La trasformazione degli assetti della protezione sociale in atto in Italia da diversi anni e, marcatamente, a partire dallo scorso decennio, ha assunto per molti aspetti i caratteri di una territorializzazione del welfare. Sullo sfondo di una più generale tendenza al decentramento dei poteri dal livello nazionale a quello locale, la promozione del benessere sociale dei cittadini sta vivendo in pieno una stagione di profondo cambiamento normativo, gestionale ed anche culturale, con un processo di revisione dei modelli di lettura del bisogno e dei criteri operativi di intervento che coincide con una evidente modificazione degli stili di vita e della condizione socio-economica dei cittadini. La rilevanza del territorio ha portato ad identificare il futuro della protezione sociale entro i contorni di un welfare ‘municipale’ e ‘comunitario’, secondo quanto emergente dal quadro riformistico proposto dalle legge 328/2000. Su di un piano teorico-concettuale questa decisa svolta verso una dimensione territoriale che, con gradi e combinazioni variabili di potere programmatorio, finanziario e gestionale, oscilla tra l’ambito regionale e quello zonale (da cui, appunto, il ‘Piano di zona sociale’ promosso dalla legge 328) corrisponde ad una progressiva legittimazione dell’adeguatezza e della funzionalità dei livelli decentrati delle policies nel rispondere a sfide che trovano sovente origine, ma anche vagli successivi, su di un piano nazionale e sovra-nazionale. Equivale, cioè, ad un investimento sulla ‘società locale’, sulla sua capacità di intercettare e rielaborare dinamiche e risorse di tipo sia macro sia micro attraverso forme di riflessività situata. Si affaccia al riguardo un tema abbastanza recente, ma già assai discusso entro il dibattito non solo relativo alla protezione sociale e ai livelli di equità: quello del governo dei processi di riforma. La letteratura offre almeno due termini per indicare il complesso di dinamiche e di variabili ricomprese al suo interno, cioè quello di governance e quello di regolazione. Rimane del tutto aperta, ed anzi costituisce uno dei punti più interessanti e controversi da sottoporre ad osservazione, la questione relativa alla natura ‘spontanea’ o ‘riflessiva’ con cui si sviluppano processi di governo locale. Per la loro ampiezza e la loro pervasività rispetto alla qualità della vita, in una fase di forti cambiamenti sia socio-economici sia degli stili di vita, le politiche sociali rappresentano, come ricordato, un importante ambito di interesse per chi voglia verificare la capacità di riflessività e di regolazione di un contesto locale (esse intervengono in ogni ambito della vita quotidiana e, inevitabilmente, influenzano l’azione economica in senso sia collettivo sia individuale). Seguirne le trasformazioni e la capacità di adeguarsi alle nuove sfide richiede l’analisi delle regole esplicite e implicite, formali e informali, delle forme di negoziazione e cooperazione fra i diversi attori – pubblici e privati che concorrono a costruirle, in linea con le posizioni secondo le quali il processo di governance farebbe riferimento agli schemi, cognitivi e strutturali, entro cui agiscono i cittadini, singoli o associati, e i loro rappresentanti. Tali schemi, in cui si ritrovano prassi, regole di base, obblighi reciproci e interdipendenti, appartenenze e culture politiche danno forma alle identità e alle istituzioni della società civile.

A. Martelli (2006). Osservare le politiche sociali a livello locale. Meccanismi regolativi e pratiche. ROMA : Aracne.

Osservare le politiche sociali a livello locale. Meccanismi regolativi e pratiche

MARTELLI, ALESSANDRO
2006

Abstract

La trasformazione degli assetti della protezione sociale in atto in Italia da diversi anni e, marcatamente, a partire dallo scorso decennio, ha assunto per molti aspetti i caratteri di una territorializzazione del welfare. Sullo sfondo di una più generale tendenza al decentramento dei poteri dal livello nazionale a quello locale, la promozione del benessere sociale dei cittadini sta vivendo in pieno una stagione di profondo cambiamento normativo, gestionale ed anche culturale, con un processo di revisione dei modelli di lettura del bisogno e dei criteri operativi di intervento che coincide con una evidente modificazione degli stili di vita e della condizione socio-economica dei cittadini. La rilevanza del territorio ha portato ad identificare il futuro della protezione sociale entro i contorni di un welfare ‘municipale’ e ‘comunitario’, secondo quanto emergente dal quadro riformistico proposto dalle legge 328/2000. Su di un piano teorico-concettuale questa decisa svolta verso una dimensione territoriale che, con gradi e combinazioni variabili di potere programmatorio, finanziario e gestionale, oscilla tra l’ambito regionale e quello zonale (da cui, appunto, il ‘Piano di zona sociale’ promosso dalla legge 328) corrisponde ad una progressiva legittimazione dell’adeguatezza e della funzionalità dei livelli decentrati delle policies nel rispondere a sfide che trovano sovente origine, ma anche vagli successivi, su di un piano nazionale e sovra-nazionale. Equivale, cioè, ad un investimento sulla ‘società locale’, sulla sua capacità di intercettare e rielaborare dinamiche e risorse di tipo sia macro sia micro attraverso forme di riflessività situata. Si affaccia al riguardo un tema abbastanza recente, ma già assai discusso entro il dibattito non solo relativo alla protezione sociale e ai livelli di equità: quello del governo dei processi di riforma. La letteratura offre almeno due termini per indicare il complesso di dinamiche e di variabili ricomprese al suo interno, cioè quello di governance e quello di regolazione. Rimane del tutto aperta, ed anzi costituisce uno dei punti più interessanti e controversi da sottoporre ad osservazione, la questione relativa alla natura ‘spontanea’ o ‘riflessiva’ con cui si sviluppano processi di governo locale. Per la loro ampiezza e la loro pervasività rispetto alla qualità della vita, in una fase di forti cambiamenti sia socio-economici sia degli stili di vita, le politiche sociali rappresentano, come ricordato, un importante ambito di interesse per chi voglia verificare la capacità di riflessività e di regolazione di un contesto locale (esse intervengono in ogni ambito della vita quotidiana e, inevitabilmente, influenzano l’azione economica in senso sia collettivo sia individuale). Seguirne le trasformazioni e la capacità di adeguarsi alle nuove sfide richiede l’analisi delle regole esplicite e implicite, formali e informali, delle forme di negoziazione e cooperazione fra i diversi attori – pubblici e privati che concorrono a costruirle, in linea con le posizioni secondo le quali il processo di governance farebbe riferimento agli schemi, cognitivi e strutturali, entro cui agiscono i cittadini, singoli o associati, e i loro rappresentanti. Tali schemi, in cui si ritrovano prassi, regole di base, obblighi reciproci e interdipendenti, appartenenze e culture politiche danno forma alle identità e alle istituzioni della società civile.
2006
Situ-a-zioni. Società locali, azioni e fattori situati
181
194
A. Martelli (2006). Osservare le politiche sociali a livello locale. Meccanismi regolativi e pratiche. ROMA : Aracne.
A. Martelli
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