Questo saggio intende ricostruire alcuni dei processi di sviluppo economico che hanno contraddistinto l’ultimo decennio del Medio Oriente e Nord Africa, nel corso del quale si sono formati i soggetti sociali e politici che hanno dato vita alla stagione di mobilitazioni e di conflitti iniziata nel dicembre 2010 in Tunisia. L’economia di per sé non riesce a spiegare le rivolte nel mondo arabo. Tuttavia è certo che le riforme che avrebbero dovuto liberalizzare i mercati, favorire la competitività delle imprese e la loro integrazione internazionale, hanno in realtà consolidato le posizioni di potere una élite sempre più ristretta legata a doppio filo ai vertici politici e militari dei regimi. Con la garanzia dello stato e l’avvallo delle organizzazioni economiche internazionali, si è giunti alla costruzione di veri e propri oligopoli nei settori energetici, immobiliari, finanziari e del turismo che si sono accaparrati i frutti dello sviluppo. Crescita del Pil, diversificazione delle relazioni economiche internazionali e leadership delle monarchie del Golfo hanno radicalizzato i processi di espropriazione del mondo contadino, operaio ed impiegatizio in atto da almeno tre decenni ed hanno risposto alle sfide della transizione demografica con la crescita del lavoro informale e della disoccupazione. L’impatto della crisi economica globale nel 2008 e 2009 non ha fatto altro che accelerare ulteriormente tali processi. E tuttavia lo sviluppo della crisi politica ha dimostrato anche la capacità dei subalterni di non restare schiacciati nei processi di esclusione, utilizzando le competenze professionali, tecnologiche e relazionali acquisite per trasformare le proprie società in nome della “karama”: dignità, intesa come realizzazione e riconoscimento della libertà e della giustizia, anche economica.

Linee dello sviluppo economico in Medio Oriente e Nord Africa.Una prospettiva storica

TRENTIN, MASSIMILIANO
2014

Abstract

Questo saggio intende ricostruire alcuni dei processi di sviluppo economico che hanno contraddistinto l’ultimo decennio del Medio Oriente e Nord Africa, nel corso del quale si sono formati i soggetti sociali e politici che hanno dato vita alla stagione di mobilitazioni e di conflitti iniziata nel dicembre 2010 in Tunisia. L’economia di per sé non riesce a spiegare le rivolte nel mondo arabo. Tuttavia è certo che le riforme che avrebbero dovuto liberalizzare i mercati, favorire la competitività delle imprese e la loro integrazione internazionale, hanno in realtà consolidato le posizioni di potere una élite sempre più ristretta legata a doppio filo ai vertici politici e militari dei regimi. Con la garanzia dello stato e l’avvallo delle organizzazioni economiche internazionali, si è giunti alla costruzione di veri e propri oligopoli nei settori energetici, immobiliari, finanziari e del turismo che si sono accaparrati i frutti dello sviluppo. Crescita del Pil, diversificazione delle relazioni economiche internazionali e leadership delle monarchie del Golfo hanno radicalizzato i processi di espropriazione del mondo contadino, operaio ed impiegatizio in atto da almeno tre decenni ed hanno risposto alle sfide della transizione demografica con la crescita del lavoro informale e della disoccupazione. L’impatto della crisi economica globale nel 2008 e 2009 non ha fatto altro che accelerare ulteriormente tali processi. E tuttavia lo sviluppo della crisi politica ha dimostrato anche la capacità dei subalterni di non restare schiacciati nei processi di esclusione, utilizzando le competenze professionali, tecnologiche e relazionali acquisite per trasformare le proprie società in nome della “karama”: dignità, intesa come realizzazione e riconoscimento della libertà e della giustizia, anche economica.
2014
Le rivolte arabe e le repliche della storia Le economie di rendita, i soggetti politici, i condizionamenti internazionali
40
67
M. Trentin
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