L’osservazione microanalitica del comportamento interattivo nell’infanzia ha messo in luce, negli ultimi venti anni, forme di intersoggettività tra il bambino e i suoi partner centrate sulla condivisione, a livello preverbale, di affetti e significati riconducibili all’interazione tra le precoci competenze del bambino e la responsabilità emotiva del caregiver. La frequenza, la durata e l’intensità delle espressioni emotive prendono forma nel contesto dell’interazione faccia a faccia tra il bambino e i suoi caregivers (Stern, 1986) e il duplice ruolo del comportamento espressivo, indicatore di uno stato emotivo interno e contemporaneamente segnale sociale, viene costruito all’interno dello scambio interpersonale (Hinde, 1985; Saarni, 1998). Tradizionalmente, la funzione di agente socializzante è stata attribuita in modo quasi univoco alla madre, o, in alternativa, alle relazioni intrafamiliari, presupponendo un ruolo causale sulla competenza sociale, emotiva e cognitiva infantile. E’ nell’ambito della relazione con i genitori che hanno luogo i processi di “socializzazione emotiva”: poiché il bambino modula la propria risposta emotiva in funzione della risposta dell’adulto, il comportamento del caregiver diventa parte del contesto di esperienza del bambino, rappresentando una variabile fondamentale nell’influenzare sia la natura dell’emozione prodotta da un determinato evento-stimolo sia le modalità con cui l’espressione deve venire comunicata e manifestata. Denham (1998) ha proposto tre meccanismi di socializzazione delle emozioni, tra loro correlati: il modeling, il coaching e la contingency. Il modeling prevede che l’apprendimento avvenga attraverso le espressioni emotive vocali, verbali e comportamentali degli altri, anche senza un esplicito intento di insegnare qualcosa al bambino; il coaching prevede che l’apprendimento avvenga attraverso insegnamenti espliciti che le figure parentali o altri agenti rivolgono ai bambini in merito alle emozioni, stimolati da particolari eventi emotivi che coinvolgono il bambino. La contingency prevede infine che l’ apprendimento avvenga attraverso le reazioni che le figure parentali o altri agenti adottano di fronte all’espressione delle emozioni da parte dei bambini. In letteratura sono presenti le evidenze empiriche che portano a considerare i tre processi del modeling,del coaching e della contingency, adottati dai caregivers, come effettivamente rilevanti ai fini dell’apprendimento sociale dell’espressività emotiva. Negli ultimi anni, tuttavia, sono apparsi nella letteratura studi che hanno cercato di indagare in modo più approfondito il modo in cui anche il contesto sociale extrafamiliare influenzi l’esperienza e l’espressione emotiva, considerando ad esempio il ruolo dei pari e degli amici (von Salisch, 2001; Dunn & Hughes, 1998; Laurensen et alii, 1996). Nonostante la presenza dei pari fin dalle prime fasi dello sviluppo, in letteratura sono scarse le ricerche osservative che possano fare luce sui meccanismi attraverso i quali il gruppo dei pari influenzi la valutazione emotiva degli eventi e la manifestazione delle emozioni. Il nostro studio intende osservare le modalità di influenza reciproca tra pari nell’espressione delle emozioni tra i 24 e i 36 mesi, attraverso un’osservazione microanalitica dei comportamenti espressivi nel corso di un gioco strutturato e non familiare ai bambini. Metodologia Lo studio ha coinvolto 11 bambini (8 maschi e 3 femmine), osservati in coppia con un coetaneo nel corso di 5 minuti mentre cercavano di indovinare ed estrarre da una grande scatola chiusa (con due aperture laterali in cui infilare le mani) alcuni oggetti invisibili dall’esterno. La decodifica ha preso in esame le seguenti dimensioni: espressione facciale, direzione dello sguardo, azioni. La decodifica è stata effettuata ad intervalli consecutivi di 2 secondi, per tutta la durata della videoregistrazione. Risultati Sono state effettuate crosstabs sui comportamen...

