CESENA : Società Editrice "Il Ponte Vecchio".
Così morì l'uranoscopo. Tradizioni, allegorie e simboli di un'idea da Platone a Camerario
MARANINI, ANNA
2005
Abstract
Situati nel luogo più nobile ed elevato dell’uomo, la testa, e ricolmi di spirito, gli occhi sono stati lo strumento concreto dell’elevazione verso il cielo ed insieme il simbolo dell’idea uranoscopica: guardando verso il cielo hanno esplorato e guardato da lontano fin dalle più antiche età e, in relazione con la mente, hanno cercato di distinguere tra il vero e il falso, il bene e il male in nome di una razionalità intesa secondo differenti e molteplici accezioni filosofiche e semantiche. Uomini e animali legati a questo pensiero alle sue immagini e ai suoi simboli hanno condiviso, con l’onomastica un fecondo rapporto letterario con il divino: sono gli ‘uranoscopi’ di cui si narra qui la storia, fino alla morte. Dopo aver attinto ad idealità platoniche e neoplatoniche e a tassonomie aristoteliche ed aver proseguito la sua vita letteraria all’intero della tradizione cristiana, questo insieme di forme ha rivestito gli esseri viventi animati ed inanimati di una curiosa figurazione. Diventato un emblema integrato nelle ‘Centuriae’ del medico e botanico Gioacchino Camerario (il giovane, 1534-1598), l’uranoscopo «a galla sovra del mare» ha contribuito ad arricchire quell’universo di simboli con cui l’uomo moderno continua confrontarsi ansiosamente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.