Espressione delle emozioni e relazioni tra pari al nido

BRIGHI, ANTONELLA;
2005

Abstract

L’osservazione microanalitica del comportamento interattivo nell’infanzia ha messo in luce, negli ultimi venti anni, forme di intersoggettività tra il bambino e i suoi partner centrate sulla condivisione, a livello preverbale, di affetti e significati riconducibili all’interazione tra le precoci competenze del bambino e la responsabilità emotiva del caregiver. La frequenza, la durata e l’intensità delle espressioni emotive prendono forma nel contesto dell’interazione faccia a faccia tra il bambino e i suoi caregivers (Stern, 1986) e il duplice ruolo del comportamento espressivo, indicatore di uno stato emotivo interno e contemporaneamente segnale sociale, viene costruito all’interno dello scambio interpersonale (Hinde, 1985; Saarni, 1998). Tradizionalmente, la funzione di agente socializzante è stata attribuita in modo quasi univoco alla madre, o, in alternativa, alle relazioni intrafamiliari, presupponendo un ruolo causale sulla competenza sociale, emotiva e cognitiva infantile. E’ nell’ambito della relazione con i genitori che hanno luogo i processi di “socializzazione emotiva”: poiché il bambino modula la propria risposta emotiva in funzione della risposta dell’adulto, il comportamento del caregiver diventa parte del contesto di esperienza del bambino, rappresentando una variabile fondamentale nell’influenzare sia la natura dell’emozione prodotta da un determinato evento-stimolo sia le modalità con cui l’espressione deve venire comunicata e manifestata. Denham (1998) ha proposto tre meccanismi di socializzazione delle emozioni, tra loro correlati: il modeling, il coaching e la contingency. Il modeling prevede che l’apprendimento avvenga attraverso le espressioni emotive vocali, verbali e comportamentali degli altri, anche senza un esplicito intento di insegnare qualcosa al bambino; il coaching prevede che l’apprendimento avvenga attraverso insegnamenti espliciti che le figure parentali o altri agenti rivolgono ai bambini in merito alle emozioni, stimolati da particolari eventi emotivi che coinvolgono il bambino. La contingency prevede infine che l’ apprendimento avvenga attraverso le reazioni che le figure parentali o altri agenti adottano di fronte all’espressione delle emozioni da parte dei bambini. In letteratura sono presenti le evidenze empiriche che portano a considerare i tre processi del modeling,del coaching e della contingency, adottati dai caregivers, come effettivamente rilevanti ai fini dell’apprendimento sociale dell’espressività emotiva. Negli ultimi anni, tuttavia, sono apparsi nella letteratura studi che hanno cercato di indagare in modo più approfondito il modo in cui anche il contesto sociale extrafamiliare influenzi l’esperienza e l’espressione emotiva, considerando ad esempio il ruolo dei pari e degli amici (von Salisch, 2001; Dunn & Hughes, 1998; Laurensen et alii, 1996). Nonostante la presenza dei pari fin dalle prime fasi dello sviluppo, in letteratura sono scarse le ricerche osservative che possano fare luce sui meccanismi attraverso i quali il gruppo dei pari influenzi la valutazione emotiva degli eventi e la manifestazione delle emozioni. Il nostro studio intende osservare le modalità di influenza reciproca tra pari nell’espressione delle emozioni tra i 24 e i 36 mesi, attraverso un’osservazione microanalitica dei comportamenti espressivi nel corso di un gioco strutturato e non familiare ai bambini. Metodologia Lo studio ha coinvolto 11 bambini (8 maschi e 3 femmine), osservati in coppia con un coetaneo nel corso di 5 minuti mentre cercavano di indovinare ed estrarre da una grande scatola chiusa (con due aperture laterali in cui infilare le mani) alcuni oggetti invisibili dall’esterno. La decodifica ha preso in esame le seguenti dimensioni: espressione facciale, direzione dello sguardo, azioni. La decodifica è stata effettuata ad intervalli consecutivi di 2 secondi, per tutta la durata della videoregistrazione. Risultati Sono state effettuate crosstabs sui comportamen...
2005
19° Congresso Nazionale di Psicologia dello sviluppo. Riassunti delle comunicazioni
400
402
Mazzanti C.; Brighi A.; Nicoletti S.
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